Maniac è uscita da poco su Netflix, e sta già facendo parlare di sé. I motivi sono essenzialmente due: l’eccezionale bravura dei protagonisti, una Emma Stone e un Jonah Hill in stato di grazia, e il modo non convenzionale con cui rappresenta un tema delicato come la malattia mentale.
Maniac è una sinfonia di colori e situazioni paradossali, grottesche, avventurose e comiche in cui i protagonisti si muovono, in equilibrio tra il sonno e la veglia. L’espediente usato per scavare nella mente dei partecipanti al trial farmaceutico, le tre pillole, è semplice ma geniale.
Nella Serie Tv viene spiegato come le pillole A, B e C rappresentino gli stadi di un processo di cura che appare quasi miracoloso. Le nevrosi e i ricordi negativi dei partecipanti saranno indagate, riconosciute e sanate da loro stessi grazie al sogno e all’intervento di un super computer, Gertie.
Se fosse vero, Maniac avrebbe scoperto come far finire sul lastrico milioni di psicoterapeuti in tutto il mondo: ti fai un sonno e via, il male è sparito. Torni alla vita di sempre rinato, con una sensazione di euforia addosso, pronto ad affrontare il mondo a testa alta.
Peccato non sia affatto così. E Maniac lo fa capire chiaramente: è la connessione tra le persone la vera cura, non una pillola, e nemmeno tre.
Ma cosa c’è dietro le pillole A, B e C? Cosa rappresentano davvero, e come riescono ad aiutare Annie e Owen? Proviamo a spiegarlo.