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Lupin – La Recensione di una delle Serie Tv più ambiziose del 2021 di Netflix

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Parigi e il Louvre, la notte del Louvre con tutti i suoi inestimabili tesori. La storia di Lupin, come tutte le storie intrise di mistero e calate nelle atmosfere un po’ noir della letteratura, inizia di notte. Ci sono i lunghi corridoi del Museo animati dagli addetti alle pulizie. Lavoratori vestiti di tute e cappelli, uomini grigi che appaiono sulla scena mentre sullo sfondo si intravedono, leggermente sfocate, alcune tra le opere più famose del mondo. Si scorge, in una delle prime scene, La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix. Ma questa serie non parla di popolo, né di insurrezioni. È al contrario il romanzo di un solo uomo – e di un uomo solo – che sovverte le regole per compiere una sorta di omaggio artistico, ma anche per altro. Motivazioni e segreti che verranno a galla un poco alla volta.

E dunque, eccolo stagliarsi sulla scena, sullo sfondo delle Nozze di Cana di Paolo Veronese: Assane Diop, ovvero Lupin.

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Al solo annuncio che Omar Sy, la star di Quasi amici, avrebbe interpretato il ruolo da protagonista in una serie incentrata sulle avventure del celebre ladro della letteratura francese, molti nasi avevano cominciato a storcersi. E invece il punto di forza della serie – che non è l’ennesimo adattamento televisivo dell’opera di Maurice Leblanc, quanto piuttosto una sua celebrazione in chiave moderna – è proprio questo: Assane è un giovane senegalese trapiantato in una Parigi ancora allenata ai pregiudizi, figlio di un gentiluomo povero che cerca di tirare avanti per dare un futuro migliore al suo bambino. È scaltro e intelligente, ma fa parte di quella lunga schiera di diseredati che restano ai margini e diventano invisibili. Assane ci viene presentato come un padre distratto e un compagno inaffidabile da Claire (Ludivine Sagnier), la sua anima gemella. Sembra un uomo in balìa della vita, schiacciato dal peso delle sue scelte. E invece, un passo alla volta, emerge un personaggio totalmente diverso, che cambia continuamente pelle e occupa la scena come il vero artefice del proprio destino.

Lupin, la cui regia è stata affidata tra gli altri a Louis Leterrier, ha il passo veloce e la tendenza alla spettacolarizzazione di Now You See Me. Ma ricorda anche un po’ le mosse finemente calcolate del Professore de La Casa de Papel. Assane è un mago del furto, un giovane gentiluomo dal sorriso contagioso che si muove con scaltrezza, polarizzando su di sé l’attenzione. È l’unico artista in cattedra, lo sceneggiatore che anticipa sempre le mosse della polizia e che piega a suo piacimento i risvolti della trama.

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Attraverso una serie di flashback, la serie ci svela a piccole dosi il background di vita del protagonista, riportandoci agli anni in cui tutto ebbe inizio.

Il padre di Assane lavorava come autista e inserviente per una ricca famiglia parigina, i Pellegrini. Il capofamiglia è un signorotto arrogante e prevaricatore, sua moglie una donna gentile ma timorosa, la figlia una ragazzina privilegiata e addomesticata a precise dinamiche familiari. Il signor Diop viene accusato un giorno del furto di un prezioso collier, appartenuto alla regina Maria Antonietta, e, imprigionato, si toglie la vita in carcere. Il giovane Assane, appena quattordicenne, si ritrova completamente solo e assillato dal dubbio che il padre possa essere in realtà innocente. A fargli compagnia durante la tribolata adolescenza c’è il libro che il signor Diop gli aveva regalato per il compleanno, un vecchio volume con la copertina scura di Maurice Leblanc: Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo.

Assane lo legge e lo rilegge, scorgendo in quelle pagine una storia viva, fatta apposta per chi come lui non si sente né buono né cattivo, ma gentile con i buoni e spregiudicato coi cattivi. Quando viene messo all’asta dal Louvre il collier appartenuto alla famiglia Pellegrini, il Lupin nero del ventunesimo secolo prova a sciogliere tutti i nodi del passato e a prendersi la sua piccola rivincita riabilitando la figura del padre morto. Ma quello che viene a galla mentre tesse la sua tela è molto più sconvolgente di quanto potesse aspettarsi. E il passato va inevitabilmente a intrecciarsi col presente, in cui Assane è anche un padre che cerca di trasmettere al figlio Raoul i valori a sua volta ereditati dal vecchio Diop.

La serie si muove a ritmo di valzer, danzando sulle trame un po’ noir di una Parigi solo accarezzata e mai realmente vissuta.

Lupin potrebbe definirsi un heist-movie alla francese (10 Serie Tv francesi da tenere assolutamente d’occhio), quel genere televisivo che funziona sempre e che abbraccia una fetta di pubblico molto ampia e variegata. Ma è anche una serie d’azione, con combattimenti alla Steven Seagal, un giallo incalzante, una dramedy adrenalinica, una serie d’avventura e in alcuni tratti persino un thriller dal sapore politico. Lupin mette insieme tutto e cambia spesso il tono della narrazione, creando confusione e disorientamento nello spettatore. Ma la personalità di Omar Sy catalizza tutta la scena, lasciando in ombra eventuali mancanze. Il resto del cast non regge il confronto, anche perché i personaggi appaiono piuttosto stereotipati e incasellati nei loro ruoli: i poliziotti nervosi e incapaci di star dietro alle mosse di Lupin, il commissario ambiguo e bugiardo, il signor Pellegrini sprezzante e malvagio e così via.

L’unico personaggio in grado di leggere nella mente del ladro gentiluomo è Youssef Guedira, interpretato da Soufiane Guerrab, un poliziotto silenzioso e schivo che è però un grande fan dei romanzi di Leblanc. L’incontro finale tra i due sulle scogliere di Ètretat, in Normandia, dove è stato ambientato Arsenio Lupin Il Segreto della Guglia, lascia presagire nuovi interessanti sviluppi nella seconda parte. La serie è infatti stata divisa in due tronconi di episodi, di cui i primi cinque sono disponibili dall’8 gennaio su Netflix, mentre per la seconda parte non c’è ancora una data certa di uscita.

Per un giudizio definitivo sulla serie bisognerà attendere i prossimi episodi. Questa prima parte è solo un assaggio, un antipasto. Eppure, è talmente ansiosa di aprirci una finestra sul mondo rivisitato di Lupin che già così sembra una serie a sé stante. I primi cinque episodi gettano sul tavolo le premesse, in maniera coerente ma allo stesso tempo frettolosa, impaziente di fornirci tutte le chiavi di lettura della storia. La seconda parte dovrà fare una sintesi e puntare dritta all’obiettivo, per dare all’opera maggiore compattezza. Intanto, come serie di intrattenimento che mette in scena un invisibile del nostro tempo che gioca a fare il ladro gentiluomo, Lupin funziona.

Lupin è più di un libro. È la mia eredità, il mio metodo, la mia vita.

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