Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler su Love
Love è una serie scritta per Netflix da Judd Apatow, Paul Rust e Lesley Arfin ed è una serie che parla, per l’appunto, di amore. Dell’amore quello vero, imperfetto, incasinato, passionale e anche monotono. Il bello della serie è che riesce in qualche modo a prendere tutti questi difetti e a renderli delle risorse, qualcosa grazie alla quale crescere. Love si è conclusa, nel 2018, con la terza stagione e i suoi autori hanno annunciato e confermato che non ci sarà una quarta stagione e che la serie si conclude con la terza. Il che è stato motivo di un grande sospiro di sollievo per i suoi fan soprattutto perché il finale della terza stagione chiudeva un cerchio che sarebbe stato davvero inutile riaprire e che sarebbe risultato piuttosto forzato. Love, insomma, racconta l’amore e lo fa in modo innovativo, coinvolgendo varie sfere dell’animo umano e introducendo una grande varietà di emozioni; i due protagonisti, Gus (Paul Rust) e Mickey (Gillian Jacobs), hanno un continuo incontro-scontro tra loro che li porta a conoscersi in primis in quanto individualità separate e solo in secondo luogo come coppia. Uno dei punti di forza di Love, infatti, è l’originale modo di affrontare la relazione amorosa che si delinea come una sorta di esercizio di vita cui ognuno di noi si deve sottoporre per imparare a conoscersi.
Il presupposto di base di Love, oltre all’amore, è la difficoltà di affrontarlo a trent’anni. Gus e Mickey sono due anime perdute che non hanno ancora trovato il loro posto nel mondo e che fanno di tutto per realizzarsi come persone. Mickey ha problemi con l’alcol e con il suo ex, mentre Gus ha appena lasciato la sua ragazza che lo ha tradito e si ritrova in un condominio pieno di persone singolari cui pensa, almeno inizialmente, di non appartenere. I due si incontrano per caso, come succede spesso nella vita e dal loro incontro casuale nasce un rapporto che non si definisce da subito ma che, piano piano, troverà la sua strada. I personaggi di Love, protagonisti e non, mettono in scena la quotidianità dell’amore a trent’anni e lo rendono ironico nella giusta maniera, funzionale ad empatizzare con loro. L’amore che Gus e Mickey portano avanti è, infatti, un amore vero e realistico che non ha bisogno di essere drammatizzato per essere spettacolare. Le stranezze che rendono i due persone uniche diventano delle caratteristiche fondamentali per far sì che possano andare d’accordo tra loro; i difetti diventano funzionali alla coppia e servono ad unire più che a dividere.
L’equilibrio che si crea tra le imperfezioni dei due fa assumere a Love una connotazione davvero diversa rispetto ad altre serie sul tema. Love riesce a interpretare le relazioni in modo unico: Gus e Mickey si completano a vicenda e soprattutto si studiano a vicenda per l’intera durata delle tre stagioni. Il loro studiarsi è funzionale a comprendere la loro vita, il loro modo di affrontare gli ostacoli, il loro modo di sopravvivere. Infatti, i due sembrano sopravvivere insieme più che limitarsi a vivere insieme e questo fa di loro una coppia solida. I protagonisti imparano col tempo ad accettare le proprie caratteristiche e allo stesso modo ad accettare quelle dell’altro. Per questo è una storia d’amore vera: non si ferma al colpo di fulmine, che il più delle volte nella vita non accade, ma si evolve creando una narrazione realistica e allo stesso tempo molto intima che fa riflettere su quale sia il vero significato dell’amore. Due persone particolarissime, incasinate e piene di difetti ci insegnano ad amare e a farlo in maniera sincera. La loro storia d’amore non risulta mai scontata e arriva ad una naturale evoluzione dovuta soprattutto all’impegno dei due, alla dedizione che ci mettono, alla messa in gioco delle loro emozioni.
La complicità che si crea tra Gus e Mickey ci fa sognare e allo stesso tempo di fa capire quanto possa essere difficile affrontare problemi personali e renderli di coppia. Love riesce in questo compito soprattutto grazie alla grande caratterizzazione dei personaggi, dai protagonisti ai secondari. Tutti i ragazzi di Love affrontano ostacoli diversi e ognuno di loro ha un’individualità ben specifica che lo rende interessante. L’amore non è affrontato solo attraverso Gus e Mickey ma è delineato da tante sfaccettature diverse, che vedono protagonisti anche i personaggi più secondari. Bertie e Randy, ad esempio, hanno un rapporto strano e poco congeniale all’inizio ma che si trasforma col tempo in qualcosa di dolce e meno complicato di quanto possa sembrare. E non c’è solo l’amore: i vicini di Gus, una coppia d’amici storici che vivono insieme da una vita e che si completano come fossero anime affini, ci racconta di come l’amore può passare anche da relazioni d’amicizia e talvolta sia anche più grande e incommensurato. Ogni personaggio in Love è un weirdo, e ogni personaggio cerca la sua strada. Il bello della serie è che ognuno di loro ce la fa e ce la fa a suo modo, senza rimanere incastrato in convenzioni sociali o dettami rigidi.
Uno dei punti forti della serie è senz’altro il coraggio di affrontare un tema come il cambiamento. Una relazione duratura può essere messa a rischio dal fattore monotonia e può subire delle rotture a causa dell’elemento abitudine. Gus e Mickey, nelle loro vite e in quella di coppia, affrontano più volte fasi del genere e, anche in questo caso, dimostrano di saper affrontare uno scoglio simile. Il cambiamento viene raccontato come qualcosa di normale, viene reso tangibile e non astratto. I due non si limitano a voler cambiare o ad accorgersi della necessità di un cambiamento, ma attraverso i fatti reagiscono ai cambiamenti che la vita pone loro davanti. Perché non sempre siamo noi a decidere quando e cosa cambiare, e spesso siamo noi a dover fare i conti con ciò che ci viene dato. Gus e Mickey prendono ogni dettaglio di ogni cambiamento che accade loro e lo modellano sui propri corpi, subendone anche spesso le ferite che comporta. Ed è in quel momento che non sono più due semplici strambi che hanno imparato a vivere insieme ma diventano due adulti che, seppur con le loro stranezze, vanno avanti nonostante tutto. La lotta continua che i due combattono nei confronti dell’amore si tramuta in convivenza con le proprie contraddizioni. Il sentimento di rivalsa nei confronti della vita diventa accettazione di essa. Insomma, Mickey e Gus ci insegnano a non mollare la presa, soprattutto quando c’è del vero interesse in qualcosa o in qualcuno. Perché il destino non esiste, o almeno non come siamo abituati a raccontarci, e le occasioni vano create e di conseguenza affrontate.
Se il presupposto di Love era una storia d’amore tra due persone tanto particolari, nel finale ci rendiamo conto che lo è ancora ma anche che diventa una storia d’amore tra due persone bizzarre che sono felici di esserlo. Oltre alla tematica dell’amore, Love ci spiega anche come le proprie contraddizioni siano qualcosa di normale, qualcosa con cui bisogna imparare a fare i conti. E allora, a questo punto, l’amore non è più solo quello romantico ma è quello dei rapporti di amicizia, è quello per sé stessi, per il proprio lavoro, per il cambiamento e per la propria realizzazione. E le stranezze con cui spesso ci definiamo non sono ostacoli, bensì armi con cui poter combattere l’incessante e infinta lotta contro noi stessi. Gus e Mickey si fanno portavoce di una generazione che sa bene cosa significhi l’amore ma che spesso non sa riconoscerlo. E Love decide di spiegarglielo: sembra dirci che l’amore non è altro che un sentimento e in quanto tale può essere bellissimo e dolorosissimo allo stesso tempo ma alla fine, nonostante tutto, vale sempre la pena viverlo.