Spoiler Alert.
Vi ricordate quelle lezioni al liceo in cui non capivate un bel niente? Ecco, guardare Mr. Robot può spesso rievocare quella stessa sensazione di smarrimento. Ma questa volta non dovete preoccuparvi: oggi ci siamo noi a guardarvi le spalle.
Mr. Robot è in sostanza la storia di un ragazzo, Elliot Alderson, che cerca di sovvertire la situazione mondiale parlando con il suo amico immaginario e mettendo su una scalmanata banda di hackers pronti a seguire il suo scopo. Ah, ovviamente Elliot è pazzo.
Con una visione superficiale può sembrare un’allucinazione volta alla critica e alla distruzione del capitalismo rappresentata dalla corporazione “E-corp”, a cui il nostro beniamino fa riferimento con il termine “Evil-Corp” giusto per farci capire meglio che loro sono i cattivi.
Il vero nucleo di Mr. Robot però, quello che ci porta realmente a comprendere le distorsioni psicotiche di Elliot e quindi della vicenda, è il concetto di alienazione. L’alienazione dalla società – intesa come stigmi e abitudini –, l’alienazione dai propri cari e soprattutto l’alienazione da se stesso. La personalità di Elliot sembra infatti essere completamente scomposta.
È come se il nostro protagonista si fosse creato una “migliore versione di sé”, trasformatasi nel suo alter ego vero e proprio, Mr. Robot. A un certo punto però l’immagine di Mr. Robot sovrasta quella di Elliot, diventando quasi una divinità da venerare, un modello a cui aspirare. Peccato che in realtà Elliot stesso sia Mr. Robot. Non è stato lui a essere creato a immagine e somiglianza del suo alter ego, ma viceversa.
Il problema è che Elliot non è il solo a vivere in costante alienazione, tutta la società stessa sembra essere dissociata da sé. Questo a causa del capitalismo, dove il denaro – creato dall’uomo – diventa dio dell’uomo stesso, prendendo il sopravvento su ogni valore sociale e morale. Tutto ciò che possediamo ci possiede impedendo così il nostro potere decisionale e isolandoci dal resto della popolazione.
Così come Mr. Robot non è reale, anche il mondo che circonda Elliot non lo è. Anche i suoi amici e nemici sembrano vivere in una realtà fittizia fatta di idoli prodotti dall’umanità, che si è dimenticata però di averlo fatto.
Come si combatte l’alienazione? Con il controllo.
Ciascun personaggio inizia quindi a sviluppare una propria routine, fatta di modi e pensieri fissi, che danno loro la sensazione di avere tutto sotto mano. Peccato che sia solo una sensazione, dove purtroppo la ritualità diventa un’ossessione. Così, anche il controllo diventa una forma di alienazione. Insomma, siamo in un circolo vizioso che sembra non finire mai.
Mr. Robot non ci racconta solo di sovversioni, sobillatori e persone solitarie (e sole) che cercano di connettersi, quanto delle trame che si celano sotto queste non connessioni. Racconta le loro cause scatenanti (che siano amici immaginari, psicosi, Dio o le cose che possediamo) e i modi impossibili di relazionarsi in un universo dissociato.
La serie è un meraviglioso viaggio onirico ai confini della psiche umana – e non parlo solo di Elliot. Per quanto affascinanti e avvincenti, una volta entrati nelle dinamiche “umane” dello show, le vicende sembrano passare in secondo piano.
La realtà di Mr. Robot è una realtà distorta, a suo modo perfettamente funzionante. Ma alla fine, in un mondo alienato, siamo sicuri che la realtà esista?