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14/15. Morte di Saiyd/Morte di Sun e Jin
Sayid arriva sull’isola con un passato che gli ha già portato via tutto. Ironia della sorte, tutto ciò che quest’ultimo crea sull’isola a sua volta viene distrutto.
Perfino la sua identità, quando nel tempio sembra aver perso ogni cenno di umanità. Un’umanità che ritrova tempestivamente quando, nel sottomarino minacciato dalla bomba del “falso Locke”, si fa saltare in aria facendo parzialmente da scudo all’esplosione. Una delle morti meno curate a livello scenico, ma sicuramente tra le più affettive.
Successivamente all’esplosione, il sottomarino comincia a riempirsi d’acqua e Sun rimane incastrata su di una superficie. Jin si impegna per cercare di liberarla, ma il peso dell’acqua ormai alta fa pressione e rende l’impresa impossibile.
Sun, a questo punto, chiede a Jin di andare e di salvarsi prima che l’acqua salga del tutto. Ma Jin fa memorie del passato e le risponde: “Non ti lascio. Non ti lascerò di nuovo.”, prima di stringerle la mano e di annegare insieme in una claustrofobica ed al contempo poetica sequenza.
Sawyer e Juliet, ancora una volta, uno di fronte all’altra.
Il caso agisce perché il momento sia perfetto, ed assieme al distributore Sawyer spegne per sbaglio le luci dell’intera sala d’attesa.
La barretta viene giù dal distributore e Juliet gliela porge. I due si sfiorano. Nessuno dei due sa esattamente cos’ha appena visto, eppure è così terribilmente familiare.
– “Dovremo prendere un caffè qualche volta” esclama lei col solo intento non espresso di avvicinarsi.
– “Sono d’accordo, ma mi è rimasto soltanto un dollaro” risponde affannosamente lui mentre a sua volta accorcia i centimetri che li separano.
Si toccano nuovamente, stavolta per qualche secondo in più. Quanto basta perché Sawyer si ricordi di lei e la chiami per nome. Ma lei è ancora frastornata.
Si abbracciano, ed in un solo lasso di tempo sospeso nell’universo quantistico, i due sono ciò che sarebbero potuti essere mentre rivivono ciò che contemporaneamente sono stati.
Quando le visioni terminano, Juliet è spaesata e flebile, come danneggiata dalla visione della sua morte. La costante che la riporta in equilibrio, in questo caso, sono le parole di Sawyer che stavolta può dirlo affermando il vero:
“Ti tengo. Non ti lascio andare. Ti tengo.”