Intendiamoci fin dal principio: in queste righe non leggerete morali da discount sull’uso che si dovrebbe fare del proprio corpo, su quanto sia giusto o sbagliato essere libertini o sulle ragioni sociologiche per cui un maschio che si dà parecchio da fare è un bomber e una ragazza molto attiva sessualmente viene solitamente additata come donnaccia.
No, no e poi no.
Oggi vi vogliamo semplicemente raccontare una storia che, come tutte quelle dei protagonisti di “Misfits”, è un racconto tremendamente incostante, non esattamente a lieto fine e con una moltitudine di letture introspettive che costituiscono il pane quotidiano di ogni amante della serialità.
Si parla di Alisha Daniels, la ricciolina tutto pepe interpretata da Antonia Thomas che ha spezzato moltissimi cuori sia al di là che al di qua della Manica: un personaggio e una donna solo apparentemente facile, che si porta con sé molte inquietudini e un unico, clamoroso desiderio.
Sappiate che da qui in avanti compariranno diversi SPOILER e non esiste superpotere temporalesco di sorta che vi possa salvare da essi, a meno che clicchiate la frecciolina in alto a sinistra e spegnate il braciere delle polemiche. Grazie!
Possiamo affermare senza alcun timore di essere smentiti che la prima versione di Alisha è poco più di una sciacquetta? Cazzo, sì che possiamo!
Perpetui e cafonissimi riferimenti al sesso (quella scena con la bottiglietta rimane un cult assoluto), abiti succinti per esaltare il portentoso seno, occhiate ammiccanti, esaltazioni continue del proprio successo relazionale e sostanzialmente nessuna considerazione per chi non ritenuto al suo livello estetico: questa è l’Alisha che ci viene mostrata nelle prime battute di “Misfits” e subito dopo aver acquisito il suo superpotere le cose, se possibile, si esaltano ancora di più.
Già, il suo superpotere. Ogni persona che entra in contatto con la ragazza perde completamente i freni inibitori e, preso da un istinto animalesco, tenta istantaneamente di possederla nel modo più rude e intenso possibile.
Inizialmente la cosa sembra piacere alla Daniels, che soddisfatta e compiaciuta si aggira tra le discoteche mietendo ancora più vittime di quanto facesse in assenza di quello sfacciatissimo “trucchetto”, fin quando il suo sguardo si posa su Curtis, un colosso muscoloso e taciturno che fa i servizi sociali insieme a lei…che sarà la ragione del suo primo, fondamentale cambiamento.
Dopo il primo rapporto sessuale tra i due (avvenuto sfruttando il potere di Alisha), Curtis reagisce in maniera a dir poco indispettita, facendo notare alla ragazza che in un certo senso quello che era appena accaduto era uno stupro, una violenza fatta contro la volontà del ragazzo che, divenuto una vera e propria bestia da accoppiamento, si era perso tutta la (clamorosamente importante!) parte sentimentale e delicata del più intimo tra i momenti.
La ragazza non coglie le critiche dell’ex atleta, la sua prima reazione è banalmente stizzita sulla scia dell’enorme materialismo che contraddistingue il suo sguardo magnetico, ma in breve tempo fa la sua comparsa l’Alisha 2.0, estremamente più sensibile e sofisticata della precedente.
Adesso il potere non è più un asso nella manica, è più una maledizione che impedisce alla ragazza di avere un vero rapporto con qualcuno e di potersi connettere al mondo con il più sottovalutato dei 5 sensi, il tatto.
Curtis è premuroso e paziente nel mettersi a disposizione della ragazza, riuscendo insieme a lei a elaborare una maniera “innocua” di entrare in intimità con lei (eh si, parliamo proprio del fai da te) e facendola sentire protetta da chi, famelico, scambia ancora per un giocattolo colei che si è appena scoperta persona.
Non basta però. Serve qualcosa in più, serve mettersi alla prova, serve superare le difficoltà imposte dalle circostanze, serve…Simon?! Ebbene si, il più introverso e imbranato tra i membri del gruppo è la chiave per sbloccare l’upgrade definitivo della nostra eroina.
Come può il faccione freddo di Iwan Rheon (che potremmo aver visto da qualche altra parte) convincere quell’angelo mulatto a innamorarsi? Innanzitutto con qualche complicatissimo e agile stratagemma che ha a che fare con “poteri annulla poteri”, linee temporali e luci al neon che si accendono e spengono in continuazione, ma il vero segreto dell’amore tra Simon e Alisha è senza dubbio l’autenticità.
Certo, poche settimane prima la società gli avrebbe additati come una zoccola e un pervertito, ma il loro percorso di maturazione li ha portati ad avere bisogno dei reciproci punti di forza e a essere l’antidoto per i rispettivi punti deboli.
Lei gli insegna a fare l’amore, lui ad amare. Accarezzando quei capelli scuri Alisha trova la pace che aveva sempre desiderato, mentre Simon scopre la sua unica ragione di vita frugando tra quei ricciolini. Il gioco di squadra porta alla formazione della coppia e alla nascita di un sentimento intenso e genuino, forse uno dei più toccanti visibili in quest’epoca d’oro delle Serie Tv.
E poi il legame con la morte, apparentemente maledetto e invece romanticamente virtuoso: la morte del Simon futuro convince Alisha a far sbocciare il Simon presente, che poi deciderà senza indugio di tornare nel passato quando la sua metà si spegnerà tra le sue braccia in una scena macabra e serena allo stesso tempo (ve l’abbiamo detto che la questione era complessa, ma vi assicuriamo che è tutto clamorosamente amorevole, non disperate).
La ragazza semplice divenuta seria, si scopre infine matura e pronta a occupare il posto di cui aveva sempre avuto bisogno ovvero accanto al suo eroe mascherato, pronta a sostenerlo nei momenti bui e stringerlo ancora più forte durante quelli più luminosi.