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Lucifer è sopravvalutata?

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C’è chi la ama e c’è chi la detesta. Lucifer è una serie che divide moltissimo il pubblico. Ma la vera domanda è: tirando le somme, è considerabile davvero una serie sopravvalutata? La risposta non è semplice come si pensa. Prima di tutto, vanno considerati i presupposti da cui parte e il concept di base. Di certo, l’idea del diavolo che decide di prendersi una vacanza e di soggiornare nientemeno che a Los Angeles, “la città degli angeli”, è vincente e conquista. Il pubblico ama l’idea di un diavolo “umanizzato”, soggetto agli stessi vizi e passioni degli uomini. D’altronde, fin dalla notte dei tempi la letteratura ha voluto associare a creature divine i difetti e i sentimenti umani, quasi come per volerli sentire più vicini a noi. Basti pensare all’Iliade o all’Odissea, nelle quali gli dèi hanno simpatie ed antipatie esattamente come noi e si divertono a “giocare” con i destini dei personaggi, allo stesso modo di bambini capricciosi.

E Lucifer altro non è che una creatura divina: suo padre è Dio e lui è il principe dell’Inferno. Almeno fino a che non si stanca e decide di lasciare il suo trono per andare a divertirsi sulla Terra. Ma, a differenza delle divinità omeriche, Lucifer decide di colpo di usare i suoi poteri per fare del bene, per aiutare gli uomini. Ed ecco che la situazione si ribalta completamente: se Zeus e gli altri sono creature capricciose e spesso crudeli, anche se gli uomini rivolgono a loro preghiere e contano sempre sul loro aiuto, Lucifer inaspettatamente vuole aiutare l’umanità, andando contro la credenza secondo la quale il diavolo è il male allo stato puro.

Lucifer

A questo si aggiunge l’amore che comincia inaspettatamente a provare per una fragile umana: la detective Chloe, la quale sembra immune ai suoi poteri e lo rende pericolosamente vulnerabile.

Anche la storia d’amore (a lungo non corrisposto) fra un essere divino e un’umana risulta vincente

Già di base, le storie d’amore tormentate piacciono e appassionano il pubblico, figuriamoci se si tratta di un amore fra due esseri così diversi per natura. Inoltre, ricorre sempre la tematica della divinità che si rende più umana e accessibile, unita all’idea di amore inteso come una forza potentissima che rende vulnerabile chiunque colpisca, tema che ricorre molto spesso nella letteratura e al cinema.

A tutto questo bisognerebbe aggiungere anche una riflessione relativa alla figura di Lucifero e al suo rapporto con Dio

Lucifer

Più volte nella serie si riflette sull’idea di Lucifero da intendere non come il Figlio Ribelle, colui che è stato condannato ad essere Signore dell’Inferno per la sua crudeltà. Ma, piuttosto, si prende in considerazione l’idea che il diavolo sia in realtà il Figlio Prediletto, l’unico abbastanza saggio e forte da poter sopportare un così arduo compito per l’eternità. O ancora: si riflette sul concetto di anima, sul dolore che può provare un demone come Maze rendendosi conto di non poterla possedere e di non essere in grado, forse, di provare reali sentimenti.

Insomma, Lucifer mette tanta, forse troppa, carne al fuoco

Tematiche di questo tipo, così profonde e impegnative, avrebbero forse meritato una trattazione più approfondita. La serie preferisce invece dedicarsi alle crime story dando spazio maggiore a tutta quella dimensione ironica, leggera e umoristica che tanto intrattiene e diverte lo spettatore. E da una parte è un vero peccato, perché sarebbe stato interessante esplorare ulteriormente degli argomenti così importanti e profondi, che di fatto costituivano il maggiore potenziale dello show.

lucifer quinsta stagione

Non dimentichiamo poi una cosa fondamentale: il personaggio di Lucifer Morningstar compare per la prima volta come spalla nella serie di fumetti Sandman, scaturita dalla geniale mente di Neil Gaiman. Lo scrittore è letteralmente una fucina di idee e i suoi personaggi hanno ispirato altre serie tv di successo, come American Gods e Good Omens, anch’essa incentrata su angeli, demoni e il loro rapporto con la Terra. Un personaggio di questo tipo, dunque, è già superbamente scritto e parte da presupposti eccezionali. Non che il Lucifer di Tom Ellis non sia splendido, ma, appunto, forse ci si è soffermati troppo sulla sua dimensione più ironica e brillante, a scapito di un’indagine psicologica più approfondita che avrebbe reso maggiore giustizia al personaggio.

E qui si arriva ad un altro quesito fondamentale: Lucifer sarebbe stato lo stesso senza Tom Ellis?

Per quanto alcuni personaggi, come Amenadiel e Maze siano particolarmente azzeccati, scompaiono un po’ tutti davanti all’eccezionale carisma di Tom Ellis che, di fatto, più volte conduce un One Man Show: non solo l’attore è perfettamente calato nella parte e possiede un fascino e un carisma indiscutibili, ma è anche un grande intrattenitore. Memorabili sono le scene in cui suona il pianoforte e canta proponendoci la sua personale interpretazione di classici come Sinnerman di Nina Simone. E Tom Ellis è talmente “giusto” per il ruolo, così indissolubilmente legato al suo personaggio, che ci si domanda più volte se Lucifer avrebbe avuto lo stesso successo con un altro attore, magari meno carismatico.

Lucifer

Le serie, d’altronde, non sono fatte solo di attori, ma anche di sceneggiatura, regia, colonna sonora. Questi aspetti sono molto curati all’interno della serie e indubbiamente si tratta di un prodotto che ha raccolto molti consensi. Però, proprio perché è così accattivante per il pubblico, il rischio è che Lucifer venga sopravvalutata dai fan: molti infatti la esaltano quasi come un capolavoro. Ma, così come i detrattori tendono ad affossarla troppo, ignorandone le molteplici qualità, gli ammiratori esagerano nell’altro senso e non si soffermano a riflettere sul fatto che per molti versi, malgrado la qualità, Lucifer rimane una grande occasione mancata.

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