Attenzione leggendo l’articolo ci si potrebbe imbattere in spoiler sulle seguenti serie: Monster: the Jeffrey Dahmer Story, In Nome del cielo, Candy – Morte in Texas, The Serpent, American Crime Story: l’assassinio di Gianni Versace e The Staircase
Ryan Murphy non è nuovo al racconto dell’orrore. Le serie che portano la sua firma ci hanno abituato a fare i conti con incubi dai risvolti raccapriccianti, raccontati attraverso immagini così crude e dirette che facilmente tornano a farci visita nei nostri sogni peggiori. Monster: The Jeffrey Dahmer Story però, non è solo l’ennesima serie thriller capace di toglierci il sonno. Se possibile si spinge quasi un po’ più in là, raccontandoci di come si passa, un trauma alla volta, da introverso bambino di provincia, a mostro sanguinario capace di terrorizzare una nazione, nella tranquillità di un salotto qualunque. È nella soffocante e prevedibile normalità di tutti i giorni che si rischia di incappare in un serial killer spietato, incapace di riconoscere la mostruosità delle pulsioni che lo muovono. E così, con la stessa inquietante naturalezza, andare a ballare con gli amici, salutare qualcuno sul pianerottolo di casa o andare a correre in una giornata di sole, rischia di essere l’ultima cosa che ci viene concesso di fare. Poi il tempo scade, solo perché abbiamo avuto la gentilezza di rispondere al sorriso del vicino.
È in questa imperturbabile normalità che va cercata la motivazione del successo di questa serie, tratta da una storia vera, che spaventa proprio perché capace di dimostrarci come non sempre si possa davvero essere consapevoli delle battaglie interiori di chi si ha di fronte e di conseguenza come non sia sempre prevedibile la pericolosità della situazione in cui ci si sta mettendo. Famiglie apparentemente perfette, soffocanti sobborghi felici, matrimoni idilliaci solo agli occhi degli altri, persone dagli impulsi incontrollabili nascosti dietro ordinatissimi tagli di capelli, nessuno può conoscere con assoluta certezza la vera indole dell’altro, in qualche drammatico caso, nemmeno quando ci dorme di fianco da anni.
Se vi è piaciuto Monster: The Jeffrey Dahmer Story forse avrete sentito nominare anche queste altre cinque ottime serie tv.
Sono tutte storie tratte da storie vere, perché forse non possiamo veramente sapere cosa si nasconde dietro a un sorriso gentile, ma possiamo sempre tenere a mente che la realtà può prendersi dei lussi che alla fantasia non sono concessi.
1 Candy – Morte in Texas
Nell’estate del 1980 un’insegnante elementare di nome Betty Gore viene trovata brutalmente assassinata a casa sua, in una tranquilla zona residenziale a Wylie in Texas. Il marito della vittima non riusciva a contattarla ormai da diverse ore, aveva quindi allertato un vicino di casa che l’aveva trovata coperta di sangue, ma che almeno era riuscito a mettere in salvo la figlia della coppia che piangeva disperatamente nella sua culla. Candy – Morte in Texas è una serie dalla patina vintage, in cui si indugia negli anni ottanta, nei matrimoni felici, nelle mattinate trascorse in chiesa, nei rapporti di buon vicinato, nelle amicizie e nelle alleanze femminili. Ma tutti questi elementi diventano contemporaneamente un campo fertile anche per rivalità, gelosie, assurdi bisogni di rivalsa che sfociano in furie omicide. Al centro di tutto c’è sempre la stessa donna, Candy Montgomery, una moglie e madre praticamente perfetta, simpatica, disponibile e ben voluta da tutti. Una manciata di secondi che può compromettere una vita? E invece no, la prevedibilità della provincia americana mostra il suo lato più ottuso proprio all’interno del tribunale, quando non si difende più una comunità da una persona possibilmente pericolosa, ma si preferisce trincerarsi dietro all’utopia di vivere in un sistema infallibile. Questa serie racconta una storia raccapricciante, ma anche sorprendente, con una sorprendente Jessica Biel e un altrettanto sorprendente cameo di Justin Timberlake.
2 In Nome del Cielo
A oggi più del 60% degli abitanti dello stato americano dello Utah fa parte della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Questa vasta adesione alla comunità mormona ha ovviamente delle implicazioni piuttosto evidenti sulla cultura e sulla vita quotidiana di tutti i suoi abitanti. Nella serie In nome del cielo, Jab Pyre è un detective che appartiene a questa religione: ha una bella famiglia ed è strettamente legato alla comunità, all’interno della quale si impegna attivamente anche dal punto di vista umanitario, ne è un membro di spicco si potrebbe quasi dire. È corretto, religioso, devoto, sempre pronto a dare una mano, particolarmente scrupoloso nel suo lavoro. La comunità rimane sconvolta quando viene ritrovato il corpo di Brenda Lafferty e della sua bambina, trucidate entrambe con una violenza inaudita. Il caso fa scandalo non solo perché la comunità è conosciuta come apparentemente pacifica e tranquilla, ma soprattutto perché i Lafferty sono una famiglia molto in vista. Ammon Lafferty è l’equivalente di un predicatore, disposto a sacrificare qualsiasi cosa per il bene comune, principio che ha passato anche ai suoi 5 figli, uno dei quali si troverà improvvisamente, ma non in maniera poi così inaspettata, vedovo. Le indagini porteranno il detective Pyre a scoprire il lato più oscuro di questa famiglia, ma soprattutto lo costringeranno a rivedere le convinzioni e i valori di tutta la sua vita, quando verranno a galla alcuni retroscena cruenti e difficili da sopportare legati alla nascita della religione a cui lui stesso appartiene. Una riflessione sulla spiritualità e sul fondamentalismo, che mette in luce in maniera cruda e dolorosa quanto sia volubile l’animo umano.
3 The Staircase – Una Morte Sospetta
Certi uomini sembrano avere tutto quello che desiderano: una bella casa, una bella moglie, una bella famiglia, una bella carriera. Per questo è inspiegabile come a un certo punto possano perdere tutto e ritrovarsi solo in compagnia di una condanna all’ergastolo. The Staircase racconta la storia di Michael Peterson, un brillante giornalista e scrittore che in una tranquilla serata estiva chiama il 911 perché trova il cadavere della moglie ai piedi della scala di casa. Da subito l’uomo è sospettato, da subito si dichiara innocente. The Staircase è una serie con un cast davvero notevole (Colin Firth, Tony Collette, Juliette Binoche) che si cimenta nel difficile compito di mettere in scena il lungo e doloroso processo ai danni del protagonista, processo costellato di dubbi, incertezze ed errori. Da una parte si scava nel passato dei Peterson nella speranza di trovare qualcosa di marcio, dall’altra la spiegazione potrebbe ridursi semplicemente a una caduta accidentale. Se Monster: The Jeffrey Dahmer Story si conclude con l’arresto di un vero e proprio colpevole, The Staircase si conclude con un arresto, che porterà a una riapertura del caso, che porterà a un patteggiamento. Un gradino alla volta, sempre più a fondo, sempre più verso la rovina definitiva di una vita che forse era innocente. La serie rende lampante come sia impossibile sapere cosa succede dietro alle porte chiuse nelle case degli altri, anche nel caso in cui quelle case siano sempre state abitate da gente tranquilla.
4 The Serpent
In Candy – Morte in Texas, l’apparente cordialità di una brava casalinga risulta fatale per la vittima. In The Serpent il riuscire ad apparire sempre affabile e disponibile è ancora una volta un’arma letale. Questa serie racconta la storia vera di Charles Sobhraj, un truffatore e serial killer francese che ha mietuto una cosa come 20 vittime fra i turisti hippie che negli anni ’70 sceglievano di recarsi in vacanza in Asia. Come un serpente è riuscito a strisciare e nascondersi alle autorità per più di dieci anni, finché non è stato incarcerato in India fino al 1997. A differenza di quanto accade in Monster: The Jeffrey Dahmer Story, The Serpent non racconta la storia di un uomo disturbato e dall’infanzia travagliata che vive nella completa incapacità di trattenere impulsi e istinti pericolosi, ma anzi mostra un individuo grottesco e sbruffone che quasi si vanta dell’efferatezza dei suoi omicidi. Il Bikini Killer, come era stato soprannominato, è un uomo che sembra mosso semplicemente dall’odio nei confronti della cultura dei figli dei fiori e da una forma di psicopatia che lo rende completamente asociale. Sapeva rendersi affascinante nella stessa misura in ci sapeva essere pericoloso. Una figura enigmatica e disturbante portata sullo schermo da un ottimo Tahar Rahim.
5 American Crime Story: L’Assassinio di Gianni Versace
Questa è la seconda stagione della serie antologica, prodotta proprio da Ryan Murphy, che si impone di raccontare alcuni dei più grandi avvenimenti di cronaca nera della storia americana contemporanea. In questo caso viene raccontata la storia che, a metà degli anni ’90, sconvolse il mondo della moda: l’assassinio di Gianni Versace, freddato in pieno giorno sulla soglia della sua villa in Florida. La serie si propone di raccontare come si sono svolti i fatti che hanno portato alla tragedia da un punto di vista piuttosto originale, quello dell’assassino, che ha messo fine alla vita dello stilista per motivi a tutt’oggi sconosciuti. La storia di Andrew Cunanan è così incredibile da sembrare un film: uscito dal liceo a pieni voti e con un Q.I. più alto della norma, Cunanan soffrirà molto nella sua infanzia perché convinto di subire una forma di discriminazione viste le sue origini filippine. Crescerà sviluppando sempre di più una personalità disturbata, caratterizzata in particolare dalla totale incapacità di provare empatia nei confronti degli altri. Una vita scandita da costanti scelte sbagliate, lo porterà alla rocambolesca fuga dall’FBI, da cui è ricercato dopo essersi macchiato di diversi omicidi, che culminerà nell’assassinio di Versace e conseguente suicidio. Come nel caso Dahmer insomma: un ragazzo apparentemente come tanti, ma in cui qualcosa di incontrollabile è cresciuto lentamente, ogni giorno di più, nell’indifferenza generale.