Dopo sei stagioni, un salvataggio da parte di Netflix e rinnovi a sorpresa, Lucifer si è conclusa con un finale che ha soddisfatto gli spettatori per molti versi, ma che ha anche lasciato delle perplessità. Tra i punti di forza dello show sicuramente spicca la performance di Tom Ellis, attore protagonista che ha saputo mostrare tutte le sfaccettature di un personaggio così complesso come Lucifer. Anche per quanto riguarda i personaggi secondari, abbiamo assistito a evoluzioni soddisfacenti come quella di Ella Lopez, che da figura marginale e stereotipata è diventata un personaggio a tutto tondo ben più variegato del previsto o come Chloe, che si è lasciata alle spalle la freddezza che la contraddistingueva nelle prime stagioni, imparando a dar voce alle proprie emozioni. Purtroppo, però, ci sono anche dei casi in cui i personaggi, anziché raggiungere uno stadio di profondità e completezza più ampio, sono regrediti al ruolo di comparse buttate in mezzo alla narrazione in maniera sporadica fino a quasi scomparire: stiamo parlando di Trixie Espinoza, la figlia di Daniel e Chloe.
Ripercorriamo le tracce di Trixie nel corso delle sei stagioni di Lucifer per analizzare le potenzialità del personaggio viste all’inizio e l’indegno modo in cui non sono state fatte emergere in superficie.
Ci sono molti motivi per i quali Beatrice Espinoza, meglio conosciuta come Trixie, sarebbe potuto essere un personaggio fondamentale nella serie. Il primo è il più lampante: Trixie è una bambina. All’interno di un cast adulto, popolato da demoni, angeli e persone che hanno oltrepassato da un bel pezzo l’età adolescenziale, la figlia di Chloe e Dan non passa di certo inosservata. Rappresenta uno stacco, un contrasto con questo mondo adulto e ultraterreno: lei è immagine di innocenza, di semplicità. È solare, divertente, colpisce subito con il suo modo schietto e diretto di comunicare. Guardando tutto con i suoi occhi da bambina, restituisce allo spettatore un punto di vista fresco e ingenuo, spesso perfino più efficace di quello adulto.
Oltretutto, Trixie è figlia di due delle figure più importanti dello show: Chloe Decker, interesse amoroso di Lucifer e, di fatto, protagonista femminile dello show, e Daniel Espinoza, ex marito di Chloe, personaggio fondamentale spesso visto in confronto al protagonista, per mostrare il contrasto tra esistenza umana ed esistenza divina. La centralità del personaggio di Trixie, dunque, è anche anagrafica. Lo spettatore che si ritrova a guardare la prima stagione della serie, con queste premesse, immagina che la bambina possa essere fulcro di molte azioni o quantomeno parte integrante della narrazione. Perché come si potrebbe accantonare la figlia di due personaggi centrali? La sua presenza dovrebbe essere quasi scontata. Eppure, non è sempre così.
Agli inizi, Trixie sembra avere il ruolo che merita e stuzzica l’attenzione del pubblico grazie a molti particolari che la rendono un personaggio interessante. Il primo elemento di curiosità e sorpresa è la facilità con cui la bambina fa amicizia con Lucifer. Per chi, nei primi episodi, non è ancora abituato all’idea che il diavolo cammini per le strade di Los Angeles e non ha ancora capito che il protagonista è ben lontano dall’essere ciò che è il demonio nell’immaginario collettivo, la vicinanza tra i due può sembrare molto strana. Eppure, Trixie è molto tranquilla in presenza di Lucifer. Lo vede come un uomo simpatico e stravagante, nota i lati più buoni di lui, lati che Lucifer stesso ancora non conosce.
Lucifer, infatti, si sente a disagio con Trixie.
Se Trixie prende subito in simpatia il diavolo, non si può dire lo stesso del contrario: Lucifer non è abituato a relazionarsi con una bambina e trova la figlia di Chloe fastidiosa. Questo è dovuto, probabilmente, al fatto che lei riesca a cogliere aspetti del suo carattere che lui rinnega o con cui ancora non si è scontrato. Trixie fa mettere il protagonista davanti a uno specchio e gli mostra come la semplicità e la sobrietà possano essere la strada giusta da intraprendere. Lucifer, in un certo senso, deve prendere le misure con la bambina. Ma quando lo fa, ci regala una delle storie di amicizia più simpatiche e impreviste della televisione.
Il merito di Trixie è proprio quello di farsi volere bene: dal diavolo, ma anche dallo spettatore. Ci vuole davvero poco per provare tenerezza con lei. Un’altra amicizia incredibile è quella che nasce tra la bambina e Maze. Il demone che affianca il diavolo è l’ultimo personaggio che ci aspetteremmo di veder legare con Trixie. Eppure, nel corso di vari episodi, tra le due nasce una sintonia davvero magica che ci toglie ogni dubbio: Trixie è capace di cogliere il bello e il buono in qualsiasi persona, creatura, demone che sia. Di conseguenza, il momento in cui Maze e Trixie litigano e la bambina finisce per scoppiare in lacrime è uno dei più toccanti e coinvolgenti della serie. Ed è il tempo in cui anche Maze, come prima Lucifer, si trova a guardarsi allo specchio, proprio grazie alla figlia di Chloe.
Procedendo con la serie, Trixie cresce e ci accorgiamo che assume sempre più consapevolezza di ciò che le accade attorno. Percepisce quando sua madre o suo padre non stanno bene, capisce quando la situazione è critica e quando no. Questo dovrebbe essere il momento del salto, il momento in cui il personaggio si evolve, viene approfondito e comincia a occupare uno spazio ancor maggiore all’interno della storia. Le carte in regola ci sono tutte.
Ma in Lucifer succede l’esatto contrario: Trixie comincia a essere accantonata.
Basti pensare che dei 26 episodi che compongono la terza stagione, la più numerosa, Trixie compare solo in 10, nemmeno la metà. Nella maggior parte di essi, la bambina dice due battute e nulla più. Non è uno spazio sufficiente per permettere al personaggio di raggiungere un nuovo step o di caricarsi sulle spalle qualche passaggio cruciale della narrazione. La figura di Trixie non è mai trainante, non è lei a scatenare eventi. Proprio quando il personaggio sembrava sul punto di acquisire la giusta maturità per diventare più centrale.
La tendenza prosegue in negativo con le stagioni successive, nei 10 episodi della quarta, Trixie appare in 4, ancora meno della metà. Nei 16 della quinta, la vediamo in soli 5 episodi. Nell’ultima stagione, composta da 10 puntate, Trixie ci fa compagnia in 4. Questo poco spazio sarebbe giustificato, forse, se comunque nei pochi momenti di presenza il personaggio fosse fulcro dell’azione o elemento cardine della narrazione. Invece no. Trixie c’è poco e in maniera insignificante.
Nell’ultima stagione, l’unico momento degno di nota è quando la bambina dialoga inconsapevolmente con l’anima del padre che si trova nel corpo di un’altra persona: la scena è toccante ed emozionante, non lascia indifferenti. Ma poi? Che contributo ha dato Trixie alla storia? Che ruolo ha ricoperto nella battaglia contro il male? Che ricordo ha lasciato allo spettatore? Mezza strofa cantata nell’episodio musical come contentino?
Non è assolutamente quello che un personaggio come Trixie avrebbe meritato.
Quante possibilità sprecate! Una figura che aveva ormai preso il cuore degli spettatori, una bambina che avrebbe potuto mostrare molto di più è stata dimenticata, messa da parte e rovinata. Un peccato non solo per la storia e gli sviluppi che avrebbe potuto avere, ma anche per l’attrice stessa: Scarlett Estevez. Classe 2007, Estevez si è ritrovata da molto piccola a ricoprire un ruolo in una serie che sarebbe di lì a poco diventata famosissima e virale. Sarebbe potuto essere un ottimo trampolino di lancio per lei, specialmente nelle ultime stagioni, dopo aver preso più dimestichezza col ruolo di attrice e avendo accanto esempi del calibro di Tom Ellis.
Invece, si è incomprensibilmente deciso di accantonare un personaggio così speciale, diverso da tutti gli altri. Un personaggio che avrebbe potuto trasmettere ben più di un messaggio positivo, perché si sa, dai bambini si può sempre imparare qualcosa.