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Cosa è mancato a Manifest per essere una credibile nuova Lost?

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Il seguente articolo contiene spoiler su Lost e Manifest.

Un aereo dal destino nefasto, un gruppo di viaggiatori condannato e il mondo esterno cambiato per sempre dal loro viaggio in poi. Basterebbe solo questo per creare una nuova Lost, o almeno così penserebbe una persona che è appena finita nel mondo delle serie tv. Di solito in articoli del genere tendiamo a preparare ogni possibile argomentazione a sostegno dell’idea e solo infine forniamo la risposta allo spettatore, ma non sempre questa è la scelta ottimale. Ci sarebbe tantissimo da spiegare in seguito alla domanda “Cosa è mancato a Manifest per essere una credibile nuova Lost?”, ma la nostra risposta vuole essere chiara sin da subito: le è mancata l’assenza di Lost.

Risposta strana e per niente soddisfacente, lo sappiamo, ma è tempo di partire per il viaggio che vorrà farvi seguire la nostra linea di pensiero. Partiamo dal presupposto che Lost e Manifest siano ben diverse e per quanto non abbiamo ancora assistito al finale della seconda, dubitiamo del fatto che il paragone volgerà mai in suo favore. Che piaccia o meno, Lost ha creato un movimento multimediale senza precedenti all’epoca, regalando ai primi fan dell’era internet un prodotto attorno al quale creare discussioni sui forum online per venire a capo dei più grandi misteri della serie tv. Quello nato da Lost è uno standard elevatissimo sia in quanto a qualità e gestione dell’intera serie tv, sia in quanto alla gestione di un gruppo di personaggi così elevato. Il tutto con un errore non voluto: aver fatto pensare a troppi che si potesse ricreare un’altra Lost.

Il confronto non esiste per troppi motivi

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Potremmo parlare dei più grandi difetti di Manifest: la recitazione mai veramente al livello dei temi che la serie tv vuole affrontare o una lenta e rovinosa caduta verso cliché di sceneggiatura troppo pacchiani. Questi sono probabilmente la peggior forma che sarebbe potuta nascere dal mix dell’epoca di Lost e quella attuale. Manifest in sé non è un prodotto brutto, ha cercato di portare su schermo un mistero con vari rimandi religiosi e psicologici, ma il passare del tempo ha solo dato modo agli sceneggiatori di aggiungere troppi ingredienti a un calderone già stracolmo. Dall’Arca di Noé ai Cavalieri dell’Apocalisse, con il governo che giustamente vuole insabbiare tutto.

Nulla a che vedere con il dualismo tra fede e scienza che oscillava sull’isola di Lost, con i personaggi dispersi sia fisicamente che psicologicamente, alla ricerca di una guida e di risposte senza però una sola strada da percorrere. Come non troviamo troppe similitudini tra le esplorazioni psicologiche dei personaggi nelle due serie, effettuate tramite tecniche diverse e idee opposte. Lost si fonda su un cast che, benché venga scoperto poco a poco, si muove in massa verso un determinato obiettivo e tutti i singoli hanno una progressione in quanto gruppo. In Manifest le puntate sono molto più autoconclusive e antologiche: gran parte dei personaggi cardine di un episodio o spariscono dalla scena o rimangono nel prodotto solo quando centrali e riproposti molto frequentemente al centro di tutto.

Effettivamente il paragone tra le due serie non è del tutto centrato

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Manifest viene percepita come il tentativo di portare su schermo una nuova Lost, ma se ci fermiamo a pensare il perché di questo paragone sembra sempre più fumoso. Ci abbiamo ragionato tanto e una risposta la abbiamo trovata. Manifest è la perfetta rappresentazione di Lost per il pubblico che Lost non l’ha mai vista o non se la ricorda. Ovvero una nuova Lost vendibile perfettamente al pubblico generico. Eppure la serie tv cult del 2004 aveva portato su schermo un’idea completamente distaccata dal pensiero comune. Lost non è mai stata incentrata sul mistero perché sì; Lost era incentrata su un mistero perché questo era funzionale a ogni suo personaggio più importante.

I quesiti, le risposte, i dubbi e gli avvenimenti erano così efficaci per l’impatto che ognuno di essi scaturiva nei nostri protagonisti. I dispersi erano al centro di ogni pensiero anche quando non ce ne accorgevamo e questa costruzione minuziosa e silenziosa ci ha permesso di innamorarci di Lost in modo indelebile. Ma qualsiasi occhio non attento ha pensato che i punti di forza fossero i misteri, l’aereo, il grande cambiamento e il doversi adattare. La grande fama di Lost ha involontariamente fornito basi sbagliate a chiunque avrebbe voluto provare ad imitarla senza conoscerla davvero a fondo. Per questo quando come risposta alla domanda dell’articolo diciamo che a Manifest sia mancata l’assenza di Lost non intendiamo che senza la serie cult avremmo avuto aspettative diverse, intendiamo che senza Lost non esisterebbero gli errori più gravi di Manifest.

È complicato, sì

Immaginate questo: se Lost non fosse mai esistita nessuno avrebbe pensato erroneamente che il miglior modo di affrontare un volo nefasto sarebbe stato quello di mettere al centro di tutto continui misteri ed eventi sovrannaturali. È un discorso meramente ipotetico, ma riteniamo sia quello più onesto. Se fosse veramente solo un problema di Manifest non avremmo decine e decine di presunte nuove Lost che negli anni hanno prodotto innumerevoli buchi nell’acqua. Non avremmo continui tentativi di scrivere un prodotto simile cavalcando ancora quell’onda che si infrange sull’isola. È una mancanza generale fornita dall’aver forse notato il lato più appariscente e meno importante dell’opera originale.

Tutti i fan delle grande serie cult possono testimoniare come non sia tanto il “cosa” a rendere questi prodotti delle pietre miliari nella storia del piccolo schermo, quanto il come. Un’affermazione sostenuta più volte, ma fin troppo presa come un modo di dire. Non è mai stata la trama il punto forte de I Soprano, di The West Wing, di Breaking Bad, di Scrubs. Non sono la narrazione della criminalità, i conflitti internazionali, il narcotraffico o la medicina gli elementi chiave per cui ci appassioniamo a queste serie tv; riguarda piuttosto come questi influenzino i nostri protagonisti giorno dopo giorno. Purtroppo gli sceneggiatori di Manifest hanno fatto atterrare l’aereo ben lontano dalla destinazione.

Manifest ha ancora tempo per una manovra

Non è troppo tardi per Manifest, esattamente come la serie dice che non è troppo tardi per i suoi protagonisti. La quarta stagione è l’ultimo input che i piloti possono fornire prima dell’arrivo e probabilmente sarà il più decisivo. Sogniamo di poter finalmente osservare l’impatto degli eventi sui personaggi, abbandonando la fin troppa mitologia e il sovrannaturale in cerca di un racconto più vicino al nostro cuore e in grado di toccarci nel profondo. Non siamo sicuri di come questo sarà possibile, ma abbiamo la certezza che l’impegno per dare una degna conclusione a questa serie tv ci sia.

Forse è troppo tardi affinché Manifest sia una credibile nuova Lost, una sola stagione dovrebbe risultare tanto miracolosa quanto surreale per far cambiare idea al mondo su questo punto, ma non è l’unica rotta percorribile. La serie tv di Jeff Rake può ancora intraprendere il proprio viaggio, sola e lontana da tutti, raccontando le ultime gesta dei suoi protagonisti e fornendo agli spettatori un’esperienza unica. Non migliore di altre, ma a sé stante e senza ricerca di paragoni fin troppo ambiziosi. Manifest è ancora in tempo per essere una serie tv credibile, seppur nata tra i dubbi e cresciuta nell’insicurezza sotto lo sguardo di un pubblico non convinto, ed è ancora in grado di concludersi in modo tale da soddisfare chi le si è avvicinato.

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