Non giriamoci attorno: Mare Fuori è la serie del momento, sicuramente tra le serie italiane è quella di cui si sta parlando di più, anche se fino a poco tempo fa nessuno se lo sarebbe aspettato. Le prime due stagioni sono andate in onda su Rai 2, inserite poco dopo su RaiPlay e poi a partire da giugno 2022 su Netflix, dove è avvenuto il vero e proprio boom. Non che fino ad allora la serie non avesse avuto successo, ma è stato con il passaggio alla più celebre piattaforma di streaming che si è diffusa al grande pubblico nazionale e non, andando pian piano (almeno in parte) a perdere quello stigma che le serie italiane di mamma Rai continuano a portarsi dietro. E anzi, addirittura facendo parlare di una ridefinizione del paradigma della serialità della nostra tv di Stato.
L’annuncio e la successiva distribuzione a partire dal 15 febbraio della terza stagione – che per la prima volta anticipa la diffusione streaming su RaiPlay rispetto a quella lineare – hanno contribuito alla recente ascesa di una serie che ad oggi sta battendo record su record. Non per ultimo, recentemente è diventata il contenuto più visto di sempre su RaiPlay. Eppure, per quanto nell’ultimo periodo stia diventando un tormentone (citazioni come “Ij so Rosa Ricci” sono ormai note anche a chi delle serie italiane e internazionali non si interessa), sono ancora parecchie le persone che non hanno ancora visto Mare Fuori. E io fino a due settimane fa ero tra queste. Per quanto ne avessi già sentito parlare diverse volte anche prima della diffusione su Netflix, per un motivo o per un altro non mi ero mai avvicinata a questa serie, né avevo intenzione di farlo. Poi qualcosa è cambiato, ho guardato la prima puntata e boom, non potevo più farne a meno.
Ad oggi sono a poco più della metà del mio viaggio con le stagioni attualmente disponibili (mentre scrivo ho appena cominciato la terza), quindi la mia visione potrebbe essere ancora parziale e non tenere conto degli sviluppi futuri che chi ha visto la serie su RaiPlay conosce già. Ma a prescindere dal fatto di averla finita o meno, essere arrivata così in ritardo ed essermi pentita di non averla vista prima forse mi rende la persona giusta per consigliarla a mia volta a chi ancora non l’ha cominciata. Non starò qui a dire che è la mia serie preferita di sempre, perché non lo è; e non negherò di aver fatto caso a diversi buchi di trama e momenti paradossali che a delle normali serie italiane Rai si perdonano, ma che dalla prossima stagione in poi probabilmente saranno molto meno accettati. Eppure Mare Fuori mi sta piacendo tanto e per diversi motivi.
Eccone qui 5, sperando che possano convincere qualcuno ancora titubante a premere play, perché tirando le somme ne vale decisamente la pena.
1 – Mare Fuori non è solo guardie e ladri
Le serie italiane da questo punto di vista ci hanno abituati un po’ male: tutto ciò che è ambientato in alcune città rischia di essere associato a una storia di criminalità, che sia dal punto di vista dei “cattivi” o dei “buoni”. Ma Mare Fuori non è questo, o almeno non solo. La malavita ha certamente un ruolo dentro e fuori dalle mura dell’IPM, lo capiamo fin dalle prime scene, ma dietro c’è molto di più. I protagonisti sono tutti giovani e giovanissimi che, per essere finiti al penitenziario, qualcosa devono pur averlo fatto. Eppure le storie sono tutte a loro modo diverse e uniche: c’è la violenza domestica, ci sono relazioni tossiche, o ancora ragazzi e ragazze che si affidano alle persone sbagliate o provano tentativi di rivalsa che non fanno altro che allontanarli da chi sono davvero, o da chi potrebbero essere. C’è chi in qualche modo se l’è cercata e chi invece si è trovato in qualcosa di più grande e non riesce più a uscirne. Ci sono tanti, tantissimi errori, ma c’è anche – per qualcuno – la volontà di superarli, di buttarseli alle spalle e di migliorare. E allora forse vale la pena di cominciare a vedere la serie anche solo per questo.
2 – La colonna sonora
Nun te preoccupà guagliò, c sta o mar for
La sigla della serie, ‘O mar for, è diventata ormai un tormentone. Scritta e cantata da Matteo Paolillo – per intenderci, l’interprete di Edoardo Conte -, personalmente la canticchiavo ben prima di cominciare a vedere la serie: è orecchiabile, ha un bel testo e trasmette un’emotività che la rende davvero un pezzo vincente. Ma non è l’unica canzone a meritare un posto nella mia personale playlist tra quelle che compongono la colonna sonora di Mare Fuori. Molti momenti simili sono accomunati dalle stesse note, come a marcare una storia di sbagli che si ripete. E poi ci sono le altre canzoni cantate ancora e ancora, a creare un filo conduttore tra la realtà e la finzione, dove così come nel nostro contesto diventano delle hit cantate da tutti, non solo all’IPM. Una tra tutte Sangue nero, ancora una volta nata dalla mente di Matteo Paolillo. Sono canzoni che tornano, che si fanno conoscere prima e cantare poi; canzoni che parlano di violenza ma anche di rivalsa e che scandiscono i tempi molto meglio di qualsiasi orologio. Non a caso, il titolo di una di queste è Tic toc – non è andata così. Insomma, anche se il mio articolo non dovesse convincervi a vedere la serie, spero almeno che riesca a farvi ascoltare la playlist su Spotify.
3 – Carmine Di Salvo
In ogni serie deve esserci un personaggio preferito, è d’obbligo, e io non esito nemmeno per un secondo a scegliere il mio: Carmine Di Salvo. I motivi sono fondamentalmente due. Il primo è la sua storia (no spoiler, tutto quello che scriverò è frutto di mie riflessioni o si capisce nei primi dieci minuti del primo episodio): Carmine fa parte di una famiglia che vive di malavita ma vuole essere diverso, non si sente come loro. E ci prova, ci prova davvero a cambiare le cose. Il percorso, come è ovvio che sia, non è facile. Ma sia nei momenti in cui ci crede davvero sia quando invece è preso dallo sconforto, Carmine fa tutto con estrema passione. Il secondo motivo è Massimiliano Caiazzo, colui che a Carmine dà volto, corpo ma soprattutto anima. A mio assolutamente non professionale giudizio è il migliore tra gli attori che in Mare Fuori interpretano i ragazzi dell’IPM, riuscendo a dare al suo personaggio una tridimensionalità per nulla scontata. Questa sua capacità fa in modo che, qualunque scelta Carmine debba prendere, noi spettatori ci ritroviamo lì a metterci nei suoi panni e a pensare: e io come mi sentirei se fossi al suo posto? Cosa farei? E se non è talento questo, allora proprio non so cosa sia.
4 – Napoli
Forse sono di parte: sono originaria della provincia di Napoli e questa è la città che più di ogni altra ho vissuto, quella in cui ho frequentato l’Università e mi sono sentita adulta per la prima volta. Insomma, Napoli è casa mia. Eppure, anche per chi l’ha vista solo in foto, chi l’ha vissuta per una breve vacanza o addirittura per chi non ci è mai stato, gli scorci più belli della città sono tutti qui. Il mare navigato e quello guardato da lontano, il Vesuvio, la Galleria Umberto I ma anche molto più semplicemente gli intricati vicoletti della città, in cui perdersi tra i cardini e i decumani: Napoli si fa vedere e ammirare in tutta la sua bellezza. Due piccole postille: non fa sempre così caldo da poter girare in pantaloncini e crop top in ogni stagione e no, purtroppo non tutti vivono in case con enormi terrazzi panoramici. Per il resto però, questa serie è come una cartolina in movimento, mostrando angoli che non possono che mancare a chi ci è già stato. E per chi ancora non li ha visitati, forse è il momento di prenotare il biglietto.
5 – Poter partecipare alle conversazioni con cognizione di causa
È ovvio che per andare oltre l’episodio 1 di una qualunque serie tv è necessario che le storie raccontate ci prendano e ci appassionino. Le serie tv devono interessarci, altrimenti che svago sono? Non possiamo negare però che alcune di queste, soprattutto quelle che in un determinato momento diventano virali, debbano essere – se non seguite per intero – almeno cominciate anche solo per una ragione sociale. Tutti ne parlano, tutti la citano, da qualunque parte d’Italia gli spettatori provengano a un certo punto cominciano a cacciare espressioni in napoletano. Va da sé che in casi come questi forse una possibilità bisogna darla anche solo per poter partecipare alle conversazioni, alla peggio per dire “Ho provato a guardarla ma mi ha fatto troppo schifo per cominciare la seconda puntata”.
E quindi, vi ho convinto? Per il sì o per il no, io intanto corro a guardare la mia puntata, RaiPlay mi aspetta.