Tutti quanti da ragazzini avevamo la nostra routine mattutina. Io per esempio mi alzavo alle 7.00 in punto per guardare tutta la programmazione animata di Rai Due. Punte di diamante del palinsesto erano ovviamente le Winx, le Pretty Cure e Monster Allergy. Quest’ultimo ha rapito il mio cuore ed è tuttora uno dei miei cartoni animati preferiti.
Più di dieci anni dopo, ho deciso di rivedere il primo episodio della serie animata. Magari riesco a capire perché in gioventù me ne sono innamorata, tanto da voler avere necessariamente tutti i quaderni e il borsellino a tema Monster Allergy.
La trama – tratta dall’omonimo fumetto – è molto semplice. Il protagonista è Ezechiele Zick, detto semplicemente Zick, che all’apparenza è un normale ragazzino molto cagionevole di salute e introverso. Zick però ha un’abilità particolare: riesce a vedere mostri e fantasmi. Ad affiancarlo nelle sue avventure, volte sempre a proteggere mostri e umani, c’è Elena Patata, la sua migliore amica.
Ogni episodio dura poco più di venti minuti, anche il pilota non fa eccezione. La cosa che salta subito all’occhio è un’atmosfera generalmente color seppia, priva di tutti i colori eccessivamente accesi dei classici cartoni. Zick è un po’ come me: pallidissimo, sempre malato, allergico a qualsiasi cosa e tendenzialmente poco amichevole.
Già inizio a capire dov’è nato l’amore.
La puntata però non inizia con il punto di vista di Zick. La prima a entrare in scena è Elena, la nuova arrivata di Oldmill Village, cittadina teatro delle vicende che ricorda perfettamente molte delle invisibili cittadine italiche. I due protagonisti frequentano la stessa scuola e più precisamente sono in classe insieme. Da brava rompiscatole, Elena decide di irrompere nella quiete della solitaria vita di Zick cercando (forzatamente) di relazionarsi con lui. Ah, che belle le cotte infantili! Elena infatti ricorda un po’ quei bambini che alle elementari vi tiravano le trecce, poi giustificati dagli adulti con la classica frase “lo fa perché gli piaci”. Nonostante l’antipatia iniziale, Zick decide di fidarsi di Elena proprio perché lei sembra essere l’unica a credere alle sue parole.
Le migliori amicizie – si sa – iniziano dalle ostilità.
Punto forte di Monster Allergy però sono i disegni, che hanno la loro massima espressione nei mostri, veri protagonisti della serie. Con i loro colori sgargianti e le loro mille forme fanno a pugni con l’ambiente triste e sottotono di Oldmill, saltando all’occhio e dando così vivacità alle vicende. Oltre a questo, i disegni in generale sono stupendi: un incrocio tra lo stile dei mangaka più famosi e il fumetto americano, tutto nato da una penna italiana. Come sempre, Italians do it better.
Alla fine, dopo il primo episodio uno tirava l’altro e così in poco più di un pomeriggio ho finito la prima stagione. Visivamente è fantastica, molto accattivante, ma soprattutto mi ha messo di buon umore. È un tuffo nel passato che tutti dovremmo rifare prima o poi.
I personaggi sono geniali e l’alchimia che si crea tra Zick e Elena è fantastica. Sono come lo Ying e lo Yang, così diversi ma indispensabili l’uno per l’altra. Anche visivamente si nota questa complementarietà, soprattutto attraverso i colori che indossano e che li circondano.
Ogni episodio è un piccolo quadretto autoconclusivo, come tante piccole perle che formano un collier. Nell’insieme si crea un variopinto intreccio fatto di mistero, comicità e un continuo scoprire e accettare se stessi.
Quello che colpisce di Monster Allergy è il messaggio positivo che non scade mai nel banale: è una storia di intraprendenza, curiosità ma soprattutto di fiducia e amicizia
È un ottimo prodotto, ma il suo punto di forza è la spinta emotiva che attualmente può avere per noi giovani a cavallo tra gli anni ’90 e 2000. Rivederlo mi ha fatto tornare alle mattine d’inverno in cui l’unica preoccupazione era ricordarsi di portare le merendine più buone a scuola.
Monster Allergy può essere una qualsiasi altra serie animata della vostra infanzia.
Abbandonate il logorio della vita quotidiana e dedicate un pomeriggio a rivivere attimi di innocenza. Una meritata malinconia che ogni tanto è giusto sfogare ricordando i simboli della nostra crescita, magari senza vostra madre che vi intima di spegnere la tv perché altrimenti farete tardi a scuola.