Mozart in the Jungle ci ha mostrato qualcosa di noi, ci ha dimostrato come non siamo abituati a guardare la bellezza. Tutto ciò attraverso la terza stagione che omaggia una città italiana: Venezia.
Prima di tutto se non conoscete Mozart in the Jungle correte a leggere qui e soprattutto recuperate tutti gli episodi (40) prodotti da Picrow per Amazon Studios.
La Serie Tv è basata sul memoir Mozart in the Jungle: Sex, Drugs e Classic Music dell’oboista Blair Tindall. Segue le vicende della New York Symphony, dove le tendenze e i desideri artistici contrastano con i giochi politici per far rimanere l’orchestra a galla. La Serie è interpretata da Malcolm McDowell (Thomas Pembridge), Saffron Burrows (Cynthia Taylor), Bernadette Peters (Gloria Windsor) e Gael GarcÃa Bernal nel ruolo del protagonista Rodrigo, una versione romanzata del direttore d’orchestra Gustavo Dudamel.
Proprio quest’anno la Serie di Amazon dopo quattro stagioni è stata cancellata, lasciando presagire l’intenzione dei produttori di investire su Serie Tv meno di nicchia e più rivolte a un grande pubblico. Mozart in the Jungle ha comunque vinto nel 2016 il Golden Globe come miglior Serie commedia o musicale e Gael GarcÃa Bernal è stato premiato come miglior attore in una Serie commedia o musicale. Ci lascia perciò in eredità un’importante riflessione sull’arte e sul rapporto della musica classica con il mondo che la circonda.
Ma ciò che mi ha colpito della Serie è stata proprio la parentesi italiana nella terza stagione. Il Maestro Rodrigo De Souza arriva al Teatro La Fenice di Venezia perché ha accettato l’offerta di dirigere l’orchestra per il ritorno sulla scena di una famosa cantante lirica di nome Alessandra, soprannominata La Fiamma. La cantante ha il volto della bellissima Monica Bellucci, mentre l’attore che impersona l’agente dell’artista, Beppi, è Christian De Sica.
Nonostante gli attori italiani nelle Serie Tv americane sono quasi sempre portati agli estremi, con interpretazioni molto espressive – sia con la voce, che con i gesti e le posture – quasi al limite del grottesco, come già fatto notare nei 10 peggiori stereotipi sull’Italia che ci hanno regalato le Serie Tv straniere, in Mozart in the Jungle Christian De Sica e Monica Bellucci non sono da meno, ma riescono a essere coerenti con il contesto di comportamenti sopra le righe. I due sono al centro del plot che segue la prima parte della stagione e risultano essere genuini, cioè rimangono fedeli al loro essere semplicemente italiani e proprio per questo riescono a interpretare l’italianità e tutto quello che ne consegue: pazzia e genialità .
Ma se da una parte abbiamo un cast coerente con l’ambientazione, dall’altra c’è il motivo per il quale sto scrivendo questo articolo: le location. E come direbbe Alessandro Borghese: sono da “diesci”. Nessun effetto cartolina. Mozart in the Jungle ci mostra una Venezia così com’è veramente e si capisce da subito. Sin dalle prime scene entriamo insieme allo sguardo estasiato di Rodrigo appena arrivato, che col naso all’insù osserva la ricchezza e gli sfarzi degli interni della casa di Alessandra. Le sequenze all’aperto sono poi eseguite con rigorosa calma, quasi nel voler rispettare la bellezza e la cura nel dettaglio.
Venezia si mostra attraverso luci e ombre: di giorno la luce naturale regala squarci di quotidianità e di notte lo spazio si riempie con lampioni e fari. Nella scena del concerto all’aperto (l’episodio 3×05) abbiamo l’Opera al centro e dietro l’architettura veneziana che diventa palcoscenico dell’esibizione. La macchina da presa è anch’essa turista in una città che racconta facendosi rapire con lo sguardo puro di chi viene da fuori. Per questo motivo Venezia, in questa Serie Tv, la vediamo come non mai. Perchè è reale, è sincera. Noi la visitiamo per la prima volta con i protagonisti. Sono loro, accompagnati dai padroni di casa, che muovendosi fra gondole e calle si meravigliano davanti alla bellezza dell’arte.
Venezia è meravigliosa – e lo sappiamo – ma Mozart in the Jungle riesce a ricollocarla all’interno di un tessuto drammaturgico che regge e che la rende protagonista tramite la musica. Nella Serie la musica è quasi sempre diegetica, funge per il discorso da amplificazione drammatica. Si pone come assoluta presenza negli spazi vuoti di archi e ponti.
L’ambientazione è al servizio del plot e l’armonia ne è il risultato.
Stiamo attenti a non rimanere assuefatti dalla nostra bellezza, perchè all’estero ci guardano con estrema meraviglia. Dovremmo abituarci a essere più sensibili come solo i musicisti e gli architetti sanno fare. Aprire gli occhi per guardarsi intorno e aprire il cuore per ascoltare le storie più belle. Un pò come dice Renzo Piano:
Talvolta l’architettura cerca il silenzio e il vuoto in cui la nostra coscienza si possa ritrovare. Il silenzio è come il buio, bisogna avere il coraggio di guardarlo e poi pian piano si cominciano a vedere i contorni delle cose.