Ancora freschi dalla puntata finale di MasterChef Italia 11, nella giornata odierna abbiamo preso parte al Round Table con i tre finalisti del cooking show più amato d’Italia: Lia, Christian e Carmine. Nonchè, successivamente, con la grande vincitrice di questa edizione: Tracy.
È stata sicuramente un’edizione intensa e ricca di emozioni, in cui tutti i concorrenti sono cresciuti moltissimo sia dal punto di vista personale che dal punto di vista tecnico, anche grazie ai tanti rapporti d’amicizia e di stima che si sono creati all’interno della MasterClass, come lo stesso Carmine ha tenuto a sottolineare.
La mia più grande vittoria sono tutte le persone che ho conosciuto e i rapporti che ho instaurato con le persone che ho conosciuto grazie a MasterChef. Ovviamente ho instaurato dei rapporti diversi con i concorrenti: non è possibile essere amici amici di tutti, quindi c’è chi ha legato di più con me, chi di più con altri, però sono contento di aver conosciuto ognuno di loro, perchè ognuno mi ha dato qualcosa e mi ha insegnato qualcosa che mi porterò dietro. Poi ringrazio MasterChef perchè mi ha cambiato e mi ha fatto crescere dal punto di vista personale e dal punto di vista culinario. Ho fatto tante esperienze in cucina, ho cucinato in un tri-stellato e fino a qualche mese fa non potevo neanche immmaginare una cosa del genere. Ho conosciuto i tre giudici che per me sono sempre stati degli idoli e mi hanno fatto dei complimenti tante volte, sbilanciandosi, e anche questo è qualcosa che non avrei mai potuto immaginare prima di MasterChef. Sicuramente, per quanto possa essere breve la mi vita da diciannovenne, è stata l’esperienza più bella.
Agganciandoci ai rapporti che si sono creati nella MasterClass ci ha incuriosito quanto la presenza di Carmine abbia influito nella crescita esponenziale che Christian ha avuto a MasterChef 11, in quanto quest’ultimo ha sempre affermato di provare molta stima per il diciottenne fuoriclasse. Christian ha commentato in questo modo:
Carmine è stato fondamentale per la mia crescita all’interno della MasterClass, perchè io da sempre sono stato una persona competitiva, in tutto, con tutti e a volte anche con me stesso. Cercavo di superare me stesso e, molte volte, invece, mi frenavo. Quando per la prima volta ho visto una persona così talentuosa, con delle idee di cucina così particolari, ho deciso di seguirlo. Il problema è che MasterChef è una competizione, non puoi limitarti a seguire le persone, devi provare a superarle, perché alla fine ne rimane uno. Quindi questa sana competizione con Carmine mi ha aiutato tantissimo all’interno della MasteClass per andare avanti.
E, di conseguenza, abbiamo chiesto a Carmine se il fatto che la maggior parte dei concorrenti in gara lo ritenesse “il concorrente da battere” gli abbia fatto sentire in qualche modo il peso delle aspettative. Ecco la sua risposta:
Più che sentire il peso di essere un po’ temuto dagli altri concorrenti ero orgoglioso, e iniziavo a essere anche meno insicuro sulle mie capacità. Ho sempre detto che sono entrato a MasterChef pieno di insicurezze, dalla prima Mistery è iniziato a cambiare qualcosa: già essere chiamato tra i migliori alla prima Mistery Box, io che stavo vivendo un sogno e stavo cercando di capire dove mi trovassi, a ogni prova iniziavo a sentirmi più sicuro e a sentirmi più capace di quelle che sono le mie capacità e le mie qualità in cucina. Che i ragazzi mi temessero l’ho apprezzato, non ho mai sofferto questa cosa, l’ho sempre vista di buon occhio e ho cercato di vedere la parte positiva della cosa.
Non a caso c’è stata un’eliminazione in particolare che ha influito sull’umore generale dei concorrenti e in particolare su Carmine, e non è difficile immaginare quale.
Dall’eliminazione di Mime penso che abbiamo perso una concorrente che infondeva una serenità e una genuinità che nessuno di noi era capace di infondere allo stesso modo. Abbiamo perso una componente fondamentale che cambiava un po’ le sorti del gruppo. Lo dico sempre, per me all’interno del percorso sono stati fondamentali anche i ragazzi: mi facevano essere sereno e lucido, avevo quacuno con cui parlare e con cui confrontarmi. Perdere componenti era sempre un duro colpo, sia a livello affettivo ma anche a livello di percorso e di difficoltà che trovavo per la mia stessa strada all’interno della MasterClass. Sicuramente perdere Mime è stato un duro colpo da digerire per questo discorso sul come ero dipendente dai ragazzi per il mio stesso percorso.
E di amicizia ha parlato anche Lia, che dal primo momento è stata ben chiara sul fatto che non fosse lì per fare amicizia ma per arrivare quanto più lontano possibile nella gara.
Da MasterChef sicuramente porto a casa tanta consapevolezza: la consapevolezza che quel ‘tanto tanto tanto’ è un complimento e non un affronto e che la mia determinazione può essere sfruttata per fare delle belle cose e perseguire quello che ho sempre considerato una passione, e che adesso sto pensando di trasformare in una professione. Mi porto a casa delle belle amicizie, sono entata nella MasterClass senza nascondere che non ero lì per fare amicizia, ma per vivere una sana competizione, e sarei stata tanto più felice nel trovare sul mio percorso delle persone agguerrite, stimolanti e capaci. Invece, mio malgado, sono riuscita ad affezionarmi a un gruppo di persone con cui si è creato veramente un bel legame e con cui penso ci sarà un seguito anche professionale e, perché no, delle opportunità. Da un lato, quindi, la svolta caratteriale e dall’altro la svolta sentimentale.
E di crescita personale e professionale abbiamo parlato a MasterChef anche con Christian, il cui percorso si presenta indubbiamente come uno dei più formativi.
Dal montaggio emerge chiaramente il suo modo di lavorare metodico e intriso di concentrazione. Spesso, infatti, abbiamo notato che isolare gli input è stata la sua priorità nelle prove più importanti, addirittura in finale lo abbiamo viso esortare la sua tifoseria a non “far casino” per lui. Gli abbiamo quindi chiesto qual è stata la prova in cui si è sentito maggiormente penalizzato dall’errata messa in pratica di questo suo metodo di lavoro.
Sicuramente nel primo Pressure non avevo ancora capito, non ero ancora entrato nei meccanismi di isolare gli input e capire cosa vogliono dalla prova. Oltre che il primo Pressure anche il primo Invention, direi. Al primo Pressure ho preso la lattuga e l’ho sbattuta così sul piatto, al posto di lavorarla […] Al primo invention, invece, quello che ho fatto insieme a Giulia, non abbiamo capito il senso dell prova ossia il fare una cosa ma dimostarne un’altra e mettere nel piatto qualcosa di diverso, e per l’appunto abbiamo portato un piatto semplice che come ci ha detto la chef, nonostante fosse buono, mancava proprio il senso della prova. E quindi sì, sicuramente ce ne sono state. Man mano, andando avanti con il percorso ho perfezionato questo modo di lavorare metodico e soprattutto pulito. D’altronde se lo ripetono allo sfinimento un motivo c’è.
Per quanto riguarda invece il rapporto con i giudici di MasterChef, i tre finalisti sono stati concordi nel dire che con l’avanzare della competizione Cannavacciuolo, Locatelli e Barbieri hanno imparato pian piano a conoscere e apprezzare l’evoluzione di ciascuno. D’altronde, ciò che accomuna gli aspiranti chef è la voglia di raccontarsi attraverso i piatti che cucinano, di conseguenza più si va avanti nella gara e più si ha la possibilità di far assaggiare nuove creazioni ai tre giudici che possono carpire nuove sfumature dei vari concorrenti e della loro idea di cucina. In generale si sono dimostati persone con una grande voglia di insegnare qualcosa.
Carmine, d’altro canto, nonostante si trovi pienamente d’accordo con le affermazioni di Lia e Christian, e si sia sempre sentito molto vicino soprattutto a chef Barbieri e Chef Cannvacciuolo, nell’ultima parte della competizione ha percepito un certo distacco.
Verso la fine ho iniziato, forse nella mia testa, a percepire un po’ di distanza nei miei confronti che non so da dove derivi. Magari da aspettative che non sono riuscito a portare a termine. È stata una mia impressione, ma in ogni caso li ringrazio tantissimo e sono stati dei grandi mentori.
A seguito della conferenza stampa con i tre finalisti, abbiamo avuto la possibilità di porre delle domande a Tracy, vincitrice di questa undicesima edizione di MasterChef.
La nuova MasterChef italiana ha iniziato parlando della stima che prova nei confronti degli altri due finalisti Carmine e Christian, due concorrenti che ritiene preparatissimi e che l’hanno indotta a studiare tantissimo in vista della finalissima. Inoltre, ha rivelato che se non avesse vinto lei avrebbe voluto con tutto il cuore la vittoria di Christian.
MasterChef mi ha fatto prendere più consapevolezza del mio carattere e della persona che sono, nonchè a mettermi in gioco con altre persone.
A tal proposito, ci siamo chiesti quanto MasterChef abbia influito sulla sua capacità di aprirsi e di fidarsi delle altre persone. Non a caso, solo qualche episodio fa Tracy trovava difficile definire “amici” i suoi compagni di avventura, ma al momento della presentazione del menù finale li ha definiti quasi una famiglia.
Questa esperienza mi ha aiutato tantissimo perché mi sono dovuta confrontare con persone che non conoscevo. Piano piano ho capito che dovevo lasciarmi andare, per farmi conoscere ma anche perchè così mi sono arricchita anche io con queste persone. Sono andata sempre d’accordo con tutti, ma ovviamente ci sono delle persone a cui mi sono legata di più e che ad oggi posso definire amiche. Quindi mi ha dato tantissimo, ho fatto un viaggio interiore pazzesco. Ma non mi sono mai sentita limitata dagli altri, perchè alla fine è una gara. I legami c’erano e volevo stare sempre con le persone a cui ero più legata, ma sapevo che era un gara e vinceva solo uno. Quindi anche le strategie le capivo, nonostante abbia avuto qualche reazione di disaccordo in qualche prova, ma sono reazioni naturali, finisce lì e poi amici come prima.
Raccontandoci poi dell’affetto che la lega soprattutto a Tina, conosciuta già ai Live Cooking, Giulia, Dalia ed Elena, tutte persone cui ha continuato a intrattenere rapporti al di fuori della MasterClass.
Per ciò che attiene al rapporto con i giudici, Tracy non ha nascosto la sua ammirazione nei confronti dei tre chef, che ha amato nel corso di tutto il programma.
In particolare ha apprezzato la loro gentilezza, anche quando si trattava di muovere delle critiche, queste erano sempre costruttive e mai fini a se stesse, e non solo nei suoi confronti ma nei confronti dell’intera MasterClass. E parlando della finalissima ha affermato:
Nella finale sapevo che il dolce era il mio tallone d’Achille, quindi ho iniziato subito a farlo. Al dolce non ho dato tantissima importanza, perchè sapevo che altrimenti mi avrebbe portato via la maggior parte del tempo. Quando sono uscita con il secondo e sono riuscita a fare il budino di platano con le foglie, ho detto ‘ok fin qua sono sicura di quello che ho fatto’, ma non perchè ero sicura di vincere, ma perchè ero felice di aver fatto tutto ciò che volevo fare e di essere stata nei tempi. Ovviamente avere cinque donne in balconata che tifavano per me, anche se non si facevano sentire troppo perché mi conoscono e sanno che ero in una specie di bolla, è stato bellissimo. Ho cucinato anche per loro.
In conclusione, posto quanto la parola “insegnamento” possa essere considerata una delle parole chiave a MasterChef, alla luce del fatto che Tracy avesse accusato più volte la mancanza di punti di riferimento, ci siamo chiesti se c’è stato un ospite che ha interiorizzato di più.
C’è stato più di un ospite che mi ha ispirato e fatto brillare gli occhi. La prima che mi viene in mente è la dott.ssa Anissa [Helou ndr], che non è solo una cuoca ma anche una scrittrice e un’attivista, insomma vedere questa donna così schietta, diretta e forte che conosce il mondo delle spezie come nessun altro, per me è stata una fonte di ispirazione e dentro di me pensavo: ‘ecco quello che vorrei fare, andare in giro a portare le spezie nel mondo’. E poi Enrico Crippa, il quale mi ha incantata e starei ore ad ascoltarlo parlare perché trasuda passione e amore per quello che fa. Mi è piaciuto tantissimo e mi sono vista un pochino pochino come lui, nel senso che anche a me piace sporcarmi le mani, zappare, raccogliere le cose. Quindi Crippa e la dottoressa Anissa.