Il seguente articolo contiene SPOILER sulla seconda stagione di Monsters
La nuova stagione di Monsters (che trovi qui su Netflix), creata da Ryan Murphy, punta i riflettori su uno dei casi più controversi della storia criminale americana: quello dei fratelli Menendez. Dopo il successo della prima stagione su Jeffrey Dahmer, la serie antologica si concentra su storia altrettanto inquietante. La serie indaga approfonditamente sulla vita familiare tormentata che ha portato Erik e Lyle Menendez a uccidere i propri genitori. Al centro di questa stagione c’è la straordinaria interpretazione degli interpreti, e in particolare quella di Javier Bardem, che assume il ruolo di José Menendez.
Bardem, con la sua presenza magnetica e la capacità di interpretare personaggi complessi, porta sullo schermo un ritratto cupo e angosciante di un uomo che nasconde un lato oscuro. La sua performance rappresenta uno degli elementi più potenti della serie. Bardem è stato in grado di trasportare il pubblico nel dramma familiare della famiglia Menéndez con una interpretazione dalla elevata profondità emotiva.
In Monsters, Javier Bardem interpreta José, il patriarca della famiglia Menéndez, un personaggio complesso e oscuro
Che Javier Bardem sia un fenomeno difficile da eguagliare non lo scopriamo di certo grazie a Monsters. Ma il secondo capitolo della serie antologica di Ryan Murphy conferma la sua incredibile capacità di adattarsi a ruoli complessi e sfaccettati. Ma partiamo dall’aspetto fisico. Già dalla prima stagione di Monsters, Ryan Murphy aveva fatto capire quanto la serie sarebbe stata attenta ai dettagli anche da questo punto di vista. Così come Evan Peters è stato un perfetto Jeffrey Dahmer, a suo tempo, anche la famiglia Menéndez è stata accuratamente selezionata. Nicholas Chavez e Cooper Koch in primis, ma anche lo stesso Bardem e Chloe Sevigny, interprete della madre Kitty, hanno fatto scalpore per la somiglianza con i personaggi originali. Da questo punto di vista non ci si poteva aspettare altro da un perfezionista come Murphy.
Ma ciò che colpisce di più dell’interpretazione di Bardem dal punto di vista fisico è la capacità dell’attore di ricreare una mimica facciale pressoché perfetta. José Menéndez, in Monsters, viene dipinto come un patriarca severo e estremamente pretenzioso, un uomo violento, un manipolatore spietato. Ma superficialmente il José di Monsters è il classico uomo d’affari che tratta i propri figli come strumenti. Mette bocca su tutto: scuole di prima classe, sport e addirittura le prime frequentazioni amorose devono essere approvate da lui. Il dipinto di un uomo psicologicamente deviato e violento, incapace di provare emozioni umane. Il lavoro svolto da Javier Bardem su José è impressionante anche per questo motivo. L’attore riesce, tramite uno studio accurato della mimica facciale del personaggio, a switchare le diverse personalità di José. Un secondo prima elogia suo figlio con fierezza davanti ai suoi soci, quello dopo lo mortifica senza pietà.
Lo stesso Javier Bardem ha ribadito di aver voluto dare una sua interpretazione della nascita del machismo, tramite il personaggio di José Menéndez
Il punto di partenza nell’interpretazione di Bardem, a conferma dello stesso attore, è stato quello di indagare sul passato e sui traumi di José Menéndez. La seconda stagione di Monsters è il quadro di una famiglia altamente disfunzionale il cui dramma si è consumato tra le mura domestiche, dall’inizio alla fine. Ed è proprio tra le mura domestiche di José che Javier Bardem è andato a pescare per dare profondità al suo personaggio. Una delle puntate più intense in assoluto è Don’t Dream It’s Over, quella che si concentra sulla vita di José e Kitty prima della nascita dei figli. E’ qui che emerge il seme del male presente, fin dalla sua infanzia, in José Menéndez. Egli stesso fu vittima di abusi in passato, in un’epoca ben diversa da quella dei suoi figli. Il José di Bardem, dunque, normalizza interiormente tali atti per poi passare dall’essere vittima a spietato carnefice.
La scena più intensa con protagonista Javier Bardem in Monster, per questo motivo, è quella in cui, in lingua originale, parla al telefono con sua madre. Il fatto che la scena sia stata pensata in lingua, viste le origini di José, aumenta l’intensità dell’interpretazione di Bardem. La voce del personaggio si fa improvvisamente cupa: tutta la sua mascolinità decade lasciando spazio alle lacrime di un figlio sconvolto che rivive il proprio trauma a distanza di anni. La penombra nasconde il volto di Bardem, in modo tale che lo spettatore possa concentrarsi appieno sull’interpretazione del dramma. Javier Bardem sembra quasi parlare a cuore aperto a José Menéndez. Il personaggio per la prima volta cerca di “auto discolparsi” dopo aver realizzato di fronte a sua moglie la portata del dolore che ha causato e l’irrimediabilità delle proprie gesta.
Ciò che la performance di Bardem suggerisce, in questo senso, è dunque il fatto che violenza e repressione siano strettamente collegate
La mancanza di esempi, o meglio, l’aver vissuto esempi sbagliati può essere una delle principali cause della deviazione mentale. Per quanto sia complesso da accettare, l’illegittimità delle gesta di José Menéndez trova una collocazione nel senso di inadeguatezza che egli stesso vive. Ciò non giustifica la violenza, ma motiva la continua necessità del personaggio di mantenere sotto controllo la propria famiglia. Monsters ci racconta brutalmente come per José Menéndez il dolore sia uno strumento di controllo. Tale concetto è chiaramente esplicitato in un altro passaggio fondamentale della serie e del personaggio di Bardem che avviene nel sesto episodio. José Menéndez, rivolgendosi a suo figlio Lyle, gli chiede scusa per non averlo picchiato abbastanza forte, paragonando il rapporto genitore-figlio a quello cane-padrone. Nello sfogo di José, Bardem ribadisce il disordine mentale del suo personaggio, esplicitando la sua mascolinità di fronte ai figli e elevandolo definitivamente al ruolo di padre padrone.
Anche qui José Menéndez si rivolge alla propria esperienza, citando i continui soprusi subiti dal padre e giustificandoli con il tema delle aspettative. Aspettative che egli stesso pone erroneamente al centro del dialogo con Lyle ed Erik. Il José di Bardem è conscio ma inconsapevole di ciò che lo spinge ad agire così nei confronti dei propri figli. E dunque, nel rifiutare il trauma subito, ha inevitabilmente giustificato il proprio aguzzino. L’interpretazione dell’attore spagnolo è una tra le più complesse della sua carriera, soprattutto sul lato emotivo. Le sue straordinarie capacità di adattamento gli hanno consentito di sfoderare una performance scomoda ma pur sempre magnetica e travolgente.