Quando tua figlia ti dice che le sue amiche vogliono travestirsi da te ad Halloween, beh… forse non sei proprio la mamma dell’anno. È questo il caso di Candy Montgomery, protagonista di Love & Death, miniserie basata sulla storia vera di una casalinga texana accusata dell’omicidio della sua amica Betty Gore, nel 1980. Tra l’altro si può parlare di un caso di nomen omen perché, per un assurdo scherzo del destino, “Gore” vuol dire proprio sangue. Ma andiamo con ordine.
Intanto cerchiamo di capire perché Love & Death è effettivamente la miniserie più (immeritatamente) trascurata della corrente True Crime
C’è anzitutto una netta differenza con le altre serie del medesimo genere come Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi, Marta – Il delitto della Sapienza o Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer. Queste, decisamente più conosciute e apprezzate, non hanno pagato la maledizione mediatica di Love & Death. Una serie che non è riuscita ad emergere, soprattutto in Italia. Le motivazioni che mi sono dato? Sono principalmente due.
1) La piattaforma di distribuzione
In Italia la serie è stata distribuita su TIMvision. Sicuramente ciò non ha giovato alla sua popolarità, essendo quest’ultima una piattaforma “meno in mostra” di Netflix e Prime Video in termini di promozione dei contenuti. Un sorta di effetto collaterale, non certamente una scelta deliberata costruita sulla scarsa ambizione alla serie. Per quanto sia un catalogo molto valorizzato, infatti, è un dato di fatto che non goda dello stesso peso mediatico delle big sopra citate.
2) Sensazione di déjà vu
La fama della serie è stata minata anche dalla scelta di voler reinterpretare un evento storico dal quale già l’anno precedente era stata tratta una miniserie. Nel 2022 infatti uscì Candy – Morte in Texas, che raccontava sempre gli eventi avvenuti a Wylie nel 1980. Certo, le due miniserie usano narrazioni diverse (in Candy fabula e intreccio non coincidono, mentre Love & Death racconta la storia in ordine cronologico). Eppure, probabilmente, la sensazione di déjà vu deve aver sfiorato la mente di numerosi spettatori, che quindi non hanno dato neanche una chance alla serie con Elizabeth Olsen.
Anche in patria la serie non è riuscita a sfondare. Rotten Tomatoes riporta il 62% delle recensioni professionali positive, con un voto medio di 6,50 su 10 basato su 50 critiche. Il consenso critico del sito web è chiaro. «Una formidabile Elizabeth Olsen da a Love & Death un po’ di vita. Ma questa rivisitazione ripetuta di un raccapricciante omicidio aggiunge poco per distinguersi da altre storie vere». Metacritic ha assegnato un punteggio di 62 su 100 basato su 21 recensioni, indicando “recensioni generalmente favorevoli”. Certo, non è esente da difetti, anzi partiamo proprio da quelli per parlarne a tutto tondo.
Innanzitutto, se si vuole essere molto scrupolosi, sicuramente il cast di Love & Death non rispecchia in modo accurato le persone reali della vicenda. In questa cosa Candy, invece, fa decisamente meglio.
Altra pecca è lo svolgimento finale. Siccome (MEGA SPOILER ALERT!) alla fine del processo Candy Montgomery venne dichiarata non colpevole, non avrà mai ripercussioni per quello che ha fatto. Gli eventi reali, naturalmente, hanno avuto tutt’altro epilogo. Una rivisitazione che ha fatto indubbiamente chiacchierare molto, e che porge i suoi dubbi rispetto al fatto che un’opera (seppur “romanzata”) di tale evento possa discostarsi in questo modo dai fatti.
Ma cosa ha portato a questo cruento omicidio? Quale fu il movente che scatenò lo scontro dalla quale Betty Gore uscì vittima? La risposta è la passione e il desiderio sessuale (elemento importante della trama). Galeotta fu la pallavolo, perché è durante una partita tra squadre di chiese diverse che, scontrandosi con Allan Gore, la Montgomery inizia ad essere presa da un desiderio irrefrenabile. Il desiderio ci viene proposto come uno degli aspetti cardine della serie, anche attraverso la poesia letta dalla protagonista nella prima puntata.
Ma come viene ritratta quindi Candy Montgomery?
A differenza della Candy di Jessica Biel, che aveva una caratterizzazione maggiormente fredda. Più tendente alla disumanizzazione e al distacco dello spettatore, la Olsen si cala nei panni di una donna la cui vita inizia a starle stretta. Questa Candy si rende conto di essere insoddisfatta del suo matrimonio privo di passione e inizia a farsi strada in lei il desiderio di fare un qualcosa di proibito. Lei stessa affermerà che correre dei rischi è nella natura umana.
La presenza della chiesa metodista è molto importante
C’è un rapporto stretto con la religione e con l’istituzione del matrimonio. Ad esempio, quando il pastore Ponder annuncia il divorzio, Candy inizia a chiedersi se meriterebbe di più. Numerose sono le tematiche: l’andare oltre i ruoli di genere, sviscerando il piacere sessuale. La comprensione non totale verso la depressione post partum. Ma anche l’importanza data alle opinioni esterne (e qui è fondamentale la sigla della serie Don’t let me be misunderstood). O ancora, le conseguenze della noia e i suoi diversivi, quindi il sesso e i guai che ne derivano. E allora per l’efferata Candy, oltre a doversi lavare per mandar via l’odore dell’amante, a volte finisce per lavarsi anche per mandar via quello del sangue (nella scena che chiude la prima puntata che richiama la famosissima scena dell’omicidio in doccia di Psyco).
Sia Candy che Betty sono infelici, ma è nella loro reazione alla frustrazione che sta la differenza. Una storia reale, un omicidio cruento, un processo coinvolgente, un’ottima attenzione alla psiche del killer. Questa è la storia che racconta Love & Death.
In Love & Death si può trovare tutto ciò che ci si aspetterebbe da una serie true crime di livello, grazie soprattutto ad Elizabeth Olsen. Un’attrice che riesce a sorreggere quasi da sola lo show.