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Made in Abyss: perché dovreste guardare la serie anime

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Nel 2012 Akihito Tsukushi pubblicava online il primo numero del manga ideato e disegnato da lui stesso, dal titolo Made in Abyss. Un po’ di tempo dopo, viene creato l’adattamento anime che consta di due stagioni e un lungometraggio e, sfortunatamente, non è più disponibile su Amazon Prime Video. Perché sfortunatamente? Perché, come spesso accade in Occidente, a meno che non sia il caso di appassionati ed estimatori del genere, gli anime non ricevono tutti la stessa meritata attenzione. Pur trattandosi magari di prodotti validi. Questo perché nella nostra cultura così improntata sulle serie tv, il mondo degli anime viene sempre un po’ visto da lontano come qualcosa di esotico o, alla peggio, come un prodotto infantile che rimanda a un determinato periodo della nostra vita. Ma non in senso positivo.

Nel caso di Made in Abyss questa ingiusta e semplicistica opinione potrebbe essere rafforzata dal fatto che i piccoli protagonisti dell’anime sono per lo più bambini. Dato però che non si giudica quasi mai un libro dalla copertina vi basti sapere che nel 2017, Crunchyroll ha premiato la serie tv come il miglior prodotto giapponese dell’anno. Ammettetelo, adesso siete un pochino curiosi.

Allora vediamo innanzitutto di cosa parla Made in Abyss.

Made in Abyss
Made in Abyss (640×360)

La città di Orth, apparentemente unico baluardo rimasto della civiltà umana, sorge sull’orlo di una voragine denominata Abisso. Tale Abisso si spinge per chilometri e chilometri giù nelle profondità della Terra, dividendosi in sei strati conosciuti, ognuno dei quali caratterizzato da una particolarità naturalistica. La flora e la fauna dell’Abisso sono motivo costante di esplorazioni, portate avanti da un gruppo di ricerca noto come i Fischietti. I più avventurosi tra loro sono i Fischietti Bianchi, pochi coraggiosi che si sono spinti fin quasi al più profondo strato riportando indietro oggetti particolari e ignoti. Delle relique, insomma, che vengono custodite gelosamente e studiate continuamente nella speranza che possano fornire informazioni maggiori sulla voragine. Il mondo in superfice procede così rispettando una gerarchia molto rigida, dove ognuno ha il proprio compito da svolgere e il proprio ruolo da interpretare per il bene di tutta la società. La nostra storia ha inizio quando la piccola Riko trova, durante la spedizione di recupero giornaliera, trova per caso un bambino diverso da chiunque altro e non del tutto umano. Riko decide di chiamarlo Reg, visto che il bambino non ha alcuna memoria di chi sia o da dove venga.

Riko, però, si convince sempre di più che arrivi dall’Abisso. Dopo aver ricevuto un messaggio che recita “nel fondo dell’Abisso attendo”, la bambina lo convince a partire insieme spinta da una curiosità incontenibile e dal desiderio di ritrovare la madre, leggendaria Fischietto Bianco, scomparsa tanti anni prima. La discesa verso l’Abisso è, però, molto pericolosa, dato che a ogni strato di profondità corrisponde un deterioramento delle funzioni corporee, fino a una vera e propria mutazione. Intrepida e determinata, Riko non vuole sentir ragioni e si decide lo stesso a partire, accompagnata da Reg. Ha così inizio un viaggio “verso il centro della Terra”, lungo il quale Riko e Reg incontreranno creature spaventose, strani personaggi e verità sepolte da lungo tempo.

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Riko e reg (640×299)

Uno degli elementi, senza dubbio, più particolari e unici dell’anime e l’ambivalenza tra la messa in scena del racconto e le tematiche dello stesso. Se i disegni sono pressoché tutti ammantati da una distintiva dolcezza e delicatezza dei tratti e dei colori (c’è molto uso del pastello anche per un occhio magari meno esperto), i temi possono essere violenti, feroci e alcune situazioni ci lasciano davvero perplessi. Specialmente in quei frangenti in cui si ha la spiacevole sensazione che i bambini vengano sessualizzati un po’ troppo in maniera ingiustificata: vengono appesi nudi come punizione, vengono ritratti nudi e via dicendo. Una sensazione che, in tutta onestà, non è ben chiaro se sia legittima o frutto della cultura occidentale con cui siamo stati cresciuti.

Il dubbio rimane ma si affievolisce con il passare delle puntate quando risulta ben chiaro che l’intento di Akihito Tsukushi sia proprio quello di calcare la mano tra l’innocenza dei bimbi protagonisti e la violenza del mondo oscuro in cui stanno spingendo. L’ottimismo incoraggiante di Riko e la fiducia di Reg sono una luce fulgida che splende durante questo loro viaggio dantesco, mentre il buio li avvolge sempre di più. Anche gli strati con il loro background di mostri e inquietanti personaggi ci ricordano molto da vicino quella famosa discesa negli Inferi compiuta da un duo senza eguali. Alla visione angosciosa di Dante e alle rivelazioni pronunciate di volta in volta da Virgilio, si sostituisce una spedizione piena di innocente stupore e meraviglia. Vista attraverso gli occhi di una bambina che, come tale, osserva il mondo in multicolor.

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made in abyss (640×394)

Altro elemento che rende Made in Abyss un prodotto da non lasciarsi scappare è poi il suo immaginario.

Popolato da minacciose creature a metà strada tra Hollow Knight, Pokemon e e le creature mitologiche di qualche libro fantasy, l’Abisso si spalanca sotto i nostri occhi e quelli dei bambini in tutta la sua sinistra bellezza. Anche qui un ruolo di primo piano è dunque giocato dall’estetica che si divide tra disegni ispirati e wordbuilding degno delle più grandi saghe fantasy del nostro tempo. Anche i personaggi risultano splendidamente caratterizzati: dai dettagli di Reg al’aspetto di personaggi secondari come Ozen, Lyza e gli altri. Insomma, siamo di fronte a un’avventura in piena regola con tanto di creature mostruose, segreti, mondi inesplorati e piccoli eroi.