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Nella mente di Montie Rissell, il sadico assassino di Mindhunter

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Lo abbiamo visto in Mindhunter e ha lasciato il segno.

Montie Rissell è l’ennesimo mostro che Mindhunter è riuscita a descrivere in maniera pressoché perfetta. A proposito, oggi è uscito il trailer della seconda stagione, lo trovate qui.

Montie Ralph Rissell, conosciuto anche come Monte, nasce ad Alexandria, in Virginia, nel 1959. Il più piccolo di casa, ha come gruppo sanguigno RH negativo e per tutta l’infanzia rimane un bambino sotto peso rispetto ai coetanei. Come moltissimi altri serial killer cresce in una famiglia disfunzionale: il padre biologico abbandona la casa quando Montie ha solo 7 anni. Il bambino piange disperato per ore, ma la madre, severa e autoritaria, non gli permette mai più di rivederlo.

I fratelli lo spingono all’alcol e alle droghe, ha solo 6 anni.

In seguito, sua madre sposa Milbert Hindery, detto Hank. La donna si ritaglia mini-fughe romantiche con il nuovo marito, lasciando i figli da soli.

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Montie odia il patrigno e questo suo odio probabilmente spinge la madre al divorzio. Non ha tutti i torti: il patrigno è un uomo crudele e violento che non risparmia pene corporali quando i bambini non soddisfano le sue richieste.

Non è un ragazzino come tutti gli altri: a 12 anni irrompe in un appartamento e ruba merce per circa 100 dollari, commette altri piccoli crimini e furti qua e là, fino a quando a 14 anni stupra una vicina di casa.

Finisce in clinica psichiatrica e nei due anni di degenza, commette altri 5 stupri. Viene rilasciato nel 1975, non si diploma ed è completamente allo sbando.

La molla che lo fa scattare verso l’omicidio è qualcosa che, prima o poi, è successo a tutti quanti: Montie viene lasciato dalla fidanzata. Dato che è il 1976, la ragazza, un anno più grande di lui, non usa un messaggio multimediale: gli scrive una lettera e gli dice che la loro relazione è finita.

Lui si reca a casa dell’ex e la vede con il nuovo fidanzato. Cieco di rabbia, ritorna al proprio appartamento, dove incontra Aura Marina Gabor, una giovane prostituta. Vuole derubarla, ma preferisce farci sesso. Lei acconsente e firma la propria condanna a morte.

Rissell voleva una donna da stuprare, non una partner consenziente.

La strangola col suo stesso reggiseno.

Tocca poi a Ursula Miltenberger, un’apprendista manager in un ristorante McDonald di 22 anni. Ursula è una ragazzona per gli standard dell’epoca: è alta e ben piazzata, una ragazza di campagna che quella sera dopo il lavoro sarebbe dovuta andare a una festa. La stupra e la pugnala a morte nel marzo del 1977. Il suo corpo viene ritrovato, legato mani e piedi, il 6 dello stesso mese in un bosco.

Tenta di uccidere un’altra donna che gli confessa che il padre è in fin di vita per cancro. La lascia andare perché suo fratello patisce lo stesso dramma.

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Chi è Montie Rissell? Un sadico stupratore omicida o qualcuno che si lascia commuovere da una storia difficile?

Le sue scelte sono contraddittorie.

La terza vittima è la 27enne Gladys Ross Bradley, un’impiegata delle poste che vive lì vicino. La aspetta fuori casa con un coltello rubato alla cucina della madre, la stupra due volte, poi la trascina a un fiumicello a pochi passi dove la affoga. Trovano il suo corpo il 29 aprile del 1977.

Jeannette McClelland è una correttrice di bozze di design grafico e vive anche lei nel condominio di Montie. Sogna di diventare una giornalista, perché è una ragazza abituata a pensare in grande. La ritrovano stuprata e pugnalata 24 volte in un canale di drenaggio il 5 maggio 1977.

È poi il turno della 34enne Aletha Byrd, una consulente personale al Tysons Corner Center. È afroamericana, divorziata, ed è in ferie da una manciata di giorni. Manca da casa dal 10 aprile del 1977 e la trovano crivellata di pugnalate il 17 maggio. Il giorno successivo la polizia, che tiene sott’occhio Rissell come sospettato, trova nella sua macchina il portafoglio di Aletha e le sue chiavi.

Trovano anche le sue impronte sulla macchina di Ursula.

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Mindhunter vs realtà

Confessa, senza tanti giri di parole: un atto quasi naturale, una chiusura degna per una vita sprecata.

Considerata la confessione, le accuse di rapimento e stupro decadono e viene condannato a cinque ergastoli per i cinque omicidi che ha commesso.

Ha solo 18 anni.

In prigione Rissell scrive un manoscritto di 461 pagine, nelle quali dettaglia le modalità in cui ha ucciso le proprie vittime. Nel 1995 può richiedere la libertà su condizionale, ma dopo le proteste dei familiari e della comunità locale gli viene rifiutata.

Rinnova la richiesta diverse volte, ma non la ottiene ed è tutt’ora incarcerato nella Pocahontas State Correctional Center in West Virginia.

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