Quando una serie tv viene cancellata anzitempo è sempre un peccato. Ancora di più se ciò accade dopo un finale aperto. È questo il caso di Messiah, prodotto originale Netflix uscito lo scorso gennaio, che ha visto la sua fine dopo una sola stagione.
In questo articolo proveremo a immaginare come Messiah sarebbe potuta proseguire in caso di rinnovo (ovviamente dovremo parlare della trama e del finale quindi attenti agli spoiler).
Il prodotto di Michael Petroni era partito con un’idea rivoluzionaria alla base: come reagirebbe il mondo se apparisse dal nulla un predicatore che sostiene di essere Profeta di Dio?
Ed è così che dalla sua mente è nato un prodotto thriller che viaggia in un dualismo religioso-poliziesco (e che abbiamo recensito qui), lasciando nel dubbio gli spettatori.
Perché quando “Al-Masih” ci viene presentato, il pensiero dello spettatore è spinto verso due correnti di pensiero.
Da una parte che la serie si basi completamente su spionaggio, intrighi politici, terrorismo e che quindi tutto abbia una spiegazione logica.
Dall’altra parte scatta il pensiero che la serie stia davvero trattando la storia di un Messia, un qualcuno con poteri sovrannaturali, qualcuno che è figlio di Dio.
Man mano che gli episodi vanno avanti iniziamo a scoprire sempre di più di questo Messia: ha un nome, gli è stata diagnosticata una malattia e non è apparso dal nulla come si credeva.
Nel finale di stagione l’uomo viene arrestato e, durante un volo militare per trasportarlo, l’aereo ha un incidente nel quale questo presunto Messia rimane illeso. Anzi, sembra addirittura resuscitare un uomo dopo lo schianto del mezzo. E così, nell’incredulità generale, si conclude la prima e – purtroppo unica – stagione della serie.
Ma noi vogliamo osare, perché la serie è stata in grado di farlo.
Al-Masih non è il Messia. È l’Anticristo. Ma non nel modo in cui ci state pensando. Da cosa nasce questa idea? Durante la serie ci viene più volte ripetuto, anche in modo piuttosto diretto, che questo predicatore non è chi dice di essere.
Molte persone avevano avuto dubbi già durante la scena in cui Al-Masih spara al cane sofferente di fronte a un bambino. E la morte della bambina nel finale di stagione, dopo che questa era stata portata dal predicatore per essere curata, ha rafforzato le idee dei fan. Ma non vogliamo basarci su questo.
Messiah fa un evidente rimando a testi sacri, ed è tramite essi che sarebbe potuta proseguire. Al-Masih è il nome che rappresenta il Messia nella lingua araba, e questo è sempre stato dato per scontato dalla serie.
Ignorando il fatto che nella religione islamica esiste una figura chiamata “Al-Masih ad Ajjal”, nome legato all’Anticristo.
Nel Corano viene citato questo Anticristo che verrà mandato sulla Terra prima della venuta del Messia. Lui metterà alla prova gli uomini con falsi miracoli che solo i più fedeli riconosceranno, non venendo ingannati e dimostrando la propria fede al signore. Ed effettivamente sembra proprio che Al-Masih, o Payan per essere più precisi, stia testando la fede degli umani.
Ma se lui non è il Messia, chi lo è? Chi arriverà dopo la venuta di Payan, probabilmente per fermarlo e dare fiducia a un mondo che ha sbagliato strada?
Vi farà strano, ma il nome lo abbiamo, ed è perfetto: Jibril Hassan.
Il ragazzo è parte del gruppo di fedeli che segue Payan dai primi passi, ascoltandone il verbo e i sermoni.
Sin dai primi episodi ha un ruolo di rilievo nel gruppo scelto da Al Masih. Diventa quasi un suo portavoce nel momento in cui Payan si allontana dal gruppo, guadagnando credibilità.
Il personaggio ha carisma, buca bene lo schermo, ha del potenziale. Ha fede,e si è sempre appellato a essa durante i momenti più bui del suo passato.
Un momento in cui la sua fede supera la sua fiducia in Al-Masih, opponendosi alle sue parole, sarebbe stato un ottimo punto di svolta nella storia. E lui avrebbe rappresentato molto bene la figura del portavoce del “bene”.
Lo scontro ideologico tra i due: questo ci voleva. Da una parte Al-Masih, legato ai testi sacri nella loro lettura più classica, freddo e distaccato. Una rappresentazione del lato più retrogrado della religione.
Dall’altra Jibril, un ragazzo comune, come tanti altri, che nella fede in Dio ha trovato la speranza. Una persona piena di compassione per il prossimo e per l’umanità. Il perfetto esponente di una visione più progressista della spiritualità.
Sarebbe stata, questa, un’immagine in grado di sviscerare i due lati contrapposti della stessa ideologia religiosa. Cosa che Messiah ha fatto benissimo nella prima stagione.
Sul lato poliziesco ci sono molti meno spunti. La serie avrebbe di sicuro approfondito la malattia di Payan per scoprire cosa lo ha spinto a diventare com’è oggi, e probabilmente avrebbero trovato un modo per fermarlo. Sempre che ci sia una spiegazione scientifica a ciò che è accaduto.
Perché, alla luce del finale di stagione, Messiah si era probabilmente trovata in una situazione in cui sgarbugliare ogni matassa e dare un senso agli eventi sempre più complicati. È possibile che anche questo possa essere stato un motivo per interromperne la produzione dopo una sola stagione.
Ci piacerebbe dirvi che ci risentiremo una volta uscita la seconda stagione di Messiah, ma così non è. Almeno per ora (e la notizia della cancellazione ci ha fatto male).
I fan della serie continuano a sperare in un futuro rinnovo nonostante l’annuncio di Netflix.
La speranza è l’ultima a morire, lo abbiamo imparato. E vogliamo sperare con voi di ottenere prima o poi delle risposte a queste domande.