Di recente mi è capitato di imbattermi in questa nuova docuserie firmata Netflix, e sono rimasta totalmente scioccata da ciò che stavo guardando. L’uomo più odiato di internet non poteva essere un titolo più descrittivo e veritiero del contenuto che andrete a vedere. Perché di persone miserabili, meschine e terribili come Hunter Moore ne esistono davvero poche (per fortuna).
Prima che il revenge porn fosse riconosciuto, prima che si conoscessero i veri rischi di internet, una vicenda terrificante prendeva piede sotto gli occhi delle vittime e sotto quelli di curiosi quanto perversi carnefici.
Hunter Moore – L’uomo più odiato di internet
Ho iniziato la docuserie senza aver letto nulla in merito alla vicenda originale, e senza neanche aver visto il trailer. Ero in viaggio in treno e cercavo qualcosa di leggero e senza impegno da guardare. Mai avrei immaginato di trovarmi di fronte a un coinvolgimento così grande.
La serie, composta da soli 3 episodi, racconta l’ascesa e (fortunatamente) il declino di Isanyoneup, la piattaforma creata dalla mente malata di Hunter Moore, rinominato appunto l’uomo più odiato da internet, anche se la realtà è che se tutti sapessero cosa ha fatto diventerebbe ben presto tra i più odiati del mondo.
Tutto ha inizio quando, in una giornata di normale quotidianità, la giovane ventiquattrenne Kayla viene avvertita che sul sito nascente Isanyoneup è presente una sua foto in topless. La vita della ragazza viene totalmente sconvolta e a nulla servono i tentativi volti a convincere Hunter a togliere la foto.
Is Anyone Up?
Ma cos’è questo sito che ha gettato le fondamenta al terribile fenomeno del revenge porn? Ce lo spiega L’uomo più odiato di internet, che ripercorre tutta la storia del sito che tra il 2010 e il 2012 ha condiviso migliaia di contenuti a sfondo sessuale senza il consenso delle persone raffigurate.
Ciò che lo differenziava dagli altri siti porno, inoltre, era che le vittime fossero totalmente umiliate da commenti terribili che purtroppo non si limitavano al sito stesso. Infatti, per ogni donna veniva creato un vero e proprio profilo, all’interno del quale era possibile trovare tutte le informazioni delle vittime. Dal nome, cognome, numero di telefono e indirizzo di casa.
Hunter Moore si è assicurato una nomea che lo seguirà per tutta la vita, su questo non ci piove, ciò che però mi ha fatta infuriare di più (oltre che vedere quelle povere donne devastate) è stato il totale e completo disinteresse di Hunter verso le sue vittime. Non solo, l’uomo era palesemente divertito e compiaciuto dal crimine che stava commettendo.
L’uomo più odiato di internet vs l’amore di una madre
Insomma, fermare questo mostro sembrava quasi impossibile. Hunter, infatti, era noto per ignorare completamente gli appelli delle vittime che lo imploravamo di rimuovere le loro foto. Talvolta rispondeva con “LOL”, altre sembrava capire e poi spariva nel nulla. Altre volte era lui stesso a ricattarle, dicendo loro che avrebbe rimosso le foto soltanto in cambio di prestazioni, che spesso filmava e ripubblicava sul medesimo sito.
Ciò che Hunter Moore non aveva considerato, però, è che mettersi contro una madre sarebbe stata la sua condanna a morte. Questa donna è Charlotte Laws, la madre di Kayla, che dopo essere riuscita a far rimuovere le foto della figlia grazie all’aiuto del marito avvocato, ha deciso comunque di lottare per salvare le altre ragazze. La donna, grazie a ricerche costanti, ha scoperto infatti che Hunter aveva ingaggiato un hacker per rubare immagini intime direttamente dai computer di molte ragazze (cosa successa uguale a sua figlia).
Aiutata da Anonymous e poi dall’FBI, questa inchiesta ha portato finalmente all’arresto dell’uomo più odiato di internet e del collaboratore hacker Charles Evans, il 23 gennaio 2014.
La scioccante docuserie e la psicologia umana
Ciò che mi ha scioccata di più, quando sono arrivata a comprendere il livello di meschinità di Hunter, è stato il rendermi conto che quell’impero funzionava anche grazie a tanta gente che lo sosteneva.
Come sempre mi trovo affascinata e inorridita di fronte al funzionamento della mente umana. Isanyoneup funzionava proprio grazie a tutti coloro che divulgavano le foto, a coloro che le commentavano, a coloro che si vendicavano. Questo sicuramente non rende Hunter meno colpevole, il re del trolling per quanto mi riguarda può anche restare in carcere a vita, ma ritengo che questa serie dia un ottimo punto di riflessione in merito al comportamento del leone da tastiera.
Il punto di vista di Hunter, non avendo l’uomo acconsentito a interviste per il documentario, traspare solo attraverso una serie di tweet pubblicati tra il 2010 e il 2012, video e podcast in cui ripete spesso di non pentirsi affatto del proprio operato, insulta le donne e ride divertito.
Le vittime
Le vittime di questa vicenda mi hanno spezzato il cuore. Dalla più ingenua, a chi inizialmente divulgava volontariamente le foto, fino alle vittime che hanno tentato il suicidio: nessuna di loro meritava e merita una tale violenza.
Charlotte Laws è ciò che di più bello ho ritrovato in questa serie: una donna, una madre, che per amore per la propria figlia ha lottato fino alla fine, e per una volta ci ha regalato un finale meraviglioso: ha vinto.