In Mindhunter lascia il segno anche se per solo due puntate. Stiamo parlando di Jerry Brudos, il serial killer che ammazzava le donne a sangue freddo.
Nasce a Webster, un minuscolo paesino del South Dakota il 31 gennaio del 1939, è il minore di due fratelli. La mamma (che, come abbiamo spesso visto, ha un ruolo centrale nello sviluppo della psiche dei futuri serial killer) desiderava ardentemente una figlia femmina e rimane profondamente delusa dall’arrivo di un altro maschietto. La madre è crudele, lo sminuisce e spesso è violenta nei suoi confronti.
Durante gli anni dell’infanzia, la sua famiglia si trasferisce spesso nella zona del nord-ovest degli Stati Uniti, prima di stabilirsi definitivamente a Salem, in Oregon.
A partire dall’età di quattro anni, mostra inclinazioni feticiste nei confronti di intimo e calzature femminili. Ruba scarpe e biancheria intima dai vicini fin dalla più tenera età. Trascorre l’adolescenza dentro e fuori dagli ospedali psichiatrici e psicoterapici.
C’è qualcosa nel giovane Jerry che non va, solo che nessuno è davvero pronto a riconoscerlo.
I suoi primi reati risalgono all’adolescenza, quando inizia a pedinare le donne del vicinato, le tramortisce e fugge con le loro scarpe.
A 17 anni, rapisce una ragazza e minaccia di pugnalarla se non acconsente alle sue richieste sessuali. Non sfugge per molto alla legge e finisce nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Stato dell’Oregon per nove mesi. Durante quel soggiorno sviluppa le proprie fantasie sessuali intorno all’odio nei confronti della madre e del genere femminile.
Jerry Brudos è uno schizofrenico, ma, malgrado questa diagnosi, riesce a diplomarsi in linea coi coetanei, nel 1957.
Inizia poi a lavorare come tecnico elettronico. Nel 1961 sposa una ragazzina di 17 anni e diventa padre per due volte. Alla giovanissima moglie chiede di occuparsi delle faccende di casa completamente nuda tranne che per un paio di scarpe dai tacchi alti. Lui la fotografa. Non è un rapporto d’amore, ma di sudditanza psicologica in cui la giovane viene soggiogata e sottomessa: incinta e prevaricata, non può fare altro che assecondare le perverse fantasie del marito.
È in questo periodo che inizia a soffrire di attacchi di emicrania e quello che lui definisce “blackout” e l’unico sollievo che prova è sgattaiolare fuori di casa per rubare scarpe e intimo dai vicini. Conserva questi suoi “trofei” (e, nel giro di poco tempo anche i corpi delle sue vittime) in un garage a cui la moglie non può accedere se non previa concessione da parte del marito.
Tra il 1968 e il 1969 Brudos massacra e strangola 4 donne.
Linda Slawson è una venditrice di enciclopedie porta a porta che bussa malauguratamente a quella di Brudos nel gennaio 1968. La tramortisce con un ciocco di legno e la strangola. La veste poi come una specie di bambola e le taglia il piede sinistro, che usa come modello per la sua collezione di scarpe. Getta il resto del corpo nel fiume Willamette.
Tocca quindi a Karen Sprinker, di 19 anni, sequestrata sotto minaccia di una pistola nel maggio del ’68. Brudos è vestito da donna. La porta nel suo garage, le fa indossare la sua collezione di abbigliamento intimo e la fotografa. La stupra e, infine, la strangola. Continua a fare sesso col cadavere. Anche il suo corpo finisce nel Willamette.
C’è poi Jan Susan Whitney, la cui macchina si guasta sull’Interstatale 5 tra Salem e Albany. Brudos le offre un passaggio, la strangola subito dopo e la stupra. Conserva il suo corpo per diversi giorni: la veste, la fotografa e continua a stuprarla. Le amputa il seno e, dopo averlo ricoperto di resina, lo usa come fermacarte. Getta anche il suo corpo nel fiume, insieme al piede di Linda Slawson, ormai putrefatto.
Nell’aprile del ’69 tenta di rapire due donne, Sharon Wood e Gloria Gene Smith, ma gli va male.
Ci riesce, invece, con Linda Salee, che rapisce dal parcheggio di un centro commerciale. Anche in questo caso, il modus operandi è sempre lo stesso: la porta nel garage degli orrori, dove la stupra e la strangola per poi “giocare” col suo cadavere.
È solo nel maggio del ’69 che un pescatore ritrova i corpi di Linda e Karen nel fiume Long Tom. La polizia investiga e, dopo aver sentito diverse donne indicare Brudos come un tipo sospetto, ispeziona il suo garage.
Lo incastrano dei cavi di rame tagliati con lo stesso strumento utilizzato per tagliare le corde per legare i corpi.
Arrestato, non ha altra scelta che rendere una piena confessione.
Il 28 giugno 1969, si dichiara colpevole di tre omicidi di primo grado, quelli di Karen Sprinker, Jan Susan Whitney e Linda Salee e riceve tre ergastoli.
Pur avendo confessato anche l’omicidio di Linda Slawson, non viene processato o giudicato perché non sono state ritrovate fotografie del suo cadavere. Solo del suo piede sinistro.
Il corpo di Jan Susan Whitney riemerge in un secondo momento, a circa due chilometri da dove Brudos l’ha scaricato.
In prigione conduce una vita tranquilla, nella sua cella accumula pile e pile di cataloghi di scarpe femminili. Arriva addirittura a scrivere alle compagnie calzaturiere per farseli mandare. Continua incessantemente a chiedere appelli alla sua sentenza, con motivazioni alquanto fantasiose che non fanno altro che riaprire ferite dolorosissime tra i familiari delle vittime. Tutti gli appelli gli vengono sistematicamente negati.