3) Lo Spazio
La cornice londinese catalizza il moto narrativo della Woolf. Il caos cittadino è parte integrante della narrazione, si ingloba nei suoi cittadini diventando una sorta di droga adrenalinica alla quale non possono rinunciare. La stessa Woolf non era in grado di sostenere la quiete della campagna sentendo la necessità di mescolare la sua esistenza nel flusso incessante di incroci esistenziali che solo la città è in grado di fornire.
Anche in Mad Men l’ambiente esterno è di fondamentale importanza: da un lato vi sono le evidenti discrasie tra Manhattan e gli altri quartieri (ricordiamo il contrasto tra il lussuoso appartamento di Don e quello di Peggy), dall’altro sentiamo l’insofferenza del cittadino metropolitano nell’adattare il suo stile di vita a quello proprio della campagna (in questo caso l’esempio è dato da Pete Campbell).
Ancora una volta lo spazio estriore è compenetrazione di quello interiore, concetto comprovato egregiamente dalla scena in cui Don porta i figli al cospetto della casa in cui è cresciuto. La fatiscenza e il lusso, infatti, sono due facce indivisibili della medaglia e Don Draper non sarebbe lo stesso in assenza di una delle due.
4) Il Tempo
Come lo spazio, anche il tempo è un elemento pregnante sia in Mrs Dalloway che nello show di Weiner. Lo stream of consciousness non è altro che la controparte delle illusioni pubblicitarie. Tanto i pensieri irrefrenabili quanto lo scintillio delle pubblicità tendono ad allontanare l’uomo dal vivere reale, avvicinandolo piuttosto a un’esistenza ideale e utopica.
Così lo scrittore, come lo sceneggiatore, necessita di un punto fisso che riporti il divagare al reale. I pensieri e le illusioni si allargano e si restringono con un proprio andazzo elastico, svincolato dal tempo oggettivo. Proprio quest’ultimo costituisce il filo rosso che riporta l’ebbrezza del pensiero alla concretezza della realtà.
In Mrs. Dalloway il tempo oggettivo è rappresentato dal rintocco del Big Ben mentre in Mad Men dagli eventi storici che irrompono nella narrazione e si ripercuotono violentemente sui personaggi. Come l’omicidio di John F. Kennedy, che fa scoccare in Betty la scintilla decisiva per rivoluzionare la sua vita.
5) La forza dei personaggi femminili
Inevitabile parlare di emancipazione sia nel caso della Woolf che nel caso di Mad Men.
La prima, prescindendo dai personaggi del suo romanzo, è uno dei massimi esempi e modelli per le donne che intendono opporsi ai preconcetti legati alla loro figura nella società. Così l’incipit di Mrs Dalloway, nella sua schiettezza, esprime perfettamente il concetto: “La signora Dalloway disse che i fiori li avrebbe comprati lei.”
Allo stesso modo le donne forti di Mad Men non hanno bisogno di nessun altro, se non della loro forza di volontà, per farsi strada nel mondo e afferrare a morsi la vita. Il binomio tra interiorità e volere della società è più lampante e pesante quando si tratta di una donna, soprattutto in periodi storici come quelli rappresentati in Mrs Dalloway e in Mad Men.
Siamo portate a pensare di dover scegliere: la carriera, la famiglia, la compostezza, la lunghezza della gonna. Le donne di Mad Men ci insegnano che una donna non è costretta a scegliere tra le opzioni che la società le dà. Una donna ha la facoltà e le capacità di segnare il proprio percorso deviando a piacimento da quello già tracciato.
“I don’t think anyone wants to be one of a hundred colors in a box” di Peggy Olson è la moderna interpretazione dell’incipit della Woolf. Le sfumature e l’unicità della vita sono impossibili da preimpostare. Una donna può decidere di non avere figli, appendere un quadro esuberante nel proprio ufficio, avere figli senza rinunciare alla carriera, mettere un vestito che evidenzia il seno o decidere di coprirlo. Una donna può.