Arrivata su Netflix il 4 novembre, Love & Anarchy è il secondo prodotto nato dalla collaborazione tra la piattaforma streaming e FLX, che nel 2019 ci aveva presentato la miniserie Quicksand. Se nell’ultima serie tv i toni erano freddi e nell’aria si percepiva il tema centrale di una strage scolastica, in questo caso siamo proprio agli antipodi. I toni sono particolarmente piccanti, e la trama molto particolare.
La serie pur non spiccando in originalità piace, la semplicità dei dialoghi e del contesto ci regala una piacevole visione senza troppo impegno. La chimica tra i protagonisti risulta ben costruita, regalandoci scene d’amore e di nudo integrale che però non sfociano mai nel volgare.
La Trama
Sofie (Ida Engvoll) è una brillante donna in carriera, (apparentemente) felicemente sposate e con due figli. Le viene affidato un nuovo lavoro in una casa editrice, per portare l’azienda alla digitalizzazione. Quasi immediatamente, la donna conosce il tecnico informatico, Max (Björn Mosten), giovane e (davvero tanto) affascinante. Il primo approccio tra i due non è dei più positivi, la donna lo rimprovera e lo allontana. Il punto di inizio di un gioco perverso si verifica quando Max scopre la donna a masturbarsi nel suo ufficio e la fotografa, arrivando a ricattarla: un pranzo insieme e avrebbe eliminato la foto. Max effettivamente elimina la foto, ma la donna, non contenta della fine del “gioco”, gli dona il suo rossetto, con l’intento di riguadagnarselo a tutti i costi.
Questo scambio darà vita a un gioco, inizialmente innocuo, nel quale i protagonisti si sfidano a compiere azioni socialmente negative (urlare contro i colleghi o farsi assumere a lavoro dietro minacce). Le conseguenze però sono dietro l’angolo, e piano piano i due si avvicinano sempre di più, l’innocenza verrà sostituita da un gioco di seduzione che porterà entrambi a compiere azioni e a riflettere sulla loro vita privata.
In Love & Anarchy tutto ha inizio dalla noia
Proprio così, l’evento scatenante che porta alla costruzione di una trama fatta di ricatti e colpi di flirt, è semplicemente la noia. I protagonisti vivono una vita piuttosto monotona, e sono evidentemente insoddisfatti. Sofie, sposata con un uomo che sembra non capirla e soprattutto che la tiene al giunzaglio, è portata a cercare la libertà al di fuori dal nucleo familiare, e la ritrova appunto con Max.
Max, al tempo stesso, vive con i suoi strambi coinquilini, si occupa delle sue piante e ha un pessimo rapporto con la famiglia che lo disprezza e non si preoccupa di lui (se non per fare bella figura con i parenti).
Il rapporto tra i protagonisti evolve in maniera controllata durante le puntate e ci porta a sperare che tra i due succeda qualcosa al più presto. Così quando finalmente l’atteso bacio si verifica ci ritroviamo a sorridere davanti allo schermo, perché di fatto non vedevamo l’ora.
Quando la semplicità ripaga
La serie non vanta sicuramente una caratterizzazione accurata dei personaggi, poco definiti se non per lo stretto necessario. Ciò che evidentemente funziona molto bene però, è la chimica tra i due protagonisti, che ci mostrano l’evoluzione di un rapporto amoroso incentrato sull’attrazione con un crescendo controllato, realistico e per niente forzato.
Nonostante Love & Anarchy si ponga come una commedia romantica incentrata sul rapporto sentimentale e clandestino tra Sofie e Max, anche i personaggi secondari giocano un ruolo di grande importanza: i coinquilini, i colleghi di lavoro e gli amici di famiglia ci regalano momenti ironici ma anche drammatici (dalla finta rapina al datore di lavoro al rapporto tra la figlia di Sofie e il nonno).
Un punto importante da prendere in considerazione è la semplicità e l’arretratezza della casa editrice. La serie è ambientata ai giorni nostri ma i computer sono datati e gli stessi dipendenti sono fin troppo tradizionalisti e arretrati. Sicuramente potrebbe essere una strategia per giustificare ulteriormente la presenza di Sofie e il suo tentativo di digitalizzare l’azienda. Inoltre, gli scontri di quest’ultima con la mente chiusa di alcuni dipendenti risulta ancora più giustificata.
Il conflitto generazionale
Un altro tema evidente è proprio quello del conflitto generazionale. Il personaggio di Sofie è lo specchio di una donna di mezza età, non totalmente soddisfatta dalla sua vita che rincorre il desiderio di sentirsi più giovane, compiendo azioni che non le si addicono, pensiamo a quando si spoglia in piscina davanti ad adulti e ragazzini. Al contrario Max non si gode la sua giovane età, non va alle feste e non fa casini, si occupa delle sue piante come un ottantenne e cerca la stabilità economica. Sono due personaggi opposti rispetto alla generazione che rappresentano e proprio per questo il rapporto tra i due si verifica e funziona.
Love & Anarchy è una serie corta, sono solo otto puntate di mezz’ora, e molti di noi hanno già fatto binge watching. La sua semplicità ripaga, aggiudicandosi senza dubbio il consenso del pubblico. Inoltre è una serie spregiudicata che mette i rapporti sentimentali nero su bianco, nonostante qualche situazione ai limiti dell’assurdo (quando Max si presenta nudo alla foto di famiglia). Una nota di merito va anche agli attori, in particolare al giovane ed emergente Björn Mosten, attore 23enne svedese che grazie alla serie sta ottenendo una grande visibilità.
Il meccanismo di Love & Anarchy è intelligente ed efficace, il ribaltamento del classico stereotipo dell’uomo di potere e della donna succube e innamorata permette alla serie di non sprofondare nel già visto, risultando anche particolarmente godibile. L’autrice Lisa Langseth dovrà inventarsi qualcosa di nuovo, lo stesso meccanismo che ci ha fatto innamorare potrebbe risultare banale.
Chi ha concluso la prima stagione si starà sicuramente domandando: ce ne sarà un’altra? Attualmente Netflix non ha confermato il rinnovo della serie ma non ha neanche ufficializzato la sua cancellazione.
Quel che è certo però è che, se la vicenda è nata dalla noia dei due protagonisti, noi di certo non ci siamo annoiati neanche un secondo.