“Vorrei dirvi che siete la mia famiglia, ma famiglia ha per me orribili connotazioni”, parole di Christy Plunkett (Anna Faris) in un episodio di Mom, rivolte al gruppo delle amiche degli Alcolisti Anonimi. Tutto quello che può esulare dal politicamente corretto si può trovare in Mom, negli scambi di battute tra le donne del “branco”, con la donna Alfa Bonnie Plunkett (Allyson Janney) che fa da capo popolo. Un circolo di ex alcoliste ma non solo, dedite in passato a vari tipi di droga, donne (inter)rotte che nel circolo magico delle sedute si ricompongono, trovano i pezzi mancanti del puzzle delle loro vite.
L’insolenza nei confronti di argomenti e situazioni che normalmente fanno scattare l’ossequioso rispetto è la cifra stilistica di tutti i personaggi di Mom. Chi ha toccato il fondo e anche oltre non ha paura di niente, la battuta è una prolunga del disincanto, del “peggio di quello che ho già fatto non potrà andare”. La chiave a stella, che stringe a dovere l’irriverenza naturale di questo gruppo di sopravvissute a loro stesse, è la leggerezza con cui scivolano nel porgere le battute più sarcastiche e la lievità nell’incassarle.
Mother & daughter
Madre e figlia, a ruoli spesso invertiti. Divise da una fisicità che diventa irriverente nel confronto. La madre Bonnie fiera della sua altezza, un’estensione del suo ego. La figlia Christie, piccola e gracilina, l’incarnazione delle sue insicurezze. Unite dal destino che ha iniziato a forgiare Bonnie, ragazze madri, con un ricambio continuo di partner e le svariate dipendenze come compagni fissi. La maternità di Bonnie vista dall’alto della sua statura, un concetto remoto dall’accezione comune, e quella di Christie piena dell’aspirazione di essere una vera Mom. Un tripudio per la psicanalisi, un concentrato di traiettorie familiari, di legami disfunzionali, un altro adattamento di In Treatment. Il rischio di creare il mostro da laboratorio c’era. Troppa farsa su temi seri. Troppa serietà per una serie comedy. L’esperimento invece è riuscito nel dosare l’humour caratterizzato da pungenti scambi di insulti personali nel gruppo, come spesso avviene in un certo tipo di amicizia, con l’attraversamento del territorio difficile e controverso della dipendenza, raccontando le sfide ma anche le battute di arresto, senza mai banalizzarne il trattamento.
All together now!
Mom, come Christie che è una madre (problematica) single. Come Bonnie che è una donna dimentica di essere madre ricordandosene quasi fuori tempo massimo. Mom al singolare, ma nell’evoluzione della sitcom guadagna il migliore plurale possibile. Tutto il gruppo di amiche che condividono la sobrietà e si sostengono per continuare a mantenerla sono Moms, madri l’una dell’altra alla bisogna. Tammy Diffendorf (Kristen Johnston), la massiccia Tammy con un debole per fare cose folli, in credito con Bonnie che, nella loro gioventù condivisa in affidamento, le ha segnato la vita. La sua abilità nel costruire mobili è pari a quella di saper perdonare e (ri)costruire legami e vita. Jill Kendall (Jaime Pressly), la ricca Jill, seguita inizialmente da Christie in veste di sponsor e che metterà a dura prova per le numerose ricadute. La superficialità che indossa come i suoi abiti firmati si scioglie come neve al sole nei momenti giusti.
Wendy Harris (Beth Hall), infermiera, viene sempre presa in giro e si trova spesso fuori dalle dinamiche del gruppo che però la recupera sempre. Stupisce sempre con dettagli inaspettati della sua vita che stridono con il suo aspetto così comune. Marjorie Armstrong-Perugian (Mimi Kennedy), la decana, l’amante dei gatti, il punto di riferimento per tutte le altre, la saggia. Troppe qualità. Impossibile che Bonnie, l’Archimede delle scorciatoie, non si metta in competizione con lei. Riesce in qualche modo nel suo intento perché la competizione scatta anche per la saggia Marjorie nonostante l’indiscussa maturità ed esperienza. Un gruppo eterogeneo che fa dello stare insieme non un fine ma un mezzo per ricordare da dove tutte sono partite, quanta strada hanno fatto e soprattutto che il percorso non finisce mai. Vanno sempre insieme a lenire il dolore di chi tra loro si trova in un momento critico. Ci sono con i gesti e con le battute.
Appena si abbassa l’asticella del sarcasmo, destabilizzata da una forte corrente emotiva, si ristabilisce l’intelligente equilibrio giocoso con una battuta fulminante. La (in)sostenibile leggerezza dell’essere.