Attenzione, seguono spoiler sulla 3×01 di Mayor of Kingstown
Non c’è pace per chi vive a Kingstown, la città fittizia più spietata d’America, e il primo episodio della terza stagione di Mayor of Kingstown non fa che confermare questa, sempre più evidente, verità. La serie tv Paramount+ torna a raccontare gli innumerevoli tentativi di ritrovare ordine e stabilità in un territorio governato da contrasti e dissidi. Mentre nuove stragi e nuovi reati imperversano per i quartieri. Dall’ambientazione angosciante, dura e inesorabilmente infernale, con una carica e un coinvolgimento presenti in ogni puntata, fino a un ritmo in crescendo che si prospetta in linea con il primo capitolo, più che con il secondo (qui la recensione della seconda stagione), Mayor of Kingstown mantiene il suo potenziale. E colpisce, prendendosi qualche rischio in più. Rimanendo sempre una delle più viste sulla piattaforma (qui una lista dei titoli imperdibili di Paramount+).
Un ottimo, straordinario Jeremy Renner, affiancato da Taylor Handley, tra le figure più riuscite dello show. Accanto a Hugh Dillon, anche creatore della serie insieme a Taylor Sheridan, al cast non manca nulla. Degna di nota ancora una volta la scrittura. Semplice e intervallata da quei momenti distesi dove ognuno si abbandona all’idea, allettante ma illusoria, di una vita diversa. Lontano da quella voragine di crudeltà che sembra inseguire ognuno di loro. Telefoni che squillano continuamente, raid che si trasformano in massacri, attentati che risvegliano dal dolore. Insieme a gang rivali che si riorganizzano e indagini interne che, per la prima volta, non si fermeranno. Una serie tv che punta quindi, ancora una volta, su quei grandi colpi di scena che hanno fatto impazzire il pubblico. Uno show assolutamente da recuperare se non l’avete ancora visto.
Rabbia e sfiducia si rianimano quando ogni tentativo sembra vano e lascia spazio alla rassegnazione
Quello che stupisce del primo episodio della terza stagione di Mayor of Kingstown sono proprio le sorprese. Alcuni mesi sono passati dal finale della seconda stagione. Robert è vivo e sempre più agguerrito, mosso forse da una sete di vendetta che si fa sentire nelle operazioni che mietono innumerevoli vittime. Dobbiamo dire addio a un pilastro dello show: il personaggio di Miriam McLusky non ce l’ha fatta e il senso di colpa di Kyle potrebbe tornare a fargli visita quando meno se lo aspetta. Anche perché, Bunny a parte, Mike inizia a fidarsi sempre meno del suo precedente intento di trovare accordi con i criminali. Hanno violato la sua casa, hanno implicitamente causato la morte della madre, non rispettano i patti e cambiano le regole a loro piacimento.
Ma sarà la furia di Robert, a scatenare e spezzare quel finto assestamento, quella resa dei conti che poteva forse attendere. Ed è qui che Mayor of Kingstown, presenta il nuovo villain, interpretato da Richard Brake. Merle Callahan, così si chiama, fa la sua entrata in scena mostrandosi da subito persuasivo e spaventoso. Evidente dalla prima inquadrature come tutti si fidano e al tempo stesso lo temono. Com quando gli viene consegnato un messaggio, che probabilmente riguarda proprio il distruttivo intervento di Robert che ha ucciso i suoi uomini. Lì è lampante il suo potere nel comandare gli altri, visibile dallo sguardo al tono della voce. Merle Callahan è a capo della gang degli Ariani, e anche la sua fisionomia è terrificante. Oltre alle proprie azioni. Occhi piedi d’odio, sguardo smilzo e sfregiato dalle cicatrici degli anni passati dentro e fuori le carceri, denti che sembrano assaporare la vendetta.
Merle Callahan è il disgustoso e feroce villain che serviva a Mayor of Kingstown
Sarà lui, Callahan, il nemico numero uno di questa stagione, tanto per Mike, quanto per Bunny. Si tratta di un passato che torna, di qualcuno che McLusky ha già affrontato e che forse raccoglierà l’eredità di Milo. Personaggio che fino al finale della seconda stagione, era il più temibile e crudele criminale di Kingstown.
Perché la serie tv targata Paramount+ continua a non fare sconti e gli eroi dello show, disonesti, aggressivi e a volte implacabili, sono il meglio al quale si può aspirare. Se i villain sono brutali e concitati da una furia incontrollabile, non c’è una netta distinzione tra “buoni” e “cattivi”, e mai ci sarà. Nessuno è del tutto innocente, nessuno crede alla propria umanità perché tutti hanno ucciso, più e più volte. Ma se Kingstown è l’inferno, Mike, Kyle e Ian cercano a fatica di ristabilire un ordine, che possa smettere di far scorrere sangue per le strade.
Kingstown è una di quelle città dove non batte mai il sole, dove al centro sorge imponente un carcere di massima sicurezza.
Una prigione che sembra, paradossalmente, dominare tutte le zone limitrofe, dove, nessuno ignaro, tutti consapevoli, equilibrio e sicurezza non esistono. È un covo di squali, un luogo oscuro e torbido, dove qualsiasi emotività positiva è spenta. È un microcosmo, quello di Kingstown, capace di inghiottire chiunque vi entri e che, a quanto pare, non ha una libera uscita per tutti.
Kingstown è chiusa, isolata. Come le sbarre e le mura circondano la prigione, al tempo stesso, anche la città sembra emarginata e segregata, lontana dal resto del mondo. Se questa crudezza, inizialmente poteva apparire eccessiva, come se tutto il male si fosse riversato in un unico luogo, la barbara efferatezza dello show ne è diventato il suo tratto distintivo. Così come lo è la difficoltà nell’identificare chi possa definirsi solo vittima e mai carnefice.
Un universo di personaggi secondari guidato dall’atroce logica di Kingstown
È nella dolcezza degli occhi di Iris, in come Mike vede in lei la possibilità di sentirsi di aver fatto del bene, di aver realmente salvato qualcuno, a vedere che non è sempre il male a trionfare. E che infondo Mike, Kyle, Ian, e la stessa Iris, non hanno fatto altro che adattarsi a quel mondo. Perché a Kingstown o uccidi o vieni ucciso. Il terzo capitolo di Mayor of Kingstown torna così a narrare tutto questo. Ad approfondire il rapporto tra Mike e Bunny, a dare nuovo valore alla presenza di Iris e a introdurre due inclementi personalità.
Perché oltre a Callahan, compare un altro personaggio, qualcuno che forse comandava o era alla pari con Milo, e che entrerà in contatto con Mike. Rappresentazione di quella malvagità che serpeggia fuori dalla prigione, che avviene alla luce del sole e che mai finirà in una cella di un carcere. Perché Mayor of Kingstown, rimanendo un’ottimo show carcerario, non è soltanto un prison drama (qui una lista di 7 serie tv ambientato in un carcere da vedere assolutamente).
Le aspettative della terza stagione di Mayor of Kingstown
La terza stagione di Mayor of Kingstown non manca, come sempre, di essere densa di situazioni ed eventi, tra sparatorie ed esplosioni, attacchi diretti a chi rappresenta la legge da parte di chi ha il proprio di codice morale. Le vite dei protagonisti vanno avanti regalando piccole gioie, unica traccia di quella luce che ogni tanto illumina Kingstown. E chiunque sia costretto a viverci. Da sempre. A metà tra episodio di passaggio e consistente prima puntata, un nuovo personaggio è anche il giovane secondino della prigione di Anchor Bay.
Prigione dove Callahan viene trasferito nel finale e che, si scopre, essere affiliato a una gang criminale. Poca azione, ma tanti piccoli tasselli che vanno a costruire quello che sarà lo schema di questa terza stagione. Uno schema che vede Mike come bersaglio da abbattere o utilizzare per i propri scopi. Un primo episodio quindi che prepara, che fa attendere quella mina esplosiva che è sempre stata Mayor of Kingstown.