Ci sono poche cose che uniscono come la musica. Non si tratta solo di note e suoni, di spartiti da studiare e concerti da preparare, ma del suo grande e importantissimo potere: è in grado di superare i confini spazio-temporali e arrivare ovunque, senza morire mai. E’ in grado di trasmettere messaggi incisivi, idee ed emozioni che altrimenti non sarebbero esprimibili con le sole parole, arrivando a sprigionare un’energia unificante tale da congiungere amanti, amici, culture, tradizioni, lingue diverse, senza bisogno di tradurre il testo. Annullando così pregiudizi, conflitti, differenze e tutto ciò che separa le persone. Come le sbarre delle celle dell’IPM di Mare Fuori.
Innanzitutto, la musica è salvezza in Mare Fuori.
Per Filippo che, catapultato in una realtà così distante da lui, si sente un pesce fuor d’acqua. Ciro l’ha preso di mira, lo sbeffeggia ogni giorno, lo fa picchiare se non controllato. E allora, dopo l’ennesima umiliazione, scappa e si rifugia nel magazzino; là, dove trova un pianoforte. Sa che non dovrebbe suonarlo, perché così le guardie lo sentirebbero e verrebbero a prenderlo. Ma come fa a resistere alla sua passione, quando batte così forte dentro di lui? Perché per O’ Chiattillo, un giorno senza musica non vale la pena di essere vissuto. Non ci pensa due volte e si siede, tocca quello strumento che ama con tutto sé stesso, quasi trattenendo il fiato, e libera il suo enorme talento, mentre le lacrime gli scorrono copiose sul volto in uno dei primi forti, intensi e impattanti momenti di Mare Fuori.
Perché, da quando ha messo piede all’IPM, è ossigeno puro, la sua prima vera ora d’aria nella serie tv su Rai Play.
Tutti rimangono affascinati quando lo sentono suonare in Mare Fuori, compresi i suoi nemici, compresa Naditza. Completamente all’opposto di O’ Chiattillo, conosce bene il mondo carcerario, non è la prima volta per lei: stavolta, però, si è consegnata spontaneamente alle forze dell’ordine così da sfuggire a un indesiderato matrimonio combinato, a essere venduta dai genitori come carne da macello per qualche soldo in più. È forte, spumeggiante, allegra, protettiva, senza paura; stuzzica Filippo, ma in verità ne è attratta. Proprio nella musica i due trovano un punto d’incontro tra due realtà così lontane, come può essere quella tra un rampollo altolocato milanese e una ragazza proveniente dai quartieri poveri di Napoli. Eppure lei, senza istruzione musicale, riesce a suonare molto meglio di un Filippo che ha studiato anni al conservatorio. Come? Grazie all’orecchio assoluto, ovvero quell’innata capacità di riconoscere e riprodurre l’esatta frequenza di una nota senza alcuna sorta di riferimento. Ed è lui, stavolta, a essere colpito, soprattutto quando lei gli dice che quel dono glielo regalerebbe volentieri.
Ma è proprio quel dono a essere la via per sfuggire a un destino già scritto per Naditza nella serie tv su Rai Play.
È Filippo che, convincendo la madre a prendere la ragazza come allieva, la spinge a seguire una carriera musicale, la esorta a studiare e non solo a suonare d’istinto, la libera dal giogo dei suoi genitori accompagnandola verso la sua meritata emancipazione. E non sarà più costretta a rubare per vivere. Del resto, certe volte, anche alle persone più forti, serve una parola giusta al momento giusto, detta da quella persona speciale, a cui tengono e che tiene loro a sua volta, per compiere il passo decisivo. Così che il mondo possa finalmente ruotare nella giusta direzione.
Questa unione così meravigliosa, sbocciata dall’iniziativa di Beppe e profetizzata dalla musica già quando si incontrarono a Napoli, trova la sua bellissima concretizzazione nello sguardo di pace dopo un litigio, nel loro dolcissimo e meraviglioso bacio. Così poetico, perché le mani si muovono suonando il pianoforte, mentre le bocche si cercano, si toccano, sorridono e si baciano, fondendo arte e cuore in una sola anima.
Naditza e Filippo non sono gli unici a essere uniti e salvati dalla musica in Mare Fuori.
Per Cardiotrap è il modo per esprimere quello che ha dentro: una vita vissuta nel terrore della violenza di chi invece dovrebbe proteggerlo. Ma, come scrive su quelle pagine intrise di lacrime e forza:
“Io non mi piego alla violenza che ha lasciato l’eco
Ai buchi che ha lasciato l’ego
A un corpo morto che hai lasciato steso”
E non ne è uscito illeso. Infatti, deve pensarci lui a togliere la madre dalla tirannia violenta del padre, accettando anche di diventare un criminale. Ma Gianni ha un cuore d’oro e non lo dimostra solo quando torna a salvare la vecchietta che ha rapinato: lo dimostra soprattutto con Gemma. Non vuole che la ragazzina faccia la stessa fine di sua madre in Mare Fuori e cerca di farle capire che tenersi in contatto con Fabio è sbagliato. Non è facile penetrare nella corazza di chi è dipendente affettivo da una persona violenta, sviluppando una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti dell’aguzzino. Ma se le parole non servono, arrivano le azioni. Gianni le strappa di mano il telefono e la schiaffeggia. Uno schiaffo, una parola dolce. È così che faceva Fabio, no? Quello peggiore, però, è metaforico, perché vedere il volto sfregiato della sorella la fa rinsavire. Almeno per il momento. E i due trovano un’intesa meravigliosa, esemplificata da quella canzone d’amore che si cantano dalle loro celle.
Un ragazzo che trova in Filippo un inaspettato amico, un legame forte nato proprio durante le lezioni di musica. Lì dove O’ Chiattillo gli confessa l’omicidio di Ciro, ma lui non vuole entrare in questa faccenda. Perché rovinare qualcosa di così bello con una verità così dolorosa? Cardio non ci sta; Filippo lo apprezza e ricambia scrivendo la base musicale per la sua canzone.
Quel Sangue Nero versato da Gemma e dalla madre di Cardio in Mare Fuori, dalle donne maltrattate, vittime di un amore malato, che si ribellano e vengono picchiate; quello presente sulla bocca di chiunque sia immerso in una crudeltà spietata, dove “Occhio per occhio rende il mondo cieco” e
“Sang ogni nott
Ma nisciun s n mbort“
È il dolore che Gianni riversa in musica, trasformando la sua rabbia in forza creativa, per poterla superare una volta per tutte. Ma all’evento, quando deve cantare quel brano accompagnato da Filippo, arriva il padre. È bloccato, non riesce a proferire parola di fronte a chi l’ha sempre umiliato. Il destinatario di quella canzone. Ci pensa Gemma, come a voler restituire quello che Cardio ha fatto per lei, a dargli la forza necessaria per ritrovare la sua voce (come farà O’Chiattillo prima del suo concerto). Ed è così dirompente ed emozionante, che è impossibile non versare una lacrima di fronte al coraggio di Cardio, a questo inno contro la violenza, a questa luce di speranza in un mondo pieno di oscurità.
E, ricongiungendosi al potere unificante della musica, ecco che Cardio si mette a cantare “O Mar For” nello spettacolo su Rai Play, mentre i suoi compagni si uniscono a lui raggiungendolo sul palco, sotto lo sguardo soddisfatto di chi ha dedicato la vita al benessere di quegli adolescenti dimenticati dalla società. Cantano i ragazzi, le ragazze, i poliziotti, gli educatori, qualche partner e pure dei genitori. Cantiamo anche noi. Perché in quel momento non ci sono differenze, gerarchie, divisioni di ogni tipo. C’è solo la musica. Perché:
“Nun te preoccupa guaglio, c sta o mar for”.