Luna Nera: quante volte vi sarà capitato di leggere il titolo della prima serie tv fantasy italiana di Netflix, per poi far cadere l’occhio su una sfilza di critiche, commenti poco lusinghieri ed esternazioni di perplessità? Sembra che la produzione basata sulla trilogia di romanzi Le Città Perdute di Tiziana Triana non abbia fatto breccia nel cuore degli spettatori, eppure le aspettative prima dell’uscita erano piuttosto elevate: ad esempio, Luna Nera avrebbe potuto rappresentare un passo davvero importante per la riscoperta del fantasy italiano oppure avrebbe potuto far ricredere tutte le persone che pensano che Netflix abbia un problema con le serie tv italiane. Ed è vero che non è un caso l’assenza di Luna Nera nella nostra classifica delle 5 migliori serie italiane presenti su Netflix, però siamo sicuri che questa produzione italiana meriti tutte le critiche che riceve?
Analizziamo le osservazioni negative mosse a Luna Nera per capire meglio se i punti deboli riscontrati in questa serie siano davvero (solo) tali o se, invece, troviamo anche qualcosa di positivo.
“Non sanno recitare”, hanno detto diversi spettatori. Questo è uno dei commenti più diffusi nei dibattiti su Luna Nera e al di là del fatto che non sia vero è forse proprio uno dei punti nevralgici della questione. Durante la visione della serie, si ha spesso l’impressione che qualcosa stoni nella recitazione, alcuni attori non sembrano essere sempre all’altezza delle scene che interpretano e in diversi momenti si sente un po’ troppo l’assenza di pathos. Il motivo è da ricercarsi, prevalentemente, nella provenienza dal mondo del teatro italiano per quasi tutto il cast. L‘impostazione teatrale rende le interpretazioni talvolta poco funzionali a un’opera del genere e in vista di un’ipotetica seconda stagione c’è da sperare che i membri del cast si siano abituati di più al nuovo campo recitativo.
A questo si aggiungono una strana mescolanza di accenti che rende diversificata la dizione di personaggi che dovrebbero invece parlare nello stesso modo e una costruzione dei dialoghi non sempre magistrale.
Certamente, queste falle non sono da poco: recitazione e dialoghi sono tra gli elementi che più catturano (o respingono) gli spettatori. Calarsi nei panni di un personaggio che non sa creare empatia diventa molto difficile, così come lasciarsi rapire dalle parole se non seguono un ritmo incalzante o accattivante. Critiche fondate, dunque, ma dall’altro lato bisognerebbe provare a dare fiducia a questi attori teatrali: non è facile il passaggio tra palco e schermo, ma ogni membro del cast si è messo in gioco in questo esperimento italiano che cerca di smarcarsi dai generi prediletti della serialità nostrana.
Ma recitazione e dialoghi non sono gli unici elementi che hanno generato perplessità nel pubblico.
Un’ altra problematica sembra essere sollevata dalla trama e forse il rammarico più grande deriva dal fatto che, se gestita in modo diverso e più dettagliato, la storia di Luna Nera sarebbe potuta essere davvero affascinante e coinvolgente. Le linee narrative vengono sviluppate in modo piuttosto superficiale e le dinamiche tra i personaggi sono molto semplici. Il risultato è quello di una vicenda prevedibile e affrettata, come una bozza leggera che, con un’attenzione diversa, avrebbe fruttato molto di più. Molti spettatori hanno dichiarato di essersi annoiati durante la visione oppure di aver scosso il capo perplessi davanti ad alcune scelte dei personaggi.
Un vero peccato, vista la grande qualità di costumi, scenografie e fotografia, che regalano un’atmosfera delicata e misteriosa, un background perfetto per diventare teatro di una vicenda fantasy ben architettata. Il panorama italiano assume contorni quasi fiabeschi e non è difficile restare piacevolmente meravigliati dalla bellezza del territorio in cui si incastona la narrazione.
Il nodo trama e dinamiche è stato forse condizionato dal ristretto numero di episodi a disposizione: sei. Netflix, negli ultimi tempi, ha mostrato spesso questo tipo di soluzione per le prime stagioni di serie d’esordio, italiane e non (si pensi, ad esempio, alla recente serie distopica Tribes of Europa oppure al debutto di Fate: The Winx Saga). Forse è una mossa cautelare, si cerca di testare la serie in questione con un numero contenuto di episodi, per poi investire o meno su una seconda stagione con numeri differenti a seconda delle reazioni del pubblico. Il rischio però è quello di lasciare il pubblico stesso con la sensazione che manchi qualcosa in vari fronti: trama, dinamiche, evoluzione dei personaggi...
Inoltre, Luna Nera ha fatto “arrabbiare” anche il pubblico degli amanti del genere fantasy. Perché?
Per lungo tempo, il genere fantastico è stato preso sottogamba da molti, specialmente qui in Italia. Se provate a pensare a un film o a una serie tv fantasy di origini italiane, sarà molto difficile che vi venga in mente un nome. Nel campo letterario, non ce la caviamo molto meglio: c’è Licia Troisi, con le sue Cronache del Mondo Emerso… e poi?
Proprio per questo, prima che venisse aggiunta ufficialmente al catalogo Netflix, Luna Nera veniva guardata con molte speranze da parte degli appassionati del genere: sarebbe finalmente arrivato il momento della svolta? Il fantasy italiano avrebbe guadagnato notorietà sulla scia di Luna Nera?
Nella realtà dei fatti, non c’è stata proprio nessuna scia. L’occasione? Persa. E uno dei problemi riguarda l’assenza di fantasy in questa serie etichettata come fantasy. Un paradosso? Non del tutto. Di certo non ci si aspettavano draghi volanti e fenici scarlatte: Luna Nera è un fantasy molto tradizionale basato sulla stregoneria, non altro. Eppure, c’è davvero poca magia nel corso di questi sei episodi. Ne sarebbe bastata anche solo un pizzico di più.
Allo stesso modo, però, dire che si è trattato in un passo del tutto falso sarebbe sbagliato. In fin dei conti, già il fatto in sé che sia stata creata una serie tv italiana tratta da un libro fantasy italiano è qualcosa di nuovo. Una novità che si inserisce nel panorama altrettanto nuovo delle serie tv Netflix italiane: se ne contano sulla punta delle dita, a riprova che questo è soltanto l’inizio. Ci aspetta molto di più.
In quest’ottica, possiamo vedere Luna Nera come un preludio: abbiamo fatto un passo nel fantasy, abbiamo fatto un passo in un genere che esula dai cavalli di battaglia della televisione italiana e questo passo lo abbiamo fatto con attori teatrali che hanno cominciato la loro carriera nel mondo seriale. Parlare di buco nell’acqua sarebbe ingiusto nei confronti di una produzione che, nei fatti, rappresenta un punto di partenza. Perciò sì, tutti ce l’hanno su con Luna Nera per un motivo o per l’altro, ma diamo tempo al tempo e proviamo a vedere tutto quanto in un’ottica diversa, più improntata verso il futuro.