Kingstown continua a mietere vittime, e a morire sono criminali considerati uomini di serie B. Il bersaglio è chiaro, e anche i mandanti. Ma questa volta Mayor of Kingstown si prende un po’ troppo tempo per fotografare la cosiddetta “quiete prima della tempesta”. L’unico tocco di novità è quello più personale e psicologico, e che mostra parte più umana dei personaggi che compongono lo show. Considerando che si tratta di interpreti come Jeremy Renner, Emma Laird, Taylor Handley e tutto il resto del cast che va a comporre quelle figure che controllano e distruggono Kingstown, questo lato più sensoriale, interiore ed emotivo è credibile. E colto nella sua più dissimulata essenza. È il lontano richiamo del calore umano, il ricordo di chi non c’è più attraverso chi inizia a vivere, la smania di ribellarsi quando per anni si sono seguite regole imposte da altri. La serie tv di Paramount+ presenta come i suoi personaggi a volte crollano, altre volte sbagliano e altre ancora, per fortuna, si abbondando a uno slancio di emozioni.
La serie tv di Paramount+ non dimentica di parlare degli esseri umani
I villain stanno da parte in questa seconda puntata dello show, agiscono nell’ombra. Ma sappiamo esattamente chi ordina cosa, anche se non è del tutto chiaro il piano di Merle Callahan. A parte quello di togliere tutto a Bunny. Evidente fin dal trailer di questo terzo capitolo. Non è ancora chiaro cosa leghi invece Mike e Callahan, che pare si conoscano bene. Alcune figure acquistano spessore, come Carney, secondino che sa quei segreti inconfessabili a seguito della rivolta. E come Raphanel, che all’interno di Anchor Bay fa le veci di Bunny. E, soprattutto non si fida di Mike. Molti fattori sembrano presagire che Mayor of Kingstown 3 voglia fare un salto nel dividere Bunny e Mike. Mettendo entrambi di fronte a una scelta. La stessa loro progressiva confessata alleanza, che lascia quel retrogusto di amicizia, è fin troppo vicina ai sentimenti puri che a Kingstown non possono esistere. Ma questa seconda parte sembra voler dare un po’ più di respiro a protagonisti che sanno quanto difficili saranno i mesi a venire.
Le eterne rivalità che vedono Crips contro Ariani e un Mike a metà tra i due
Puntata piuttosto statica, che continua a presentare nuovi personaggi, una di loro: Anna, che appare leggermente forzato. Con il personaggio di Iris che sembra una mina vagante che a volte agisce senza pensare. Mayor of Kingstown ha davvero pochi episodi che si possano definire senza eventi, e infatti di cose ne succedono molte. Ma le morti sospette e le vendette che avvengono nel corso di questa seconda puntata hanno fin troppo presto la propria risoluzione. Chiarendo qualcosa che già si sa e che si poteva ipotizzare sin dal primo episodio (qui la recensione del primo episodio della terza stagione di Mayor of Kingstown). Per ora decisamente superiore a questo. Si tenta di mettere i moto nuove situazioni da districare, che allenteranno la presa dallo scontro epico che ci sarà tra Bunny e Callahan, rispettivamente tra i Crips e gli Ariani.
Dove questi ultimi sono pronti anche sacrificare i propri membri. D’impatto infatti la scena che ci fa dire addio a Gunnar, sopravvissuto a un sanguinario ed efferato attentato e che viene brutalmente ucciso davanti a una figlia che non vedeva l’ora di poterlo riabbracciare. Essendo la scarcerazione prevista, vicina. Era risaputo, e ora stanno aumentando le prove, che la mossa azzardata da parte di Mike di ristabilire l’ordine facendo arrestare i capi di tutte le gang che controllavano Kingstown, avrebbe dato risultati contrastanti. E così è stato. Mike si ritroverà indubbiamente a dover gestire un odio socio-culturale e una guerra per il territorio. Dovendo scegliere da che parte stare.
Storyline di personaggi che cambiano volto e portano alla luce realtà dimenticate
Altre importanti verità stanno venendo al pettine e il personaggio di Kareem si sta guadagnando la funzione di antagonista, nemico giurato di una polizia che ha dei metodi discutibili. Ma che nell’universo di Kingstown, recita la parte dei “buoni”. La serie tv di Paramount+ (qui una lista delle migliori serie in assoluto presenti sulla piattaforma) continua infatti sempre a puntare su questo. Rappresentando quanto sia nera questa città e quanto ripulirla sia solo un sogno irrealizzabile. Quanto nelle prigioni, tra i secondini, si nascondano gli uomini più cinici e feroci. La nascita del figlio di Kyle porta un po’ di luce e qualche sorriso sincero si disegna sui visi di chi ha dimenticato cosa voglia dire serenità, calore, sensibilità e amore. Nell’esplicitazione che il contatto umano, prima o poi, arriva a mancare a tutti. È così che nel finale è lo stesso Mike a lasciarsi andare, a cercare anche lui di sentirsi vicino a qualcuno.
Le leggi di uno Stato e una città che stanno per affondare da un momento all’altro
La serie tv continua quindi a mostrare come Kingstown sia capace di logorare chiunque e, forse, per la prima volta, si sente dire la battuta: “Mike è un criminale“. E per quanto si possa amare il protagonista dello show di Paramount+, non si può dar torto a chi pronuncia queste parole. Forse i motivi per cui Mike, nonostante operi sopra le righe, anche messo a confronto con Ian e Kyle, rimanga un personaggio positivo, sono da ricercarsi in alcuni atteggiamenti e comportamenti su cui la serie ha sempre fatto affidamento. La voglia di salvare Iris, il senso di protezione che ha nei confronti di Evelyn, e l’impossibilità di non sostituirsi al fratello dopo la sua morte. C’è un affetto per gli altri, un senso di famiglia e di valori che sono ben visibili in Mike. Quando Iris va da lui, ferita dopo esser stata picchiata dagli uomini di Milo, lui non esita a cercare vendetta per lei.
Tutto ciò, nonostante in quel momento non conosca ancora bene Iris. Ci sono delle cose e delle persone che Mike vede come vittime innocenti di un sistema marcio. E Iris è l’incarnazione di tutto questo. Mike uccide senza pietà, nelle stagioni precedenti, coloro che avevano fatto di Iris, “un giocattolo rotto“, come dicono più volte. Drogandola e dandola in pasto ai clienti della loro casa, permettendo loro di farle qualsiasi cosa. Trasformandola da prostituta d’alto bordo a merce di futura scadenza. Mike la salva, la accoglie e la porta con sé quando decide che per chi le aveva fatto ciò che le aveva fatto, non c’era altra fine che la morte. Mike, nel profondo, se si fermasse un giorno, non riuscirebbe forse a sopportare tutto ciò che ha fatto e ha dovuto fare. Ma la posta in gioco era sempre troppo alta e riguardava vite di chi, pur avendo la sfortuna di nascere a Kingstown, hanno sempre cercato di rimanere fedeli a principi etici e morali che fin troppi hanno dimenticato.
Kingstown è sempre protagonista
C’è questa consapevolezza che aleggia in Mayor of Kingstown e che fa della città la vera protagonista dello show. Sono lunghe e costanti le riprese del luogo in cui si svolge il racconto. Da droni a campi lunghissimi, tutto è misurato e vive in base a una città dove davvero nessuno vorrebbe mai vivere. Per quanto questa seconda puntata proceda senza esplosioni, sparatorie o retate, i cadaveri continuano ad aumentare e la resa dei conti è lontana. Perché prima si prospettano continui attacchi. Vendette da una parte e dall’altra. E quella tregua che Mike aveva faticosamente ricercato e ritrovato all’interno della sua città, non fa che vacillare. Si spezzerà quando sarà chiaro che né Crips né Ariani intendono fermarsi. È forse arrivato quel momento in cui Mike non potrà fare nulla, in cui qualsiasi cosa dica, ci sono 2 gang che si odiano da decenni. Ci sono villain che sembrano sapere di essere invincibili, tutti senza pietà, tutti più simili a chi, nelle scorse stagioni, rappresentava il male assoluto. Ma Kingstown, è chiaro, è un luogo che il male lo attira, lo assorbe, e poi lo disperde ad ogni angolo della strada.