La recensione della 4×05 di Mr Robot è il preludio silenzioso di una sinfonia corale. Di un inno che ricomporrà tutti i personaggi sotto un’unica bandiera e un fine universale.
Quando Beethoven, al Theater am Kärntnertor di Vienna, si apprestava a dirigere per la prima volta la nona sinfonia era ormai sordo. Quella musica l’aveva scritta, l’aveva ascoltata nella sua mente, era in grado di rievocarla. Poteva sentirla. Due anni prima, la direzione del Fidelio era finita in un disastro: il maestro non sembrava più in grado di dirigere a causa della sordità finendo costantemente fuori tempo. Questa volta, allora, fu data indicazione ai musicisti di ignorare il suo furioso gesticolare.
Andò diversamente, però: quel trasporto di Beethoven, quella supplica disperata affinché la musica sgorgasse dai suoi gesti, dal suo corpo tarantolato e palpitante venne ascoltata. Incredibilmente la sinfonia interiore si unì a quella esteriore in una coralità senza precedenti. Fu un successo.
Mr Robot, 4×05, la felicità è una sinfonia corale.
Non è casuale che Sam Esmail apra questo quinto episodio della quarta stagione con l’Inno alla gioia, quarto movimento della nona sinfonia di Beethoven. L’opera finale, e più grande, del Maestro tedesco è pervasa da uno spirito unitario, da una coralità che sfocia nel quarto movimento.
Quest’ultimo riprende il tema principale, sussurrato nei precedenti, ed esalta l’intero significato della sinfonia. Anche in Mr Robot il dramma si fa corale. Elliot, come Beethoven, è fuori tempo rispetto al mondo. Sordo alla realtà che lo circonda.
La sua missione è inizialmente individuale e perciò stessa destinata al fallimento. “Catastrofi mondiali come questa non sono causate da lupi solitari come voi ma avvengono perché uomini come me lo permettono”, aveva affermato Price nella 3×09 rivolgendosi a Elliot. “Non può imporre una missione, signor Alderson. Deve ispirarne una”. Elliot da quel momento inizia a creare una sinfonia: syn – phoné, un suono che unisce.
Sono quattro i movimenti della Nona, quattro quelli dell’Inno alla gioia.
E quattro sono le stagioni di Mr Robot come pure i personaggi che compongono la sinfonia della 4×05: Elliot, Darlene, Price e Dominique. Maestri e musicisti di un’unica melodia. Elliot non è più chiuso in sé. Ce ne accorgiamo ora più che mai, delle sue continue aperture al mondo. Nell’amore per una donna, nell’affetto non più represso per la sorella, nel legame finalmente fraterno con Tyrell. Il dramma si fa corale: la missione di Elliot si apre al mondo, all’uomo, in un trasporto emotivo impensabile nelle prime stagioni.
Iniziando ad agitarsi e scuotersi goffamente, in una corsa disperata per la libertà e la speranza, Elliot diventa Beethoven. Entrambi evocano la sinfonia, la suscitano passionalmente nella loro orchestra. E i musicisti rispondono. Risponde Tyrell, nello scorso episodio, in un sacrificio che gli restituisce il senso dello spartito della propria vita.
Al suo acuto, segue il violino di Darlene in un arpeggio a tratti nervoso e melanconico. E si fa largo anche la nostalgica tromba con Price, ormai privato degli affetti familiari a causa della sua insuperabile colpa: l’amore per il potere.
Tutti i personaggi hanno perso qualcosa.
Non agiscono più per un bisogno personale, per la salvezza dei propri cari. No. Elliot, Darlene, Tyrell e Price sono accomunati da un obiettivo che prescinde dall’individuale e si fa collettivo. La nona sinfonia, e l’Inno alla gioia in particolare, sono per Beethoven l’espressione dell’universalità umana. Dell’uomo che per libera elezione esce dal chiuso dei propri desideri e bisogni e si apre a un ordine più alto e generale, quello dell’amore.
La gioia è, allora, il sentimento della fratellanza che ritesse ogni cosa, proprio come il quarto movimento fa con l’intera sinfonia. Elliot in questa quarta stagione riallaccia tutti i personaggi nella sua sinfonia. I dolori che hanno patito e le sofferenze per la perdita dei propri affetti lasciano il posto all’unione di intenti. Tutti sono protesi verso un fine universale. Si perdono come individualità per scoprirsi parti di un unico, grandioso tutto.
Beethoven per la prima volta inserisce un coro a dar voce alla sua sinfonia. Antiteticamente Esmail, mentre l’Inno alla gioia imperversa, toglie voce ai suoi personaggi. Questa assenza sancisce la distanza tra di loro, l’incomunicabilità non ancora del tutto superata. L’attrito di Darlene con Elliot, il lutto di Price per Angela, la prigionia di Dominique.
Ma è anche il silenzio che precede un nuovo movimento nella sinfonia.
Così per Elliot, Darlene e Price le parole non occorrono più. Sono loro stessi a comunicare tramite la forza della loro storia interiore. E in questo maestoso episodio di Mr Robot più di ogni parola fanno i loro volti. Price che guarda benovolo la figlia di qualcun altro, Elliot che fugge con la disperazione in volto. Darlene e quel velo di tristezza non ancora rassegnata. A parlare, in loro e al posto loro, è ogni cosa.
Ma alla sinfonia manca ancora uno strumento. Manca proprio l’incipit a quel quarto movimento che sarà necessariamente Dominique a dover avviare. La donna è ancora vittima della Dark Army. Ha troppo da perdere per abbracciare l’universalità del progetto di Elliot. E così la musica è interrotta e il silenzio si fa solitudine. Dominique è sola, distante dalle persone che vorrebbe amare.
Anche in lei c’è però quel leit motiv che scorre sornione in tutto Mr Robot.
Anche in Dominique c’è il germe della sinfonia. Un colpo d’archetto e, improvvisa, apparirà in scena. Intanto, il preludio dell’Inno alla gioia di Elliot è già iniziato. Il quarto movimento si è aperto con quel tema che torna in tutta la Nona. È il più noto, quello che, canticchiato, ce la rievoca subito.
Si – si – do – re – re – do – si – la – sol – sol – la – si – si – la – la.
In Mr Robot, come nel Maestro tedesco, questo tema è uno e uno solo, seppur declinato da strumenti diversi. È il tema di chi, pur nella sua sordità, si fonde, infine, in un sinfonico tutto con l’altro. Di chi, aprendosi a questo ‘altro’, supera lo stacco che separa il ‘me’ dal ‘te’. Una mano che si allunga in una carezza, nel silenzio di una sinfonia gioiosa. Si – si – do- re. Il contatto tra Elliot e Darlene. L’espressione finale e più alta della gioia umana. L’amore.