Quanti di voi si ricordano dei bei pomeriggi estivi passati spaparanzati sul divano a guardare Dawson’s Creek, The O.C. o qualche altra serie tv dei primi anni duemila? La nostalgia di quei giorni si fa sentire spesso, soprattutto ora che moltissime serie tv sono tornate disponibili nei servizi di streaming (Malcolm la trovate su Disney+). Tra le serie tv che spopolavano in quegli anni merita sicuramente un posto d’onore Malcolm in The Middle. Questa serie ci ha tenuto compagnia nei caldi pomeriggi estivi e ci ha insegnato che non importa quanto casinista e disfunzionale possa essere la tua famiglia, l’importante è che la colpa ricada sempre sui tuoi fratelli. Malcolm è semplicemente una serie geniale e indelebile nelle nostre menti.
Un po’ per i personaggi, che in sette stagioni sono riusciti a sorprenderci senza richiudersi in qualche clichè, un po’ per i lunghi monologhi di Malcolm che faceva rivolgendosi direttamente alla telecamera facendoci sentire parte dello show. E un po’ anche per la sigla, talmente perfetta e iconica che non possiamo non cantarla quando la sentiamo.
![Malcolm in The Middle (640x360)](https://www.hallofseries.com/wp-content/uploads/2022/09/malcolm.jpg)
Malcolm in The Middle (conosciuto in Italia solo come Malcolm) non parla solamente del figlio di mezzo come vuole il titolo dello show. Malcolm è un ragazzino prodigio dotato di un’intelligenza sopra la media che deve fare i conti con la sua caotica e disfunzionale famiglia. La mamma Lois (Jane Kaczmarek, che avrebbe meritato una carriera ben diversa), severa per necessità ma pilastro dell’intera famiglia, il padre Hal (un’incredibile Brain Cranston), tanto stravagante quanto incredibilmente divertente, e i suoi tre fratelli. Frances, spedito dai genitori all’accademia militare per il suo comportamento ribelle; Reese, il classico bulletto un po’ scemo e Dewey, il più piccolo della famiglia preso di mira dai fratelli più grandi.
Malcolm ci ricorda la spensieratezza dei primi anni duemila, di quando tornavamo da scuola e tra un compito e l’altro la tv ci teneva compagnia.
L’incredibile sigla di Malcolm in The Middle ci trascina innegabilmente nelle atmosfere di quegli anni. È stata una delle colonne sonore dell’adolescenza di moltissimi di noi nati negli anni ’90 (insieme, ovviamente, alle sigle di The O.C. e Dawson’s Creek). La canzone è Boss of Me dei They Might Be Giants, il duo statunitense formato da John Linnell e John Flansburgh. Una canzone dalle tinte rock il cui testo, una volta ascoltato, non vi esce più dalla testa. E, inoltre, è semplicemente perfetto per Malcolm in The Middle. Immaginarsi Malcolm (o qualunque membro della famiglia) che canta a squarciagola intonando il ritornello “You’re not the boss of me now” è pura poesia, soprattutto se sappiamo perfettamente a chi potrebbe riferirsi (ecco i 5 momenti più grotteschi (e geniali) della serie).
![](https://www.hallofseries.com/wp-content/uploads/2022/10/lois-malcolm-in-the-middle.webp)
Non sempre la sigla rispecchia la serie tv, ma non è il caso di Malcolm in The Middle.
L’originalità di questa serie tv è data anche dalla sigla, che è rimasta nel nostro immaginario collettivo e che ci fa rivivere le stramberie di Malcolm e dei suoi familiari. Non è difficile immaginare Reese, per esempio, che canta a squarciagola “Can you repeat the question?” o Dewey sconsolato che intona la frase “Life is unfaaaaaair“. Insomma, Malcolm in The Middle è una serie tv grandiosa anche se lo vediamo a 15 anni di distanza. Le atmosfere di quegli anni sono una ventata di aria fresca, come lo era lo show quando è uscito nell’ormai lontano 2000. Non sorprende, dunque, sapere che la serie ha vinto un numero spropositato di premi e che tutt’oggi riscuote un incredibile successo.
La colonna sonora che ci catapulta indietro negli anni è sicuramente una delle più belle e originali che abbiamo mai sentito in televisione. Caotica, rock e graffiante, Boss of Me è un grido di indipendenza e caos, proprio come la serie tv che l’ha adottata per ben 6 anni. Tutto di questa serie è fuori dagli schemi: i personaggi con le loro storie e il loro carattere; la decisione di rinunciare alle risate registrate e di rompere la quarta parete; le esilaranti catastrofi che colpivano i protagonisti in ogni episodio. E, ovviamente, l’iconica sigla che grida all’anarchia. Insomma, tutto ciò che degli adolescenti sognavano di vedere il pomeriggio invece di fare i compiti di scuola (grazie, Malcolm).