La follia vende bene
È l’espressione di cui Holden Ford si serve per smascherare definitivamente David Berkowitz, meglio conosciuto come Il figlio di Sam.
Il serial killer diventerà nel corso della seconda puntata il protagonista di un parallelismo macabro quanto interessante.
Mindhunter 2×02 è il vero inizio dell’opera, segna l’avvento e il primo utilizzo di un nuovo modus operandi dell’FBI.
Siamo ancora testimoni, come d’altronde lo siamo stati nella prima puntata, e prima ancora nella prima stagione, della formazione del serial killer del Kansas (qui trovate le 10 differenze tra serie e libro). Qui, nella seconda puntata, riusciamo a carpirne dei dettagli in più, quasi a volerlo scoprire pian piano, senza fretta. Sappiamo che le intenzioni, e di conseguenza i punti di forza di Mindhunter, sono legati all’approfondimento psicologico dei serial killer. Cosa ancora più importante, l’FBI sta cercando di creare un dossier che contenga tutte le informazioni sui serial killer fino ad allora conosciuti. Da ora i collegamenti e i parallelismi divengono sensati e addirittura automatici.
Si riparte da qui per Mindhunter 2×02, da un nuovo inizio e da vecchie conoscenze. E il sipario si riapre di nuovo. Questa volta sul palcoscenico di David Berkowitz.
Ford, Tench e Wendy sono sulle tracce di BTK quando, mettendo insieme i tasselli del puzzle, scoprono una certa linea di somiglianza con Berkowitz. Nella freddezza, nei simboli che li contraddistinguono, ma soprattutto nella visibilità che bramano attraverso i giornali.
BTK, acronimo di ‘Bind, torture and kill‘ è il soprannome che il serial killer, emulatore di Berkowitz, ha deciso di darsi. È alquanto interessante nonché di grande significato notare la volontà di scoprirsi senza diventare vulnerabile. Il serial killer ha dato un’informazione importante sul modus operandi che contraddistingue ogni suo omicidio, rimanendo avvolto nell’ombra e ancora invisibile. Si discosta dal serial killer a cui si ispira per i souvenir che ama portare con sé dopo gli omicidi, è invece la scelta delle vittime a creare un legame. Un esempio è la strage della famiglia Otero, la vera vittima di BTK era la figlia, la famiglia è solo un effetto collaterale che non aspettava di trovarsi davanti. Questo a conferma che è pronto ad adattarsi e anche piuttosto facilmente.
Dall’altra parte, Berkowitz crea uno scudo davanti a sé, una giustificazione che serve da copertura. Un, cervellotico meccanismo di difesa che giustifica le sue azioni. Il colloquio che vediamo stendersi tra Ford, Tench e Il figlio di Sam comincia in maniera molto strana, quasi programmata e spensierata (ma non nel senso del termine sfruttato nei colloqui da Ed Kemper). Ed è vero che nulla di tutto questo può corrispondere al serial killer che stanno interrogando. Lo vediamo sicuro, troppo per essere schizofrenico, per avere delle incontrollabili voci nella testa.
C’è uno schema che dimostra un’intenzione dice Ford. Controlla, vede e, al momento giusto. spara. Non è l’azione impulsiva di un folle posseduto da un demone.
La follia è debolezza
Le parole di Wendy vanno a sottolineare proprio l’accuratezza e la raffinatezza che Berkowitz dice di avere durante la sua caccia. Necessaria è la devozione e la costanza anche se le vittime vengono scelte casualmente.
A questo punto vediamo rientrare in gioco l’impulsiva genialità di Holden. Legge e comprende i volti e le menti, quella di Berkowitz è fin troppo leggibile. Si denota una volontà di controllo ma, nonostante sembri tutto già compreso, si fa sempre più complesso un piccolo particolare.
Berkowitz dice di non avere fantasie sessuali legate alla violenza eppure ammette di masturbarsi a casa sua dopo aver ucciso le sue vittime. Potrebbe forse essere un bug all’interno della personalità standard di un serial killer. Il figlio di Sam non corrisponde perfettamente a un profilo già determinato.
La spiegazione di Wendy fa luce, anche se solo per una parte della questione. C’è un dualismo tra immagine pubblica e immagine di sé. Che ricordiamo essere un po’ la sottotrama di ogni personaggio all’interno di Mindhunter, non solo in questa puntata.
I criminali sessuali sono pervertiti, lui è un genio tormentato. I delitti sono i preliminari ma è altrettanto importante come vengono percepiti.
Non ha potuto avere controllo all’interno della sua famiglia, né nelle sue relazioni, ma può averlo durante gli omicidi e subito dopo.
Ancora una volta si nota come il dualismo sia effettivamente a capo della trama delle puntate, non solo a livello di personalità dei personaggi, ma anche tra vita privata e vita pubblica. Abbiamo già visto la parte relativa ai serial killer. Ma i buoni invece, come reagiscono?
Holden tiene nascosto il suo ricovero e i suoi attacchi di panico, Tench sembra cambiato dalla prima stagione. Convive comunque con i suoi demoni, ma si distrae, in un certo senso, con l’affetto della sua famiglia. Ed è questo un ulteriore aspetto che influenzerà il proseguo della sua carriera nel corso della stagione.
Lo vediamo attento nei confronti di sua moglie, più di prima, la protegge con lo sguardo e con le braccia. Negli ultimi istanti evita il panico, gestisce la situazione, anche se il cadavere trovato nella casa che sua moglie stava cercando di vendere potrebbe non essere una coincidenza.
Da non sottovalutare è anche l’aspetto personale di Wendy. Continua a essere l’outsider per eccellenza, non fa parte dell’FBI ed è un’accademica, si ritrova comunque a dover dimostrare il suo talento in tutte le situazioni con cui entra in contatto. In questa stagione riusciamo a vedere maggiormente anche l’aspetto sentimentale e una sua, anche se velata, volontà di creare un legame importante con una donna.
Anche la fotografia risulta nell’ombra, nel portare una maggiore oscurità sull’immagine dello schermo, proprio per riflettere la progressiva discesa nel buio della mente umana, stavolta però con maggiore consapevolezza e devozione.