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Il finale della terzultima puntata di Mad Men poteva essere il finale di serie

Mad Men
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Siamo alla fine di Mad Men. E’ la terzultima puntata della serie quando la Sterling Cooper chiude definitivamente i battenti, assorbita dalla McCann Erickson. Che in un primo momento aveva acquisito la SC lasciandola in vita e successivamente, quando siamo arrivati ormai alla conclusione della nostra esperienza con Don Draper e co., con un colpo di spugna decide di cancellarla una volta per tutte. Dopo vari ragionamenti sul da farsi, Don e gli altri accettano di entrare a far parte dell’agenzia che tanto disprezzavano. Convinti anche dal discorso del boss della McCann, che riesce ad allettarli raccontandogli di come, grazie a questo nuovo inizio, potranno finalmente avere a che fare con le major assolute, scrivendo slogan per colossi stile Coca-Cola. 

“Avete vinto”

Il discorso di Mr. McCann è molto persuasivo, così persuasivo da smuovere persino un battitore libero come Don Draper. Anzi, una balena bianca. Lo voleva in squadra da 10 anni, e non fa altro che ripeterglielo dal momento in cui mette piede in quell’azienda così mastodontica. Così mastodontica, ma al contempo così vuota. Così cupa. Niente a che vedere coi colori vivi, sgargianti e solari della Sterling Cooper. Colori che simboleggiavano vitalità, creatività, genio in libertà. Voglia di volare.

Che poi mi viene da pensare quasi che i colori delle due aziende non avessero veramente questa differenza abissale. Che magari in realtà erano più o meno uguali, ma gli sceneggiatori ci hanno voluto far vedere tutto con gli occhi di Don e soci. Che nella Sterling Cooper vedevano la bellezza e la speranza di far fiorire appieno il loro dominante genio e sregolatezza, mentre nella McCann vedevano il buio, la fine, la routine da operai della pubblicità che gli faceva schifo a tal punto da fargli sembrare tutto grigio, brutto, opprimente. Magari è un mio vaneggio, però volevo dirvelo.

Dicevamo, Don e soci approdano alla McCann. E come già scritto sopra, cominciano a vedere tutto grigio. Molto grigio. E se l’ormai vecchio Sterling e la giovane Peggy si concedevano un ultimo giro sui pattini in quel che rimaneva della Sterling Cooper, Don si buttava subito a capofitto nel nuovo lavoro. Con un entusiasmo molto contenuto, che sarebbe scemato in brevissimo tempo. Fino al punto di rottura: la riunione dei creativi della McCann Erickson. 

Don non ci vede niente di interessante. Si siede, ma in mezzo a quella marea di persone che lavorano in maniera fin troppo metodica e continuano a ripetere frasi stereotipate, si sente in trappola. Da quella trappola vuole uscire, ed esce.

Donald esce per non tornare mai più in quel posto, o almeno quella è la sua idea iniziale. Esce in cerca di se stesso, e dei suoi orizzonti perduti. Va a cercare Diane, una delle tante donne che hanno fatto parte della sua vita. Ma Diane è nient’altro che un pretesto, un mezzo per arrivare al fine. Don sta cercando se stesso, e tramite i suoi arzigogolati processi mentali pensa di trovarlo nel momento in cui troverà Diane.

Non la troverà, e non troverà nemmeno se stesso. Continuerà a vagare nello spazio. Quello spazio che è elemento dominante di una puntata che, poeticamente, poteva anche chiudere la serie. Uno spazio in cui si sentiva oppresso all’interno della McCann e che ritrova, illimitato e finalmente soddisfacente, correndo qua e là in macchina e attraversando strade sterminate. 

Ed è proprio in una di queste che Don, a caccia della libertà perduta, si imbatte in un autostoppista. Don si ferma, e comincia con lui una conversazione, mentre la meravigliosa Space Oddity di David Bowie comincia a incalzare leggiadra.

Where you headed?” – “St.Paul”
“I can go that way”
“Great. I don’t want to take you out of your way, man” – “It’s not a problem”

L’autostoppista gli dice “Non voglio farti cambiare strada, amico”. E Don risponde “Non c’è problema”. E questo è perchè Don, in quel momento, non ha una strada da seguire. E’ perso nello spazio. Don non ha una strada perchè è alla continua ricerca di se stesso. Ma veniamo al punto: perchè quello della terzultima puntata poteva essere un grandissimo finale di serie per Mad Men? Perchè Don Draper, in questo modo, si sarebbe consegnato all’eternità. 

Rimarrà alla ricerca di se stesso per sempre, senza avere il lieto fine che di fatto ha avuto nel vero finale di Mad Men (perchè quello, per quanto fosse molto particolare, è comunque un lieto fine per Don). E rimarrà irrisolto per sempre. Rimarrà in eterno viaggio.

Mad Men si sarebbe conclusa con Don Draper che continua il suo viaggio, senza di noi. E con questa canzone di David Bowie in sottofondo e questa strada incontaminata davanti, Don ci saluta voltandoci le spalle. Scorrono i titoli di coda sulla sua storia con noi. Mentre la sua storia da solo continuerà, e Don continuerà ad andare alla ricerca di se stesso. Per quel che ne sappiamo, in eterno. 

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