Questa settima puntata della terza stagione di Mayor of Kingstown è in assoluto la più drammatica. Con la scomparsa di Rhonda che continua ad avere conseguenze, il livello nuovamente alto dello show Paramount+, che ha raggiunto il suo punto massimo con lo scorso episodio, continua. Meno azione, sicuramente, ma un altro incipit inaspettato ed estremamente crudo. Un nemico forse nuovo, o che ancora una volta, esplicita la sua sanguinaria natura.
Considerando alcune recenti indiscrezioni, speriamo in un rinnovo della serie, soprattutto dopo che Taylor Sheridan ci regala uno degli episodi dal maggior impatto visivo. Tinte fredde e cupe con luci sfumate che rappresentano le inquietudini che si susseguono nella puntata in assoluto più buia di tutta la stagione. E dove l’oscurità di Kingstown torna, incombente, portando a nuove tragedie e nuovi massacri. Ma stavolta c’è qualcos’altro che è cambiato.
Dopo l’azione l’aspetto più introspettivo e l’anima dei personaggi sotto la forza distruttiva di Kingstown
Le vere novità e la trama che procedono verso una conclusione che aprirà forse più scenari, riguardano l’interiorità dei personaggi. Potrebbe esserci uno scontro tra Kyle e Robert, dove quest’ultimo viene marchiato da Evelyn come un uomo che ha trovato piacere nell’uccidere. Che vuole sparare solo e unicamente per un motivo. Una figura di cui Mike ha sempre avuto timore, oltre che stima, prima che venisse definito un perfido assassino. Iris inizia a sentire il peso non tanto di una doppia identità, ma di cosa vuol dire appartenere a una o all’altra banda rivale. Dover sopportare la morte di persone innocenti, che nulla hanno a che vedere con uno scontro che non fa sconti a nessuno. Nonostante questo attacco, che non proviene comunque dai Crips, e che colpisce Konstantin, sembrano essere gli Ariani a vincere, ad avere sempre più uomini al proprio seguito, a rivendicare il controllo di Kingstown.
Si sviluppa anche la storyline che riguarda Tracy, unica estranea al resto del racconto, che sempre rimarca le atroci azioni che si consumano nei penitenziari di Kingstown. In questo caso si tratta di quello femminile. Si chiarisce la direzione di minacce e pericolo che ha preso quel rapporto di lavoro che poteva far pensare ad altro. Forse Tracy ha, senza volerlo, scoperto quanto accaduto tra quelle mura. Il vero cuore di Mayor of Kingstown per questa settima puntata riguarda però comunque Mike e Bunny. Mai si pensava che avremo sentito Bunny dire a Mike: “we are done” e cioè “abbiamo chiuso“. Nè si immaginava che sarebbe stata una frase definitiva, senza un ritorno, e non un momento di rabbia. Mike e Bunny non sono più alleati. Bunny è, se deve, pronto a distruggerlo.
Cambiano i nemici e gli alleati e Mike rimane solo contro tutti
La puntata inizia infatti con l’avvertimento di colleghi e amici di Mike, di non mettersi contro chi potrebbe comunque prendersela con lui. Se Mike non ha tempo di pensare a una relazione interpersonale, qualsiasi essa sia, che è arrivata a un punto e che è pronta a dar vita a un nuovo capitolo, ora è consapevole che lui, quella guerra iniziata, non può più controllarla. Non ha potere su Callahan, né su Konstantin. Ora non lo ha più su Bunny.
La stessa Evelyn continua la sua indagine interna e quel terribile incidente che apre questo settimo episodio non è d’aiuto. Un clima di dramma e tragicità aleggia in questa settima puntata. Se parte tutto da quella strage, agghiacciante, che avviene all’inizio e che dà in parte il titolo all’episodio, il punto cardine di Mayor of Kingstown è sempre quello. Cioè che a pagarne le conseguenze sono, troppo spesso, i civili.
Persone innocenti dal futuro già scritto che, piene di sogni e speranze, si ritrovano al servizio di chi può eliminarle da un momento all’altro. Se solo questo non bastasse, sono coloro che vengono prese di mira e diventano esche per colpire nel profondo chi le controllava. Konstantin, che ha ucciso Tatiana senza pietà, gettando suo figlio neonato in un cassonetto, è comunque devastato dalle “sue ragazze”, come venivano chiamate, che hanno trovato quel tragico destino. Ragazze che se mai lo avessero tradito, avrebbero fatto la stessa triste fine di Tatiana. Ecco che la personalità di criminali, poliziotti corrotti, sindaci ambivalenti e boss sull’orlo di crollare, si colora di nuove caratteristiche.
Tutti in questa puntata di Mayor of Kingstown perdono qualcosa
Mike ha perso un alleato, forse un amico e sicuramente un potere. Konstantin ha perso la propria merce, forse delle ragazze delle quali si sentiva padrone e protettore, e sicuramente la possibilità di dar vita a quel traffico su cui aveva messo le mani. Come, similmente a Mike, anche Bunny ha porse un alleato e forse un amico, può dire addio sicuramente all’immunità che Mike stesso gli garantiva. L’unico a non farsi vedere in questa puntata è Callahan, perché è appunto lui il vero villain di questa stagione. Mentre i suoi uomini, gli Ariani, continuano a usare quell’odio razziale che si agita dentro di loro, come scusa per attaccare chi, ad Anchor Bay, fa le veci di Bunny. Con donne e bambini che vengono minacciati. Non è un segreto, per gli Ariani di Kingstown la frase “le famiglie non si toccano” non conta nulla.
Con il personaggio di Merle Callahan, Mayor of Kingstown costruisce il suo villain più riuscito
La stessa interiorità di Iris subisce l’attacco nei confronti di Konstantin e forse la sua fiducia verso Mike sarà messa a dura prova. Mentre qualcuno inizierà a sospettare di quelle telefonate della stessa Iris, con le scuse che prima o poi finiranno. Con questo episodio Mayor of Kingstown ricorda e chiarisce come si è arrivati a un punto che non si pensava si sarebbe mai raggiunto. Un qualcosa che nelle stagioni precedenti non sarebbe successo.
Dove vediamo Mike, che quando si tratta di civili tira fuori il peggio di sé, dover chiudere gli occhi di fronte a un omicidio di massa. Dove quelle giovanissime ragazze ignare sono andate incontro a una morte orribile. E non sono così diverse da come era Iris qualche anno prima. Sembra esserci solo Callahan dietro, per quanto non sia certo. E questo aumenta l’indole velenosa, arida e spietata di questo nuovo personaggio. Che con pochi momenti e minuti sullo schermo è riuscito a diventare una delle figure meglio riuscite e costruite.
La sublime interpretazione di Jeremy Renner e il suo Mike tormentato
La violenza, che è sempre presente in Mayor of Kingstown, è in questo puntata più velata, più interna ad Anchor Bay, e non poteva essere altrimenti. Non dopo un inizio così difficile da digerire. La sofferenza per queste morti e per chi ha colpito non solo civili, ma famiglie e adolescenti, è negli occhi di Mike, di Evelyn, di Konstantin, di Iris e di Bunny.
Nelle parole di Ian “ci nuotavamo da bambini in quel fiume“. Quello stesso fiume dal quale hanno pescato un numero troppo alto di corpi senza vita. È struggente l’espressione di Jeremy Renner che dà al suo Mike uno sguardo perso e afflitto, mentre osserva di notte le profondità di quel fiume che, forse prima, rappresentava solo la sua infanzia, e che ora non sarà più lo stesso. Uno sguardo, e qui da lodare ancor di più Jeremy Renner, che trasmette anche una consapevolezza. Lui può concedersi solo un momento, un attimo di disperazione. Non di più. Per far sì che una cosa del genere non accada più.
Cosa c’è di davvero diverso in questa terza stagione di Mayor of Kingstown
La particolarità di Mayor of Kingstown e che conferma la terza stagione finalmente al massimo delle sue possibilità, risiede in un elemento in particolare. Si è abituati alla crudeltà e alla disumanità che da sempre avvolgono Kingstown e questo “incidente” iniziale non è diverso da altre terribili vicende che hanno interessato lo show. Ma a renderlo qualcos’altro è farlo accadere in un settimo episodio alla fine di una situazione che si è cercata di gestire. E che ora è chiaro essere del tutto fuori controllo, fuori dalla portata e dalle capacità di Mike. Il suo avvilimento è dato dal fatto che ha capito che c’è in gioco un controllo totale della città, non più confini che stabiliscono un territorio.
Merle è tornato per prendersi tutto e Mike sa che farà qualsiasi cosa per raggiungere il suo scopo. Per un attimo, Mike sembra pensare che non sa come fermarlo. Senza contare che non è facile, per i loro trascorsi, fermarlo davvero. Subito dopo le parole di Bunny, quelle che sanciscono una fine e un Mike adesso irrimediabilmente solo. Con Mariam che non c’è più, Evelyn pronta a rinchiudere i suoi colleghi tra cui Kyle, anche lui lontano, non più alla Omicidi, con Iris informatrice e con Bunny non più alleato, ma nemico.
La puntata Marya was here è una sofferta gioia per gli occhi
Mayor of Kingstown, al quale mai nulla è mai mancato sulla tecnica, in questo settimo episodio, dal drammatico titolo Marya was here, realizza un vero e proprio esercizio di stile. Tra recitazione e regia, cambia la percezione di intere sequenze. E tra immagini forti e brutali, l’impatto visivo aumenta, eccelle e si carica d’intensità anche in quelle scene che si possono considerare di respiro. Quei momenti in cui si sentono le emozioni e i tormenti che abitano gli animi dei personaggi. Dalle lacrime trattenute di Iris, alle parole insensate di un Konstantin senza forze, dal coraggio di Evelyn che attacca un Kyle sempre pronto a difendersi. Passando per quella quasi aggressione a Tracy. Fino all’ultima volta che Mike guarda Bunny con fiducia, sapendo che, come Bunny stesso gli dice, la prossima che si incontreranno, ne rimarrà solo uno dei due.