ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER su Luna Park.
Il 30 settembre 2021 Netlix Italia ha reso disponibili i sei episodi di Luna Park, serie originale del colosso di streaming, affidata alla regia di Leonardo D’Agostini e Anna Negri, già conosciuta per Baby. Se il pubblico era partito con una buona dose di aspettative nei confronti di una produzione italiana atipica, diversa dagli schemi delle serie nostrane divenute famose all’estero in quanto specchio di una società ricca di contrasti e ambiguità (come Gomorra, Suburra o L’amica geniale), molto probabilmente sarà rimasto deluso dal risultato.
Luna Park non può certo classificarsi tra le migliori serie tv italiane presenti su Netflix, non raggiunge alti livelli e rimane solo un gradevole intrattenimento che non richiede troppo impegno. Ad attirare fin da subito il pubblico con vuote promesse, però, è l’intrigante scenario della Roma degli anni Sessanta all’interno della quale le vicende dei protagonisti sono immerse. La serie si muove da un periodo difficile e pieno di contraddizioni e sfrutta l’occasione per introdurre, attraverso l’uso di flashback, anche necessari riferimenti al periodo della seconda guerra mondiale. Si offre un quadro storico di anni particolarmente complicati, affidando il compito di illustrarne tutte le criticità a personaggi come Stella (Ludovica Martino) e sua mamma Mirande, che non avevano la minima idea di come sarebbero riuscite a sopravvivere.
D’altra parte, la rappresentazione antitetica della classica famiglia benestante e del capofamiglia Giuseppe Gabrielli (Paolo Calabresi), serve da pretesto non solo per mostrare le differenze di chi ha vissuto quegli anni lottando fra la vita e la morte e chi invece si è accomodato tra le proprie ricchezze, ma anche per introdurre elementi in linea con il contesto storico. Dettagli legati alla politica comunista e allo scenario del mondo dello spettacolo dell’Italia del 1962 si delineano nel corso degli episodi attraverso un crescendo di riferimenti che però non trova un vero riscontro alla fine della prima stagione, lasciando tutti un po’ con l’amaro in bocca.
Se quindi il punto di forza di Luna Park è l’ambientazione, non si può dire lo stesso per altri elementi della serie.
Domina una sceneggiatura debole, che fin dall’inizio lascia intravedere gli sviluppi della serie senza offrire allo spettatore il minimo mistero sull’identità di Nora (Simona Tabasco) e sul rapporto che la lega in maniera imprescindibile ai Gabrielli. È possibile individuare carenze di sceneggiatura anche nei dialoghi tra i personaggi, privi di reale spessore e tridimensionalità, che privilegiano spesso luoghi comuni e frasi già sentite. Non c’è davvero magia in questa serie, come invece vorrebbe lasciar credere il primo episodio, quando Nora e Rosa (Lia Grieco) si incontrano per la prima volta, nella fioca luce di una tenda del Luna Park da cui la serie prende il nome, intente a scoprire ciò che le carte vogliono dire sul loro destino.
Sì, le loro vite sono intrecciate, ma non c’è alcun dubbio, già dalla prima inquadratura, che Nora inseguirà il proprio passato alla ricerca della verità e che dovrà imparare a fare i conti con essa. Dapprima resiste con testardaggine alla storia che bussa ogni giorno alla sua porta, e poi la lascia entrare di sua spontanea volontà, in una dinamica di resistenza e rilascio tipica dei protagonisti delle storie. È evidente che, per Nora, si tratta di un percorso di riscoperta di sé, così come Rosa invece, giovane donna determinata e intelligente, è si preoccupa esclusivamente della ricerca della sua sorella gemella ormai sparita da vent’anni.
Il materiale da sviluppare per questa serie era parecchio, ma sei episodi non sono stati sufficienti per dare il giusto equilibrio a ogni tassello.
In un prodotto che presenta un ampio ventaglio di personaggi, dare poco spazio alla maggior parte di essi vuol dire renderli superficiali e poco caratterizzati, ridurli a macchiette stereotipate e senza spessore, trasformando il resto della serie in qualcosa di fin troppo comune. Persino le storie d’amore di cui la trama principale si ciba per tenere alta l’attenzione degli spettatori sono trattate in modo banale e semplicistico. Quella tra Nora e Simone, in primis, ma anche quella tra Rosa e Matteo, che vuole essere diversa ma che non ci riesce fino in fondo.
In questo senso, non sono nemmeno troppo d’aiuto le doti recitative di molti degli attori scelti per interpretare i protagonisti. Infatti, a parte Simona Tabasco, Paolo Calabresi e poche altre eccezioni di interpreti che hanno una lunga carriera nel mondo del cinema, delle serie tv o del teatro, per la maggior parte si tratta di attori alle prese con prime esperienze e, purtroppo, tutto questo sullo schermo è più che visibile.
La prima stagione di Luna Park, quindi, finisce per risultare forzata in più punti, e sono poco credibili i comportamenti di alcuni dei personaggi principali, evidentemente costretti ad agire in un certo modo da una sceneggiatura che privilegia la rapidità e i colpi di scena (non sempre efficaci). Infatti, è con un cliffhanger che si conclude l’ultimo episodio, lasciando in sospeso qualsiasi questione o domanda introdotta nelle puntate precedenti. Prepara il terreno per una seconda stagione che, si spera, abbia più spazio per evolversi e rendere più fertile il terreno di partenza della serie.
Nel complesso, Luna Park poteva funzionare meglio. I toni fiabeschi e quasi magici che vengono introdotti all’inizio rimangono sospesi nel nulla, alimentati solo da espedienti narrativi piuttosto infruttuosi. Il passato dei personaggi principali è ancora tutto da scoprire, così come le vere motivazioni dietro le scelte compiute dalla famiglia Gabrielli e soprattutto da Giuseppe. Il cast non brilla certo per le sue interpretazioni. Eppure, può esserci molto potenziale da sviluppare tra spunti storici, ambientazione realistica e misteri irrisolti da cui trarre storie avvincenti e originali, magari in una seconda stagione composta da un maggior numero di episodi.
Non ci resta che attendere per capire quale sarà il destino di questa serie italiana di Netflix, per vedere se riuscirà a prendere il volo e rialzarsi o se finirà per affondare definitivamente, portando giù con sé una gran quantità di potenziale sprecato.