Mad Men è considerata una delle migliori serie tv degli ultimi anni. Attraverso gli occhi di Don Draper ci immergiamo negli anni ’60, nei suoi colori psichedelici e nella ragnatela di illusioni confezionate dai pubblicitari della Madison Avenue di New York. Ma cosa accomuna la serie tv di Matthew Weiner a “Mrs Dalloway“, il capolavoro di Virginia Woolf?
Abbiamo individuato 5 similitudini tra Mad Men e il romanzo della scrittrice inglese. Eccole di seguito:
1) Il Soggettivismo
“Mrs. Dalloway” è stato scritto nel 1925, considerato insieme a “Dubliners” di James Joyce una delle migliori espressioni della tecnica del flusso di coscienza. Il naturalismo lascia il posto al soggettivismo: ogni personaggio ha un lato esteriore e uno interiore che viene analizzato a fondo attraverso l’utilizzo dei moment of being.
Anche in Mad Men è stridente questo contrasto. Tutti i personaggi che incrociamo tra i corridoi della Sterling Cooper nascondono un conflitto interiore che deriva da un’ambivalenza di fondo: vivere in un coacervo di rapporti sociali, coltivando parallelamente un senso di solitudine concreto e doloroso.
D’altronde i Mad Men erano propriamente gli uomini pazzi che vendevano illusioni, passavano così tanto tempo a pensare a cosa volesse sentirsi dire la gente da perdere di vista i loro stessi desideri. Costruivano la loro vita sulla confezione dimenticando il contenuto della scatola. La superficie toglie la paura del contenuto vero, della realtà al di là dei modelli e della finzione. Come un vaso di Pandora che una volta aperto crea sgomento.
2) Il dualismo dei protagonisti
Nel romanzo di Virginia Woolf si contrappongono le figure di Clarissa e Septimus. Entrambi squarciano l’alone del reale per annegare nella profondità della Memoria. Mentre in Clarissa fiorisce il germe della vitalità, Septimus ritrova i demoni che lo perseguitano: la guerra, la sofferenza, gli incubi. La vita e la morte si interfacciano, personificandosi alternativamente nell’uno o nell’altro personaggio pur essendo due elementi inscindibili dell’esistenza. Per questo in Mad Men si fondono nella figura di Don Draper.
Cosa scova il misterioso pubblicitario quando affonda nella Memoria? Nella serie viene riproposta di sovente una domanda che destabilizza il protagonista, forzandolo a precipitare negli angoli più reconditi di sé stesso: “Chi è Don Draper?”
Don Draper è l’identità che ha fortuitamente ereditato sul campo di battaglia. Un nuovo nome che rappresenta il simbolo di una nuova vita, una seconda opportunità che lo porterà ai vertici del mondano. Poi abbiamo Dick Whitman, figlio della povertà, cresciuto tra la violenza e gli abusi, in costante silenzio. Gli occhi della sua infanzia erano già inquinati da brutture di ogni tipo ma giunge anche il tempo della guerra, della lotta fratricida che gli procura ferite insanabili e, infine, la salvezza.
Dick Whitman muore in Corea. Don Draper viene alla luce, ma i demoni di quel passato continuano a inseguirlo e a lasciare una scia di morte alle sue spalle. Dick rappresenta Septimus: un sopravvissuto a metà, perchè anche il vero Septimus è morto nel fragore bellico. Ciò che ne è rimasto è totalmente soggiogato dallo stress post-traumatico che lo divora fino alla fine.
Tuttavia accostare Don Draper a Clarissa pare quasi una leggerezza senza un’ulteriore sottile differenziazione. La stessa Clarissa, infatti, si presenta al mondo come Mrs. Dalloway: l’immagine di sè che la donna intende dare alla società. In questo mi sento di assimilarla a Don Draper, colui il quale si pone al cospetto della vita con la solita sigaretta in bocca e lo sguardo di ghiaccio di chi affronta il mondo di petto, senza paura.
Clarissa rappresenta non solo l’espressione ultima della Vita, ma anche la profondità del personaggio. Clarissa è l’essenza. Così come Dick è l’essenza di Don. Tutti i personaggi di Mad Men sono consapevoli della profondità del loro Io ma, proprio come i protagonisti del romanzo della Woolf, hanno difficoltà a uscire da sè e venire in contatto con il mondo in modo “grezzo”.
“Life is a luminous halo“ diceva la scrittrice. La vita è una luce forte ma dai contorni sfumati. Per questo si riduce a un alone, a causa della statica incapacità di estrarre la potenza liquida di noi stessi e trasporla nella realtà solida.
Ma nel caso di Clarissa interviene l’unico personaggio in grado di percepire la vera Clarissa: Peter Walsh. Similmente Don Draper ritorna Dick insieme ad Anna Draper, il porto sicuro in cui può esprimere il suo Io scevro dalle etichette e dai nomi.
Così, alla fine di tutto, Clarissa è pronta per la sua festa. È essenza e libertà: fear no more. Che in Mad Men si tramuta in “I’d like to buy the world a Coke”.