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I 5 episodi più belli di Love, Death & Robots

Love Death & Robots
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Il 15 marzo 2019 Netflix ha dato alla luce una bella chicca di animazione dal nome Love, Death & Robots. La serie antologica composta da 18 cortometraggi, di una durata minima di 7 minuti a una massima di 17,ha conquistato fin dal suo esordio il cuore degli spettatori, amanti o novelli dell’animazione.

I temi trattati sono i più disparati ma come ci suggerisce il titolo i filoni fondamentali dell’intera stagione sono appunto: l’amore, la morte e i robots, che in un modo o nell’altro si intersecano tra di loro in quasi tutti gli episodi.

I generi toccati risultano anch’essi differenti: si passa da puntate comedy ad altre drammatiche, passando addirittura per l’horror. Ogni episodio inoltre presenta un tipo di animazione differente, tale da rendere ancora più interessante questo piccolo esperimento antologico, che di certo sta già raccogliendo i suoi frutti.

Love, Death & Robots è unica nel suo genere.

Anche facendo un salto indietro tra i propri ricordi sfido chiunque a trovare qualcosa di vagamente simile e con una qualità tanto elevata. Sarà forse lo zampino del suo produttore e noto regista David Fincher? Quel che è certo è che cercare cinque episodi più belli di altri è stato difficile. Non ci sono puntate di serie A e puntate di serie B, ogni storia ci fa presagire un seguito, lasciandoci con l’amaro in bocca anche solo dopo sei minuti di visione.

Ogni episodio ha questa straordinaria capacità di portarci a riflettere a lungo su quanto appena visto, uno slancio di pochi minuti in grado di creare una culla per la nostra introspezione.

Questo è Love, Death & Robots, e queste sono le puntate che forse più di altre ci hanno guidati in questo viaggio onirico tra i nostri sentimenti.

1) Zima Blue

Love Death & Robots
Zima Blue

In 10 semplici minuti Zima Blue riesce a catapultare lo spettatore in un viaggio alla ricerca della perfezione più assoluta dove il culto del minimalismo e la purezza fanno da padroni.

Zima Blue è un pittore che dopo anni di silenzio decide di contattare volontariamente una giornalista per rendere lei e l’intero mondo spettatori della sua ultima opera.

Il robot che si pensa umano o l’umano che si pensa robot.

Zima Blue è un robot che crea arte e si fa esso stesso arte. Un omaggio all’arte performativa che si conclude con il raggiungimento di quel minimalismo esasperato e infinitamente cercato.

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