Possiamo tranquillamente confermare che Mindhunter è stato uno dei titoli più interessanti di questo 2017 quasi agli sgoccioli. Molti di noi di Hall of Series se ne sono perdutamente innamorati e per questo non sono mancati nostri pezzi entusiasti (tra recensioni e focus), per condividere con voi lettori questo colpo di fulmine. Complice il fatto che Netflix l’ha rilasciata in blocco, e avendo divorato lo show in pochi giorni, ora di colpo ci ritroviamo orfani. Scommetto che molti di voi sono andati alla ricerca di materiale per saperne di più sui serial killer protagonisti. Tanto efferati e macabri da averci in qualche maniera affascinati e repulsi allo stesso tempo. In pratica ciò che accade al nostro Holden.
Saprete per certo che questi depravati assassini sono in realtà esistiti e quindi Mindhunter racconta di una realtà non così fittizia o assurda. E per questo ancora più inquietante e spaventosa!
Chi erano davvero questi serial killer e cosa hanno fatto di così spaventoso e inconcepibile? Scopriamo insieme le loro sanguinose storie. Per l’argomento trattato vi avvertiamo che, se siete particolarmente sensibili, questo articolo potrebbe non fare al caso vostro.
Edmund Kemper
Partiamo dall’assassino che abbiamo conosciuto più nel dettaglio in Mindhunter. Il suo essere in apparenza così educato ed estremamente amichevole, lo rendeva ancora più inquietante nella Serie Tv. Le depravazioni di cui raccontava corrispondono alla realtà dei fatti.
A soli 15 anni si macchiò del primo efferato omicidio, uccidendo i nonni a cui era stato affidato, sparandogli a sangue freddo. Per questo reato fu internato all’Ospedale Psichiatrico Criminale di Atascadero. Fu proprio lì che i test condotti permisero di verificare il suo elevato quoziente intellettivo! Considerato completamente guarito e con la fedina penale pulita, ne uscì cinque anni dopo.
Ma fu proprio tra il 1972 e il 1973 che diede completo sfogo alla sua follia. In meno di un anno uccise cinque studentesse con lo stesso modus operandi: una volta assassinate (a colpi di proiettile, pugnalate o strangolandole), riportava i corpi nella propria abitazione per smembrarle e per stuprare i resti delle malcapitate. Alcuni di questi resti furono successivamente rivenuti sepolti nel suo giardino. Trattamento non diverso spettò nell’aprile del 1973 alla madre Clarnell Strandberg Kemper, Edmund Kemper la uccise e abusò della sua testa proprio come descritto in Mindhunter. Trucidò a poche ore di distanza anche una cara amica della mamma.
Scappato per uscire dalla California, si costituì molto presto alla polizia, dove confessò tutti gli omicidi, ammettendo inoltre di aver compiuto atti di cannibalismo con la terza vittima. Questo elemento, il fatto che le forze dell’ordine non fossero riuscite a catturarlo, fu per lui sempre motivo di profondo vanto e orgoglio. Al processo Ed Kemper tentò di giocare la carta dell’infermità mentale, ma fu comunque dichiarato colpevole dei sette omicidi e di tutti i capi d’imputazione collegati.