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Simon Bellamy, come rendere la propria stranezza un punto di forza

Simon Bellamy
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“Misfits” era veramente una figata: una specie di acquario stroboscopico pieno di pesci disagiati, antisociali e strani. Molto strani. Direi più che altro “super strani” viste le mirabolanti conseguenze del celeberrimo temporale.

Ce n’era per tutti i gusti tra atleti falliti, bulle, schizzati con un disturbo di personalità multipla, rifiuti della società…poi c’era un ragazzo diverso da tutte le precedenti categorie, uno di quelli che ci sono ma non si vedono, hanno tanto da dire però non si sentono e vivono la loro vita sperando di non incappare in quelle degli altri.

Sì, stiamo parlando di un povero sfigatello con le ragnatele negli slip chiamato Simon Bellamy, o almeno questo era il punto di partenza visto che la sua storia l’ha portato a compiere un lungo viaggio nello spazio, nel tempo e soprattutto nella sua anima, scoprendo cose che nemmeno il più ganzo degli psicologi avrebbe sospettato.

Appoggiate le terga sugli sgabelli e preparatevi a fare un salto nel mondo degli invisibili (in questo caso, il termine va inteso in maniera letterale), perché Hall of Series è pronta a raccontarvi il percorso del personaggio interpretato da Iwan Rheon, con la speranza di offrirvi in pasto un paio di spunti che nei 21 episodi in cui l’avete visto in azione potreste esservi persi.

Non occorre nemmeno dirlo che fioccheranno gli SPOILER nelle prossime righe vero? Non vorrete mica far arrabbiare quel nazista dell’assistente sociale!

Serie Tv

Costretto a inforcare quella stupida tuta arancione per aver dato fuoco alla casa di qualcuno che non gli stava molto simpatico, il taciturno e timidissimo Simon si trova di colpo a dover dividere le proprie giornate con un gruppo di sbandati della sua età, ma tremendamente più attrezzati per sopravvivere rispetto al Nostro.

Nonostante il temporale gli porti in dote uno dei superpoteri più belli, l’invisibilità, Simon Bellamy ha più di qualche difficoltà relazionale: Kelly lo crede un ritardato, Alisha non lo degna nemmeno di uno sguardo, Curtis lo tratta con supponenza e Nathan…beh, Nathan lo chiama Barry, coglione, oppure pervertito, a seconda dell’impatto che i suoi due neuroni provocano nella sua zucca quando si incontrano.

Eppure c’è del buono dietro quei due fanali turchesi. Attraverso qualche timidissimo intervento, un paio di sorrisi e diversi gesti gentili, egli tenta di dimostrare in ogni modo ai propri compagni che la sua unica volontà è semplicemente quella di essere loro amico e non solo poiché qualcuno lassù ha scelto di legarli ben stretti, ma perché non andranno da nessuna parte se non con il sostegno reciproco.

Ignorando l’allegorico guano che piove copioso sui suoi zigomi, Simon riesce stoicamente a farsi strada piano piano, guadagnando nel corso delle puntate fiducia e sicurezza, fino a raggiungere il cuore di quegli sbandati e divenire parte integrante della comitiva, ignorando completamente di essere destinato a diventare il più importante tra loro.

Simon Bellamy

Simon Bellamy progredisce di giorno in giorno, addirittura riesce a perdere la verginità con un notevole pezzo di figliola (il fatto che il padre di lei tenti di assassinarlo qualche secondo dopo non è importante, che diamine, conta comunque come grande conquista!), legando sempre di più con tutti con l’eccezione di quella superficialotta di Alisha, più che altro concentrata sul misterioso uomo mascherato che di colpo compare per salvare la pellaccia a quei disadattati.

Esattamente come Mary Jane con Peter Parker, la ragazza ci rimarrà di sasso quando scoprirà che dietro la maschera del suo eroe si nasconde il più inaspettato tra gli improbabili: proprio Simon Bellamy!

Cioè, non propriamente Simon, bensì la sua versione proveniente dal futuro con addominali iper-sviluppati, savoir faire alla Alain Delon e musichetta d’accompagnamento ad alto tasso di epicità annessi!

Egli è senza mezzi termini un supereroe fatto e finito, che rivela alla ragazza che di lì a poco i due si innamoreranno perdutamente e il compito della fanciulla sarà quello di insegnare all’ancora impacciato ragazzo a diventare Qualcuno.

Dopo la tragica morte dell’uomo della sua vita, le attenzioni di Alisha si focalizzano immediatamente sul Simon presente (eh sì, quando ci si mettono di mezzo i viaggi del tempo ci si ripete sempre un po’), dando vita a un connubio che presto diventerà un sodalizio prima di trasformarsi, come d’incanto, in una coppia.

Simon Bellamy e Alisha

In breve tempo, la vicinanza di quell’angelo coi riccioli che non avrebbe mai nemmeno sognato di avere accanto rende Simon la persona che era sempre stato destinato a diventare, senza però ricorrere al cambiamento.

Si perché la forza del ragazzo sta sicuramente nel sopportare le difficoltà iniziali e accettare l’aiuto esterno per raggiungere la piena maturità, ma alla base di tutto c’è la sua orgogliosa convinzione di non snaturarsi, di cullare la propria stranezza tenendosela stretta in grembo, a patto di concedersi qualche piccolo ammorbidimento ovviamente.

(Badate bene: se non l’avesse fatto e avesse accettato compromessi e scorciatoie, si sarebbe perso sicuramente perciò, ovunque siate, INSISTETE gente, insistete!)

In sostanza riesce nell’impresa di realizzare il sogno di ogni ragazzo invisibile, ovvero quello di far accorgere il Pianeta della propria esistenza, salvo poi fargli un elegante cenno col capo e rispedirlo ad occuparsi di altre faccende, rimanendo abbracciato alla propria fidanzata su un letto fatto di soddisfazione e feromoni, in attesa di uscire la sera con quegli altri sbandati per farsi una birra.

E poi? Eh, poi Alisha viene uccisa!

Dopo i pianti, la disperazione, i dubbi e la voglia di farla finita, ecco che arriva la brillante illuminazione: era quello il motivo per cui il Simon del futuro era tornato nel passato, per rendere sostanzialmente eterno l’amore della sua vita e far esclamare “oooooh” a migliaia di ragazzine/irriducibili illuse.

Il viaggio di Simon Bellamy finisce senza di fatto concludersi mai, ma con la consapevolezza di essere partito da molto lontano, aver sofferto, essere arrivato ed essere sul punto di ripetere questo glorioso, brillante e luminoso processo finché morte non li separi…facendoli poi ricongiungere.

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