E’ doveroso premettere che il seguente articolo contiene numerosi spoiler su tutte e tre le stagioni di Mare fuori, perciò, se dovete ancora recuperare la serie, non proseguite nella lettura.
Dopo la prima stagione di Mare fuori, una delle principali necessità, ai fini della trama, pareva essere quella di sostituire la figura di Ciro Ricci, un heel con la H maiuscola, perfetto interprete del ruolo di boss assoluto e incontrastato dell’IPM di Napoli. E durante tutto il secondo capitolo dell’acclamata serie Rai, il pubblico ha rivolto le proprie attenzioni su Edoardo Conte, migliore amico di Ciro e erede diretto del suo “impero”, per fedeltà e status. Eppure, questo passaggio del testimone è sembrato fin da subito forzato e inadatto, ma dopo la terza stagione possiamo affermare con certezza che, da Edoardo Conte, ci aspettavamo ciò che nessuno aveva in serbo per lui.
Mare fuori: perché sostituire Ciro
Quando un personaggio di spicco di una serie muore, soprattutto se è un cattivo, ci si aspetta immediatamente che venga sostituito, e una delle parti più coinvolgenti per il pubblico è proprio quella di indovinare chi sarà, dei personaggi restanti del cast, a raccogliere il testimone. Ciro Ricci continua ad essere oggi tremendamente rimpianto e osannato, non solo dai membri della sua banda ancora rinchiusi all’IPM di Napoli, ma anche e soprattutto dal pubblico a casa. Nonostante Edoardo fosse stato designato automaticamente come suo erede, è abbastanza lecito pensare che gli autori, visto il potenziale del suo personaggio, abbiano dirottato il tutto per sorprendere ancora una volta il pubblico e non lasciare effettivi punti di riferimento all’interno del carcere minorile. La realtà dei fatti è che lo status enorme di Ciro aveva quasi reso obbligatorio ricercare un suo sostituto, ma Mare fuori ci ha solo lasciato credere di vuole insistere sulla linea dei Ricci vs. Di Salvo anche all’interno dell’IPM, e un’altra prova a dimostrazione di tale tesi è la rapida metamorfosi di Rosa Ricci, sorella di Ciro. Tornando a Edoardo, si può fare un parallelismo diretto (tranquilli, non stiamo assolutamente paragonando le due serie), con quanto visto in Romanzo Criminale (occhio agli spoiler anche qui), dove la morte del Libanese, un leader duro e carismatico, ha lasciato spazio al regno del Dandi, un donnaiolo amante della bella vita che si è ritrovato a fare il boss e a modificare inevitabilmente la sua attitude. Edoardo, oltre a non essere credibile quanto Ciro nel ruolo di leader criminale, ha un po’ le stesse reference del Dandi, che piace al pubblico proprio per quel suo lato folle e indomabile, totalmente inadatto, appunto, per comandare.
Così, piuttosto che bruciare un potenziale beniamino, è stata intrapresa la strada che fa di Edoardo più un joker, un personaggio imprevedibile, dal temperamento indubbiamente negativo, ma mai capace di macchiarsi di atroci delitti e più interessato, invece, a una libertà vissuta con passione e spregiudicatezza. Le sorprese, tuttavia, non sono finite. Sul finale della terza stagione infatti, Cucciolo si fa avanti con il boss Salvatore Ricci, proponendosi come suo nuovo braccio destro all’interno dell’IPM, non sapendo che è in realtà egli stesso il mandante dell’agguato a Edoardo. La scelta di esporre Cucciolo, un personaggio controverso e sicuramente più sensibile e maturo dei suoi precedenti, è una delle più particolari del terzo capitolo di Mare fuori, e sarà interessante vedere come verrà portata avanti la sua candidatura come nuovo alleato dei Ricci, soprattutto ora che la sua omosessualità è stata scoperta dallo scapestrato fratello Micciarella, autentica mina vagante.
Fuori non c’è solo il mare
L’altro focus importante in merito alla quesitone, riguarda la direzione presa dall’intera serie. Mare fuori, nella prima stagione, ci trasporta all’interno di un carcere minorile in cui è in atto la proiezione di una guerra di camorra che contestualmente si sta svolgendo fuori, nel mondo “reale”, quello degli adulti. Tutto questo culmina poi con la presa di coscienza che anche ciò che accade dietro le sbarre è reale, e i protagonisti sono dei ragazzini che millantano una guerra che non può mai e poi mai appartenere, in un mondo sano, a una gioventù spensierata. Ora però, a mentre fredda, dopo aver visto la terza stagione, ci si rende conto che il lavoro svolto dai vari Paola, Massimo, Beppe e tutti gli altri santi che lavorano all’IPM per dare un futuro ai ragazzi, ha dato eccome i suoi frutti. Mare fuori non è più il bene contro il male, non è mai voluta essere una proiezione giovanile di quanto accade in Gomorra e nella vita di tutti i giorni nei quartieri criminali di Napoli, piuttosto, Mare fuori si propone come alternativa, in tutto e per tutto, a quel tipo di vita. Dopo la faida tra Ciro e Carmine (spalleggiato da Filippo) nella prima stagione, la serie ci fa capire che non esiste alcuna vendetta a quell’età, e che macchiarsi di atroci crimini è come uccidere sé stessi, almeno per dei ragazzi che hanno tutta la vita davanti. Dopo la commovente scena in cui Massimo fa letteralmente da scudo umano per salvare la vita di Edoardo, rincorso dai sicari del suo stesso boss, è tutto più chiaro: non c’è un noi contro di voi all’interno dell’IPM di Napoli, quanto più un noi contro di loro, contro tutto ciò che sta fuori, e non ci riferiamo in minima parte al mare, simbolo di libertà, ma al mondo dei “grandi”, che da questi ragazzi avranno sempre e solo da imparare.