Negli ultimi due anni mi sono chiesto spesso cosa potesse raccontarci ancora una Serie come Lupin dopo due stagioni brillanti ma in qualche modo ripetitive. Avevo un certo timore che la forza del racconto si fosse esaurita e il mio dubbio più grande riguardava proprio la ricorsività della storia: Lupin sarà capace di sorprenderci o ci siamo abituati agli schemi di Assane Diop? La terza parte della Serie tv Netflix mi ha sorpreso in positivo dal primo episodio per una carrellata di idee geniali e di trovate narrative fuori dall’ordinario. Ma andiamo con ordine.
Lupin – Dove eravamo rimasti?
La seconda parte di Lupin si era chiusa con il personaggio interpretato da Omar Sy in fuga dalla polizia dopo i disordinati creati da Hubert Pellegrini. Assane aveva deciso di lasciare la città per salvaguardare se stesso e la sua famiglia dai tanti tormenti che lo perseguitavano, cosicché l’episodio finale vede Assane riconciliarsi con Claire e Raoul prima di salutarli e scappare in un posto lontano. Ma se abbiamo imparato a conoscere il nostro Lupin in questi anni, sappiamo bene che la fuga non è mai stata il suo punto forte, se non funzionale a una sua riapparizione, e la terza parte della Serie lo ribadisce già dai primi istanti: Assane torna a Parigi dopo il periodo marsigliese, nascosto al di sotto delle sue mille maschere e identità. Negli anni in cui ha imparato a vivere lontano da moglie e figlio, Assane ha capito quanto abbia sofferto la sua famiglia a causa dei suoi errori, cosicché sono proprio quelle sofferenze che lo spingono a tornare per proporre a Claire e Raoul di lasciare per sempre la Francia e ricominciare da capo. La proposta non viene accettata e allora Lupin torna a fare Lupin per riconquistare la fiducia dei suoi cari: sorprendere.
Nuove storie e nuovi personaggi che fungono da linfa
La Terza parte di Lupin vince ancora una volta la sfida con il pubblico grazie ai tantissimi colpi di scena e alla presentazione di una serie di personaggi molto interessanti, tutti calati in una storia ricca di temi importanti. Lupin 3 affronta il passato di Assane e il suo rapporto con la madre, una donna costretta ad abbandonare suo figlio per una serie di problemi economici e sociali. I tanti flashback della serie riescono a farci comprendere in maniera dettagliata il senso di solitudine che ha tormentato il protagonista negli anni vuoti dell’adolescenza, e la sua voglia di rintracciare la madre a tutti i costi. Gli autori sono stati bravi a concentrarsi sul racconto psicologico di due persone, una madre e il suo bambino per l’appunto, che si cercano ma non si trovano a causa di una vita fin troppo difficile. Assane ha imparato molto presto a rubare per rimanere a galla in un mondo che scalcia i più deboli al di là del muro, e finisce immischiato in una serie di furti ordinati da un uomo che finge di proteggerlo.
La serie, episodio dopo episodio, tesse un mosaico ingarbugliato in cui il passato torna a bussare al presente: la Mamma di Assane è in città ed è rapita proprio da un suo vecchio amico. Lupin pone i riflettori su uno scenario più maturo e realistico, ma anche più crudo, permeato da differenze di classi sociali, eredità problematiche e concetto di famiglia, riducendo la distanza con lo spettatore attraverso dialoghi che restituiscono tutto il peso di queste tematiche. In questa stagione ci si concentra anche sugli effetti che la vicenda di Assane ha avuto sulla popolazione, e il modo in cui i più poveri lo venerano come Robin Hood, colui che ruba ai ricchi per dare ai poveri. Ma Assane non è Robin e i suoi furti servono solo per completare il puzzle della sua esistenza. Un altro pregio di questi nuovi episodi è che non si parla più solo di Assane e dei suoi mille indovinelli ma anche e soprattutto di legami e di scelte che ci caratterizzano in quanto umani che sanno di poter scegliere. Le tante sottotrame, come quella legata a Guedira e alla sua relazione con la collega, riescono a fare centro, portando la serie verso nuovi scenari piacevoli e divertenti.
I tantissimi colpi di scena sono studiati nel minimo dettaglio
Le prime due stagioni di Lupin si erano fatte apprezzare per la qualità dei colpi di scena, ma la nuovissima ondata di episodi alza ancora di più l’asticella, confermando di saper giocare con i suoi trucchi fino alla fine. Per buona parte dello show, Assane si finge morto per tutelare la propria famiglia dalla soffocate attenzione mediatica, e proprio da questo presupposto partono una serie di dinamiche di cui è veramente difficile annoiarsi. Assane si traveste da ufficiale, da maestro di basket, da impresario e persino da un ragazzo appena uscito dalla galera per rubare uno dei quadri più importanti dell’epoca. Ma non è solo la figura di Assane che ci ha stupito. La serie cambia di puntata in puntata nemici e aiutanti per stravolgere le carte in regola e in modo tale che l’obiettivo dello spettatore sia posto sempre nella puntata successiva: sembra che ci siano tanti mondi da portare avanti. Il racconto delle vicende è sempre condito dalla lettura e dall’ombra di Arsenio Lupin, un personaggio della classicità che entra nella modernità per creare una sorta di mito a cui affidarsi nei momenti di bisogno, e che dona alla serie una peculiarità non indifferente. Alla fine dei conti, possiamo ammettere che Lupin 3 mantiene una buona dose di tensione nella maggior parte degli episodi, e che questa tensione sale ancor di più perché Assane non è più padrone del suo destino. Noi intanto siamo chiamati a scovare indizi e segreti per aiutare il nostro antieroe a cambiare la prospettiva generale di una storia che lo vede come colpevole.
Omar Sy è brillante dal furto della Perla Nera al furto del bracciale: fino alla fine
Parliamoci chiaro: Lupin non potrebbe essere Lupin senza il magnifico Omar Sy. La serie si affida completamente all’attore per alzare il livello degli episodi e aumentare l’interesse dello spettatore. Omar Sy è geniale nelle movenze mentre usa la sua mimica facciale per rappresentare alla perfezione la forza di un uomo sospeso a metà tra ironia e saggezza. Come già accaduto nelle precedenti stagioni, Lupin 3 gioca con il carisma dell’attore per forgiare un personaggio inimitabile, uno di quelli che buca lo schermo ogni qual volta che parla o si muove. La bravura di Omar Sy si misura con la sua capacità di farci emozionare e divertire nello stesso istante, e nella disinvoltura e presenza scenica che gli è propria da sempre.
Un finale inaspettato che preannuncia una nuova stagione spettacolare di Lupin
La terza parte di Lupin si chiude con l’arresto di Assane, voluto dallo stesso protagonista per mettere la parola fine a una storia che mette a serio rischio la libertà della sua famiglia: Assane si consegna alla polizia seguendo in tutto e per tutto il destino di Lupin all’interno del romanzo La Perla Nera. Nei minuti finali della serie scopriamo che il suo vicino di cella è proprio Hubert Pellegrini, l’antagonista principale delle prime due stagioni, colui che ha incolpato il padre per un crimine che non ha mai commesso. Lupin si chiude con la natura che l’ha sempre caratterizzata, ovvero quella di sorprendere e re-inventarsi. Lunga vita al Ladro Gentiluomo.