Vai al contenuto
Home » Manifest

Manifest 4 Pt. 1: l’inesorabile corsa contro il tempo è (finalmente) iniziata – La Recensione

Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

ATTENZIONE! Questo articolo contiene spoiler sulla 4a stagione – Pt. 1 di Manifest

Manifest 4 parte 1 è finalmente arrivata su Netflix, e non vedevamo l’ora di scoprire insieme alla famiglia Stone il misterioso caso del volo 828 su cui si sono concentrate le stagioni precedenti e, di conseguenza, anche quest’ultima quarta stagione. Nonostante il mistero venga parzialmente svelato, dovremo ancora attendere almeno fino al 2023 per il gran finale di stagione, in cui, a detta dello showrunner della serie Jeff Rake, tra la prima e la seconda parte ci sarà un time skip sulla morte di Zeke, colpo di scena che personalmente non mi aspettavo e che mi ha lasciata parecchio interdetta.

Ma insomma, dove eravamo rimasti? Sul finire della terza stagione, avevamo assistito a un brutale omicidio, quello di Grace, e al rapimento della piccola Eden da parte della passeggera Angelina, fanatica religiosa che vedeva la bambina come il suo piccolo angelo custode. Se Angelina nella terza stagione non vi stava a genio, in questa prima parte della quarta stagione arriverete a detestarla veramente con picchi non insoliti di rabbia. Il piccolo Cal era invece inspiegabilmente tornato a casa, dopo aver toccato l’ala dell’aereo, cresciuto di 5 anni. Nelle ultime scene della terza stagione lo vedevamo piangere disperato sul corpo della madre, in colpa per aver portato lui stesso Angelina nelle loro vite a causa delle chiamate.

Il finale della terza stagione ci ha lasciati con l’amaro in bocca per la morte di Grace, analogamente al finale di questa prima parte con la morte di Zeke. Abbiamo quindi capito il modus operandi dei produttori e dello showrunner. La formula in effetti funziona, perché lascia lo spettatore sospeso, con l’hype alle stelle per la stagione a venire.

Manifest 4 è la grande forza (e cambiamento) dei personaggi

Manifest 4
Ben (Josh Dallas) in una scena di Manifest 4 (640×360)

Sempre a metà tra mistery e fantascienza, Manifest non sbaglia un colpo e si riprende quello che gli era stato tolto. Reduce dalla cancellazione da parte della NBC, oggi si può dire che è un successo, la scommessa su cui Netflix ha puntato in maniera vincente. La quarta stagione parte con il botto: è straziante ma allo stesso tempo emozionante e confortante. Quello che contraddistingue questa prima parte è la grande forza dei personaggi, ognuno di loro con una propria individualità, sempre tutti pronti ad aiutare l’amico (e anche il nemico). Troviamo un Ben distrutto con capelli lunghi e la barba incolta, devastato dalla perdita della moglie e dalla scomparsa della figlia; un padre, un uomo che non si cura più di sé stesso e che non si dà pace fino al salvataggio in extremis della figlia dalle grinfie della psicopatica Angelina. Il piccolo Cal, ormai adulto, è la roccia su cui tutti contano, nonostante nella terza stagione sia stato proprio lui a portare Angelina in famiglia; Cal è tenace, intraprendente e buono, ed è straziante l’episodio in cui gli viene ri-diagnosticata la leucemia contro cui tanto aveva lottato nelle stagioni precedenti.

Ogni personaggio di questa prima parte contribuisce a creare la riuscita della serie e, anche se questi sono forse stereotipati, rappresentano sostanzialmente ognuno di noi, nelle nostre debolezze e nei nostri difetti. Prendiamo ad esempio Michaela (Melissa Roxburgh), sposata con Zeke ma ancora legata al vecchio collega e fidanzato Jaged: non ha paura di esternare i propri sentimenti dipingendoci una donna non sempre forte ma anche fragile e dai mille difetti.

Manifest 4 è un sì, perché dentro ogni personaggio c’è un pò ognuno di noi.

Non solo mistery ma anche fantasy

La famiglia Stone impegnata a decifrare una chiamata (640×360)

La quarta e ultima stagione di Manifest, a differenza delle precedenti tre, si concentra più sul soprannaturale, sul genere fantasy. Non solo mistery, quindi, che comunque è preponderante, ma attorno a metà stagione la serie inizia ad avere un carattere diverso, più definito che ci porterà verso la risoluzione del caso del volo 828 nel gran finale di stagione. Aiutata da Saanvi, la famiglia Stone entra in possesso di un’informazione essenziale per aiutarli a superare la data di morte, uno Zaffiro Omega che porterebbe alla presa di conoscenza (quella che chiamano coscienza divina) riguardo a quello che è effettivamente successo sull’aereo della Montego Air.

L’elemento religioso rappresentato dalla coscienza divina è però un’arma a doppio taglio. Questa potrebbe diventare un capolavoro o una boiata pazzesca sul gran finale di stagione. Sono molto curiosa di capire come i produttori renderanno l’idea della coscienza e della frequenza divina, ottenuta tramite le chiamate di ogni passeggero, senza farla diventare scontata o esagerando con la deriva religiosa.

Non ci resta che aspettare e vedere la fine che faranno i passeggeri e le sorti della famiglia Stone. Confidiamo tutti noi in Cal, l’unico davvero in grado di salvare tutti dalla fine del mondo.

Manifest 4 aggiunge altra carne al fuoco

Micheale Stone in una delle “chiamate” (640×360)

Killer dei passeggeri, zaffiro Omega e scatola nera sono i tre nuovi particolari che la quarta stagione di Manifest ha deciso di aggiungere per incrementare il mistery che avvolge il mistero del volo 828. Tutto comprensibile, ma non serve aggiungere altra carne sul fuoco, visto che già le precedenti stagioni avevano coinvolto gli spettatori con misteri su misteri. Adesso è ora che Netflix ci dia quanto meno delle risposte plausibili per riuscire a capire cosa sia successo ai passeggeri nei 5 anni di assenza.

Ci sono alcuni passaggi non chiari, troppi salti temporali e flashback che contribuiscono alla difficile comprensione da parte dello spettatore. Nonostante ciò, il plot narrativo e la trama sono parecchio avvincenti e gli attori sono ben definiti sia a livello caratteriale che psicologico, tanto da non rendere mai davvero noiose le puntate. Nella quarta stagione spiccano poi i personaggi di Ben Stone (Josh Dallas) e Zeke Landon, interpretato da Matt Long, che nonostante possa sembrare un personaggio secondario nelle prime stagioni, nella quarta acquisisce molto più spessore e importanza.

Che dire, non resta che aspettare la seconda parte di questa ultimissima stagione, sperando che tutte le nostre risposte (e non solo alcune) vengano risolte.