Ho scoperto Lovesick per puro caso un pomeriggio che cazzeggiavo su Netflix (qui la nostra esperienza). All’improvviso mi è apparso il trailer della terza stagione e sono rimasta folgorata. La trama mi ha incuriosito e la presenza di Antonia Thomas ha fatto il resto. Non sono ipocrita, un’attrice (o un attore) che adoro è un’ottima motivazione per iniziare una Serie Tv. Cosa che non significa necessariamente che la Serie Tv in questione sarà un capolavoro – anzi, ho visto trashate allucinanti grazie ad attori che amo! – ma che almeno vedrò un viso familiare se la Serie non dovesse piacermi.
Ma non è stato questo il caso di Lovesick, anzi! Ero innamorata già dopo due puntate, forse anche prima.
E non perché sia originalissima – ammettiamolo, alla fin fine è un po’ la solita solfa: un gruppo di amici con problemi relazionali, molta affinità, che si innamorano spesso e volentieri tra di loro; inoltre anche la malattia sessuale come scusa per fare un tuffo nel passato è già vista – ma perché è capace di raccontare una storia e tenerci incollati allo schermo. E, gran parte del suo successo, Lovesick lo deve proprio alla struttura che caratterizza gli episodi: 2-3 minuti all’inizio di storia al presente, quando Dylan ha la clamidia e deve contattare le sue ex, poi flashback sulla ex in questione, e altri 2-3 minuti al presente in cui si porta avanti la storia.
Perché i flashback ci aiutano a capire il presente. E, a tal proposito, è stata molto intelligente la scelta di non andare in ordine cronologico nei flashback, ma di farli seguire invece l’evoluzione della storia nel presente. Cosa che è stata possibile ottenere facendo contattare a Dylan le proprie ex non in ordine cronologico, ma alfabetico.
E forse dipende proprio dal cambio di struttura il calo della terza stagione.
Personalmente, ammetto di non averlo notato molto questo calo, ma dai commenti che ho letto in giro mi sono accorta che c’era scontento. E posso capire il perché.
Lovesick ci aveva abituati a un certo ritmo e poi l’ha sballato. È come se stiamo ascoltando un lento e, all’improvviso, questo muta in un rock ’n’ roll. Ci sentiamo spiazzati, forse persino traditi. Ed è proprio questo che è successo con questa terza stagione. Perché la verità è che il ritmo andava sballato. Ragioniamoci un attimo insieme. Quante ex può aver avuto Dylan? Venti? Trenta? Cinquanta? La lista che ci hanno mostrato fin dall’inizio non era molto lunga, quindi magari opterei per venti-trenta.
Bene, questo significa 20-30 puntate al massimo e poi si chiude la baracca. 20-30 episodi con la stessa struttura, quindi uguali, e poi si chiude. Non può andare avanti in eterno questo tipo di Serie. Non è NCIS, che va avanti da millemila anni con la stessa struttura. I crime possono farlo. Le sitcom e le altre Serie Tv ci riescono più difficilmente. E, se proprio vogliamo mettere i puntini sulle “i”, sta diventando difficile anche per i crime andare sempre nella stessa direzione. Non a caso, i nuovi crime in circolazione sono, spesso, molto diversi da NCIS o da Castle, e più simili invece a un True Detective. La verità è che il modo di fruire le Serie Tv sta cambiando (anche grazie a Netflix e allo streaming più in generale). Infatti, quando si deve necessariamente guardare un solo episodio a settimana, gli episodi autoconclusivi sono l’ideale. Non richiedono troppo sforzo, se saltiamo un episodio per cause di forza maggiore non siamo costretti a recuperarlo in tutta fretta, e non perdiamo mai il filo.
Lo streaming, invece, ci permette di fruire di un’intera stagione (a volte, anche un’intera Serie, se questa è finita) tutta insieme. E in questo caso, le puntate autoconclusive possono essere, invece, controproducenti, perché non abbiamo tensione ed è proprio la tensione a spingerci a continuare a guardare la Serie.
Lovesick è stata pensata per essere una Serie Tv da guardare settimanalmente.
Pur prodotta da Netflix, infatti, non è stata pensata per Netflix, ma per Channel 4, l’innovativa rete televisiva britannica. Solo dopo la prima stagione Netflix l’ha comprata (cambiandone anche, fortunatamente, il titolo: quello originale era Scrotal Recall!!). Quindi, probabilmente, lo showrunner di Lovesick Tom Edge ha anche cercato di adattare il suo format alla realtà di Netflix. C’è riuscito? Quasi. Probabilmente avrebbe avuto bisogno di più episodi, probabilmente avrebbe dovuto rendere il cambio di format più graduale. Perché è spiazzante, specie se – come ho fatto io – lo si maratona. O invece, avrebbe dovuto addirittura renderlo più netto.
La terza stagione non è brutta, anzi ha un suo perché. E, soprattutto, finalmente va un po’ più avanti con la storia. Finalmente ci immerge dentro, senza più riferirsi solo al passato, finalmente ci lascia entrare nel vivo. E, forse, proprio per questo, continuare ad andare avanti e indietro nel tempo non è più così utile, anzi è diventato addirittura controproducente. Meglio, forse, se il tutto fosse stato più diretto, senza l’utilizzo dell’espediente del flashback. Anche perché ormai conosciamo i personaggi e non c’è più alcun passato su cui investigare. O meglio, magari c’è, ma non è funzionale alla storia. (E ve lo dice una che AMA gli sbalzi temporali, ma devono avere un senso!)
Poi i punti di forza questa stagione, come ho già accennato, ci sono. Ad esempio, l’evoluzione della storia tra Dylan e Abigail, l’approfondimento del personaggio di Abigail – si vede che sono innamorata del personaggio di Abigail?? – così come di quello di Luke, la risoluzione della tensione tra Evie e Dylan con la relativa spada di Damocle che pende su di loro e la domanda che ha scatenato: saranno endgame? Dylan riuscirà a non rovinare tutto?
Insomma, la terza stagione è sottotono, ma non tutto è da buttare.
Personalmente la considero un po’ una stagione di passaggio e attendo con ansia la quarta, sperando che la struttura di questa stagione sia più definita.