William Henry Hance in Mindhunter è uno dei pochi serial killer di colore, nasce il 10 novembre 1951 e si arruola prima nei Marines e poi nell’esercito americano.
Nel 1978 la cittadina di Columbus, in Georgia, viene funestata da una serie di omicidi. Le vittime, tutte donne anziane, sono state uccise da un serial killer soprannominato Stocking Strangler. Inoltre, due giovani prostitute di colore vengono ritrovate morte nelle vicinanze di Fort Benning.
Nonostante l’eterogenia delle vittime, compaiono tutte nell’elenco di una lettera inviata alla polizia locale scritta curiosamente su carta da lettere dell’esercito americano. La lettera è scritta da un fantomatico gruppo di sette uomini bianchi (che si ribattezzano Forces of Evil) che ha ancora in ostaggio una donna di colore e minaccia di ucciderla se lo Stocking Strangler non verrà catturato.
Inutile dire che il profilo dello sconosciuto serial killer è quello di un uomo di colore e in un periodo di grande tensioni razziali questo non può essere un fattore secondario.
La Forces of Evil rivela il nome del proprio ostaggio, Gail Jackson, chiede un riscatto di diecimila dollari, di poter parlare in radio e in tv, continua a spedire lettere, seguite poi da telefonate.
Questa bizzarra vicenda è ovviamente solo una copertura per distogliere l’attenzione dal reale serial killer: Gail Jackson, infatti, è già morta da tempo. Uccisa a 21 anni, ben prima che la prima lettera della Forces of Evil venga spedita.
Il noto profiler Robert K. Ressler, a cui si ispira il personaggio di Bill Tench di Mindhunter, crea un profilo del serial killer basandosi sulle prove raccolte, su quelle lasciate deliberatamente come le lettere e sulle scene del crimine.
Prima di tutto, l’uomo agisce da solo, è di colore, single, senza una grande istruzione, sui trent’anni, di basso rango militare.
Sulla base di questo profilo e dato che sia la Jackson che la seconda vittima, Irene Thirkield, erano prostitute di colore, gli investigatori setacciano i bar frequentati da avventori afroamericani vicino al campo militare. Non ci mettono molto a rintracciare William Hance.
Le prove contro di lui sono moltissime: la sua calligrafia è identica a quella delle lettere, la voce registrata delle telefonate è la sua e vengono rintracciate perfino delle impronte sulle scene del crimine. A William Hance non resta che confessare l’omicidio delle due donne conosciute e di una terza, Karen Hickman, di ventiquattro anni. Questa, bianca, era un soldato semplice solita uscire con uomini di colore.
Per suddetto omicidio William affronta il tribunale militare, mentre per gli altri due quello civile.
C’è un quarto omicidio che emerge dalle indagini: quello di una giovane donna di colore uccisa a Fort Benjamin Harrison, in Indiana. Probabilmente anche in questo caso l’autore è William Hance, ma non finisce mai sotto processo.
Contrariamente alle aspettative, però, non è colpevole degli omicidi perpetrati dallo Stocking Strangler, che verrà successivamente identificato in Carlton Gary.
Ma questa è tutta un’altra storia, anche se strettamente intrecciata a quella del contorto ragazzo di colore che voleva fare il soldato.
William riceve la pena di morte sia dal tribunale civile che dalla Corte Marziale per gli omicidi di Gail Jackson e di Irene Thirkield. Quest’ultima sentenza viene annullata in un secondo momento, mentre si mantiene quella civile.
La condanna viene eseguita il 31 marzo 1994 con sedia elettrica, la richiesta di appello negata dalla Corte Suprema con 3 voti contro 6.
Ci sono molte controversie legate alla figura di William Hance e al suo processo, alcune mostrate anche in Mindhunter.
Hance ha un quoziente intellettivo di 75 punti, quindi è un borderline ritardato. Molti giudici si sono quindi interrogati sulla liceità di condannare a morte una persona mentalmente disabile.
Inoltre, durante il processo la giuria è composta quasi interamente da persone bianche che non nutrono alcun sentimento di misericordia umana o pietà nei confronti dell’uomo e della sua condizione. Anzi, sono stati denunciati svariati commenti razzisti diretti nei suoi confronti.
C’è solo una giurata di colore, la ventiseienne Gayle Lewis Daniels, che viene intimidita e ignorata ed è l’unica che si oppone alla pena di morte (nello stato della Georgia, l’unanimità della giuria è una condizione imprescindibile per procedere con una condanna a morte).
La sua opposizione non viene presa in considerazione dal resto della giuria e questo segna per sempre il destino di William Hance.