Lo abbiamo visto nella seconda stagione di Mindhunter, ma chi è davvero Paul Bateson?
Nasce il 24 agosto 1940 e cresce a Lansdale in Pennsylvania. Il padre è un metallurgico, un uomo severo che impedisce al figlio di andare al cinema e lo costringe a casa, ad ascoltare musica classica. Negli anni ’60 si arruola nell’esercito e, annoiato durante lo stanziamento in Germania, inizia a bere: da questo momento in avanti, combatterà per sempre contro l’alcolismo.
Nel 1964 si trasferisce a New York dove inizia una relazione con un uomo che lavora in ambito musicale (non conosce l’identità di questa persona e lo stesso Bateson è piuttosto reticente in merito). La relazione è caratterizzata da sbronze e continue feste. Per tutta la vita Bateson nasconde la propria sessualità che non accetta. Nel 1969, la madre muore di infarto e il fratello si suicida.
Paul diventa un tecnico radiologo neurologico e, dopo la fine della sua storia, si trasferisce a Brooklyn. In seguito, inizia a lavorare per il New York University Medical Center, dove è amato e rispettato dai colleghi.
Succede quindi qualcosa di interessante: nel 1972 il regista William Friedkin visita il Centro per prendere visione di alcune procedure mediche che sarebbero state messe in scena in uno dei suoi film più celebri: L’Esorcista. Cerca anche delle comparse e, tra queste, sceglie proprio Paul Bateson. Egli infatti compare in una delle prime scene del lungometraggio, quando la protagonista, Linda Blair, viene sottoposta a un esame medico volto a ricercare le cause del suo strano comportamento.
Per essere una comparsa, Bateson recita diverse battute: il suo atteggiamento è calmo e pacato e si guadagna le lodi degli addetti ai lavori. Ancora oggi, questa, è considerata una delle scene più inquietanti del film, malgrado l’assenza di elementi demoniaci.
Il set de L’Esorcista fu particolarmente travagliato: infortuni, incidenti, morti improvvise… al punto che venne chiamato un vero prete a liberare il set da eventuali presenze demoniache. Nessuno all’epoca poteva però immaginare che una delle comparse stava per diventare un serial killer (di cui ci racconta anche Mindhunter).
Malgrado l’exploit al cinema, Bateson continua a bere e questo pregiudica il suo lavoro. Nel 1975 viene infatti licenziato dal Centro.
Per mantenersi fa lavoretti saltuari, come l’impiegato per un’impresa di pulizie e il bigliettaio in un cinema pornografico. Frequenta anche gli Alcolisti Anonimi e, per un po’, riesce a mantenersi sobrio, anche se nel 1977 si rimette a bere pesantemente: quasi un litro di vodka al giorno.
Il 14 settembre 1977 viene ritrovato il cadavere di Addison Verrill, un giornalista di Variety: picchiato e pugnalato, sembra in seguito a una piccola lotta, ma nessun effetto di valore è stato trafugato. Questo omicidio getta luce su una serie di omicidi avvenuti al Village tra uomini gay. Nessuno aveva preso sul serio questa scia di sangue, almeno fino a quel momento.
Verrill è un assiduo frequentatore di bar gay e la cosa non può passare inosservata.
L’attivista e giornalista Arthur Bell scrive un articolo sull’avvenimento e, otto giorni dopo la pubblicazione, qualcuno lo chiama al telefono, affermando di essere il killer:
“Mi piace la tua storia e il tuo modo di scrivere, ma non sono uno psicopatico”.
Bell aveva infatti ipotizzato che l’assassino fosse un pazzo che perseguitava i gay. Nella stessa telefonata, confessa l’omicidio di Verrill, conosciuto per caso in un bar. Avevano bevuto molto, consumato droghe, erano finiti a letto insieme. L’omicidio avviene d’impulso, senza alcun programma o piano.
Racconta anche qualche bugia, come quella di essere figlio di un direttore d’orchestra, di avere una moglie a Berlino che non è a conoscenza della sua omosessualità.
Quella telefonata è la prima vera pista per il caso: chi chiama ha troppe informazioni mai divulgate alla stampa. Il telefono di Bell viene messo sotto sorveglianza e, alla chiamata successiva, la polizia non si fa cogliere impreparata.
Bateson viene immediatamente arrestato, ancora ubriaco.
Ma Addison Verrill è l’unica vittima di Paul Bateson? Nella serie viene elencato tra i serial killer, quindi no.
Non sarebbe comparso in Mindhunter se almeno i sospetti non fossero stati di serialità omicida. Egli è probabilmente il responsabile per una serie di omicidi perpetrati ai danni di uomini gay fatti a pezzi e infilati in sacchi neri, proprio come quelli che usava lui al Centro. Al processo ritratta tutto e si dichiara innocente, ma è troppo tardi.
Il 5 marzo 1979 riceve 20 anni di prigione, pena ritenuta troppo lieve, cinque in meno, addirittura, di quanti richiesti dal pubblico ministero. Non ci sono però prove che lo incastrino per le altre morti.
Sconta a pieno la sua pena e viene rilasciato nel 2003. Da questo momento in avanti, scompare letteralmente nel nulla: nessuno sa dove viva o se sia ancora vivo. Pare che un Paul F. Bateson sia deceduto il 15 settembre 2012: la persona ritrovata aveva la stessa data di nascita e lo stesso numero di previdenza sociale dell’assassino.
Represso, appassionato di danza, alcolizzato e pieno di demoni, Paul Bateson passa da un lavoro sicuro che lo porta sul set di uno dei film più iconici degli anni ’70 alla prigione e viene anche ricordato in Mindhunter.