Con l’uscita di Modern Love nel 2019 abbiamo ricevuto in regalo un piccolo indimenticabile momento di tenerezza. Questa serie antologica, si propone di mostrare degli spezzoni delle frenetiche vite newyorkesi, analizzando la complessità dell’amore in tutte le sue sfaccettature. Le storie infatti sono una rielaborazione di quella che si potrebbe definire come “La posta del cuore ” del New York Times e nessuno sa parlare d’amore in maniera originale e delicata più di John Carney. Il regista infatti è già noto per alcuni film, come Once oppure Tutto può cambiare, in cui amore, musica e persone si intrecciano in una maniera leggera, ma mai banale né superficiale. Ci sono amori sofferti, amori disinteressati, amori platonici e amori malati. Amori appena nati, amori che vanno avanti da anni, amori che non riescono proprio a partire e l’amore per se stessi. In effetti la prima stagione di Modern Love tiene per mano lo spettatore attraverso otto episodi, che però filano via veloci come una carezza. Impossibile non essersi commossi, emozionati ed immedesimati almeno una volta durante la visione. Non per niente dopo solo una settimana dalla sua uscita, era già stata confermata per una seconda stagione.
Certo il regista è bravo, ma ha avuto a sua disposizione anche un cast di tutto rispetto. Da Dev Patel a Tina Fay passando per Anne Hathaway. Grandi prove attoriali che rendono davvero alcuni episodi delle piccole pietre preziose. Sono loro che permettono la vera e propria consacrazione di Modern Love, permettendole di vincere premi importanti e di venire considerata come un prodotto di spicco nel palinsesto di Amazon Prime Video.
Con tutte queste premesse le aspettative non potevano non essere alle stelle ed in effetti per la seconda stagione la struttura della serie non ha subito variazioni. Squadra che vince non si cambia si dice. Ma purtroppo qualcosa non ha funzionato. Se la prima stagione è stata un vero e proprio colpo di fulmine, la seconda è più un’uscita con un tipo simpatico. Qualcosa a cui Modern Love ci aveva abituato è venuto meno e così questo secondo ciclo di episodi non ha retto il confronto fino in fondo.
Ma quanto è straordinario l’ordinario?
Niente è più importante delle storie, ma non assistiamo più a quei sentimenti delicati in cui tutti ci siamo riconosciuti, dall’imbarazzo del primo appuntamento, al fastidio per i piccoli difetti del partner. Non si parla più di solitudini, adozioni o complicati rapporti genitoriali. Nella seconda stagione l’immedesimazione è più difficile, c’è meno normalità e più straordinarietà. Ci sono momenti in cui questo tentativo effettivamente avviene, l’attesissimo episodio con Kit Harington per esempio racconta l’amore ai tempi del lockdown, ma non è sufficiente di fronte alle fantasie dei reduci di guerra, all’energia con cui una comica trasforma il dolore di essere stata friendzonata in una carriera sfavillante o alle difficoltà di una ragazza affetta da un misterioso disturbo del sonno. Ci sono degli episodi davvero molto ben riusciti (fra tutti forse uno dei migliori è “How do you remember me” in cui i due protagonisti raccontano la stessa storia, ciascuno dal proprio punto di vista, in stile The affair), ma le storie davvero riuscite sono meno di quelle a cui si assisteva nella prima stagione. Vengono raccontate delle belle favole moderne, ma noi ci vediamo solo un po’ sbiaditi sullo sfondo. Guardiamo queste storie più come fossero degli episodi di cui aspettiamo il finale che per riconoscerci in alcune sensazioni e questo toglie inevitabilmente un po’ di romanticismo.
E il cast, la location e tutto il resto?
Come abbiamo già detto questa serie vede la luce a New York nel 2019 e viene quindi confermata per una seconda stagione nel 2020, anno segnato indelebilmente dalla pandemia. Probabilmente è questo il motivo per il quale la seconda stagione di Modern Love ha visto un grosso cambiamento rispetto alla precedente. La città di New York non fa più da sfondo a tutti gli episodi e quindi assistiamo quasi spaesati a continui cambi di scena, dalla campagna inglese, alla Grande Mela fino ad una irreale e silenziosa Dublino. Cambiano gli accenti, le atmosfere, gli stili di vita e ci sentiamo sempre un pochino degli stranieri. Non ci sembrano più nostre le storie raccontate, ma semplicemente cose accadute a qualcuno. Non abbiamo più quella sensazione che ci fa pensare a quanto l’amore sappia creare sensazioni comuni a tutti gli esseri umani, restiamo più incantati nella scoperta di quante sfaccettature l’amore abbia in giro per il mondo. Il che non è una cosa negativa, anzi, nuovi punti di vista rendono questa stagione un prodotto originale e non una scopiazzatura della precedente, ma ci coinvolge forse un po’ meno nei fatti narrati. Inoltre, anche in questi otto episodi è presente un cast degno di nota, come d’altra parte era già avvenuto nella prima, ma naturalmente adesso ce lo aspettiamo e l’effetto wow è necessariamente un po’ sfumato.
Dov’è il finale da favola?
Come dicevamo la pandemia ha probabilmente obbligato a diversi cambiamenti per poter assicurare la sicurezza di attori e addetti ai lavori. Questo ha visto alcune storie ambientate nel vecchio continente, precludendoci quel finale dolce e sognante che ci aveva regalato la prima stagione. I primi otto episodi infatti si concludono con una carrellata di tutti i personaggi, e delle loro complessità. che sembrano sottilmente legati l’una all’altra da un unico filo invisibile sullo sfondo di una splendida New York al tramonto. Purtroppo ciò non sarebbe stato possibile nella seconda stagione e questo ci toglie un altro po’ di immedesimazione e romanticismo. Se il primo finale di stagione ci faceva pensare a quanto in fondo fosse piccolo il mondo, a quanto le emozioni e i sentimenti ci leghino e ci rendano più simili l’uno all’altro e a come tutti gli esseri umani siano accomunati da esperienze affini, come se fosse l’amore e soltanto lui a muovere il mondo, tutto questo viene tranciato via nella seconda stagione togliendo ancora un altro po’ di aura sognante a questa serie.
Non fraintendete, non è tutto da buttare, la seconda stagione di Modern Love gode comunque della presenza di un ottimo regista e attori davvero validi. Forse non sarà sempre facile riconoscersi nelle storie raccontate, ma vi consiglio comunque di tenere i fazzoletti a portata di mano. Struggente per esempio l’episodio di apertura della serie, che vede come protagonista Minnie Driver, alle prese con un amore perduto dal cui ricordo fatica molto a separarsi. Le storie e il loro modo di essere raccontate sono ancora un dolce viaggio in punta di piedi nell’amore contemporaneo e visto la brevità di ciascun episodio (della durata di circa 30 minuti ciascuno) è bello guardarli così, tutti in fila come fossero un unica canzone (tema per altro particolarmente congeniale al regista).