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Love, Death & Robots – La Testimone ci regala una nuova, tragica idea di destino

Love, Death & robots
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Mentre guardavamo La Testimone, uno degli episodi più belli di Love, Death & Robots, e ci sentivamo al contempo estasiati e angosciati da una grafica tanto bella, quanto – volutamente – disturbante, una storia antica, impressa indelebilmente nella memoria collettiva, si faceva largo in noi. Una storia che ha dato nome a un complesso che, secondo Freud perlomeno, abbiamo attraversato tutti. Una storia che ha insegnato all’intero Occidente l’ineluttabilità del destino.

Love, Death & Robots

La caratteristica comune agli eroi greci, così ci insegnavano tra i banchi di scuola, è la capacità di accettare il proprio destino. E la storia di Edipo ci aiuta a comprendere bene a quale tragedia si rischia di andare incontro cercando di scappare da esso.

Laio e Giocasta sono il re e la regina di Tebe e un oracolo (dannati oracoli greci!) ha detto loro della terribile sorte che li attende: metteranno al mondo un figlio che ucciderà il padre e giacerà con la madre. Sconvolti dal tremendo vaticinio, una volta divenuti genitori, i due affidano il neonato Edipo a un servo, con l’ordine di ucciderlo. Mosso a pietà, il servo abbandona il bambino sul Monte Citerone dove lo troverà un pastore che lo affiderà a Polibo, re di Corinto, il quale lo alleva come un figlio. Una volta cresciuto, anche il giovane Edipo si recherà dall’oracolo di Delfi scoprendo il suo triste destino: ucciderà suo padre e sposerà sua madre. Inorridito a sua volta, e convinto di essere figlio dei regnanti di Corinto, Edipo si allontana dalla città. Lungo la via incontra Laio (il suo vero padre) e, ignaro della parentela, lo uccide per motivi del tutto futili. Nel frattempo Tebe è funestata dalla Sfinge che pone indovinelli agli avventori e divora coloro che non sanno rispondere. Edipo risolve l’enigma e così diventa re della città al posto dell’ormai defunto Laio e si sposa – sempre inconsapevole – con sua madre Giocasta. Ci fa dei figli e, una volta venuto a conoscenza dell’orrida verità, si acceca.

C’è una bellissima scena dell’Edipo Re di Pier Paolo Pasolini che rende bene il senso dell’ineluttabilità del destino edipico. Il giovane sta scappando da Corinto (e, almeno crede, dal suo destino) verso Tebe (ove risiede, per vero, il suo destino) e non sa quale strada imboccare, così si copre gli occhi con le mani, come a predire la sua futura sorte di cecità, e inizia a girare su se stesso. Quando si ferma dal vorticoso girotondo, toglie le mani dagli occhi e imbocca la strada che gli si para davanti. Come a dire: è già tutto scritto, il caso non esiste, è a Tebe che devi andare.

Love, Death & Robots

A questo punto vi starete chiedendo dove voglia andare a parare e cosa abbia a che vedere questo con la puntata di Love, Death & Robots. Forse è una visione un po’ ardita, ma ci sentiamo comunque di dire che La Testimone rappresenta una sorta di superamento, passaggio ulteriore, all’idea di destino – e della sua ineluttabilità – della tragedia edipica. La protagonista (che è prima di tutto una donna, o il corpo di una donna, senza nome e altamente erotico) assiste dalla finestra a un omicidio: il suo.

Viene tuttavia vista dall’assassino. Da questo momento inizia una folle corsa circolare, nel distopico e laccato dedalo della città, di questi due. Finiscono per incontrarsi ed entrambi sembrano voler evitare l’omicidio. A questo punto lo spettatore rivede la scena iniziale, ma stavolta è morto l’uomo e l’assassina è la donna, la quale, ancora sporca di sangue, si volge verso la finestra. Qualcuno, da un’altra finestra, la guarda spaventato: è l’uomo.

Insomma, una trama che è indubbiamente più facile da vedersi che da raccontarsi e che ci ha lasciati frastornati alla fine della visione. In essa confluisce l’idea di destino ineluttabile, una sorta di eterno ritorno di nietzschiana memoria e qualcosa che rimane inafferrabile. Vittima e assassino si scambiano i ruoli, sembra, per un tempo infinito. In un ciclico ripetersi di violenza. Vittima e carnefice si identificano, si guardano, si spiano e si ammazzano, in quello che sembra il più atroce dei contrappassi che l’eternità possa regalare all’immaginazione.

Love, Death & Robots, con La Testimone, ci sta suggerendo qualcosa che principia da Sofocle e arriva, come una punta di coltello, dritto nel cuore della contemporaneità: il destino è ineluttabile, sì, ma questo lo sapevamo già. Quel che La Testimone ci dice di nuovo e che dovremmo ascoltare è ancor più devastante nella sua potenza concettuale: il nostro destino sono gli altri. Che siano artefici o testimoni, non cambia. Noi siamo gli altri.

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