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Il ruolo della musica in Mr. Robot

Mr.Robot
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Elliot Alderson è un giovane di New York che lavora come esperto di sicurezza informatica. Nella vita privata è uno stalker che tratta le persone come computer da hackerare per scoprirne i segreti più intimi e agendo spesso come una sorta di giustiziere informatico. Ma Mr. Robot non è una storia sugli hacker. É una storia sul rapporto con gli altri e sulla solitudine che caratterizza un’era in cui le persone sono sempre più distanti tra loro.

mr. robot

Elliot soffre di schizofrenia, malattia che porta la sua mente a essere pesantemente influenzata da deliri paranoici e allucinazioni a causa dei quali vive in un costante stato di ansia.

Un personaggio singolare quindi, difficile da rappresentare. É introspettivo. Con lui non è così semplice empatizzare e non è affatto facile comprenderne pienamente le sensazioni e le emozioni. L’unico modo con cui lo spettatore può essere messo nelle condizioni di entrare nella testa e nel cuore di Elliot è farlo attraverso alcuni elementi indispensabili che hanno reso Mr. Robot un capolavoro.

Mr. Robot

Primo fra tutti la scelta dell’attore. Cosa in cui Rami Malek è imbattibile con i suoi grandi occhi espressivi accompagnati dai commenti fuori campo provenienti dalla sua voce interiore.

“Di solito per recitarle c’è qualcuno che dice le battute ad alta voce. Io invece preferisco essere l’unico a sentire quelle parole nel mio cervello, un po’ come succede nella vita: tutti abbiamo conversazioni con gli altri mentre, allo stesso tempo, ascoltiamo i nostri dialoghi interni. Per questo preferisco usare il mio auricolare e voglio che a parlarmi sia una voce femminile. Forse perchè tendo ad ascoltare le donne più degli uomini”.

Oltre a una recitazione sopra le righe e a inquadrature che enfatizzano il senso di isolamento dei suoi personaggi, il vero tocco da maestro lo troviamo nell’ingrediente che accomuna chiunque: la musica.

Mentre la colonna sonora di solito completa un racconto, sottolinea attimi carichi di pathos e presenta canzoni che saranno per sempre associati a quella Serie Tv, in Mr. Robot il ruolo della musica ha un compito originale quanto l’originalità della Serie stessa. Il suo compito è quello di portarci dentro la testa di Elliot associando le sue parole alle sensazioni che sta provando.

“Le persone fanno fatica a vedere chi sono, osservano me, un normale essere umano che sopravvive insieme ad altri esseri umani, ma non hanno accesso alla dimensione nascosta, non possono guardare al di là della realtà, non possono conoscere tutto ciò che nella mia mente ha il sapore di paranoia”

Uno dei principali motivi di fascinazione di una Serie come Mr. Robot è essere un’opera che chiama costantemente in causa il pubblico e – anche rispetto a questo aspetto – la melodia offre un grande supporto.

“Hello friend”

Mac Quayle, compositore della colonna sonora, ha dichiarato di soffermarsi – quando compone – proprio sulle sensazioni che dovrebbe evocare una particolare scena.

Mr. Robot è stata concepita per avere una colonna sonora elettronica. Non solo creata elettronicamente ma anche composta da suoni sintetizzati. Mentre la prima stagione è più incentrata sulla presentazione del protagonista, nella seconda e nella terza abbiamo conosciuto Elliot, abbiamo iniziato a capire il suo pensiero. Ed è per questa ragione che la scelta è ricaduta su suoni più organici come violini orchestrali e violoncello che sottolineano l’enfasi del personaggio.

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Nella terza stagione inoltre troviamo un suono distintivo a cui il produttore Sam Esmail si è molto appassionato: il ticchettio di un orologio. Ci avete fatto caso? Non è nella musica, ma nel sound design. É stato incorporato anche nella colonna sonora musicale. Il motivo di una scelta così singolare non ci viene spiegato. Forse la decisione prende spunto dalla scienza del “sound masking”, ossia coprire i suoni fastidiosi attraverso un suono regolare per aiutare la concentrazione. Oppure per il motivo opposto, quello di inserire sempre un elemento di “fastidio” volto a creare la sensazione di costante paranoia in cui è immerso il protagonista.

Questa Serie Tv ha anche un grande merito. Porta lo spettatore a scoprire la schizofrenia finalmente con un occhio realistico. Il suo compito indiretto è di mostrarci non solo il lato oggettivo: un ragazzo intelligente, buono, sensibile. Ma soprattutto il lato più introspettivo della schizofrenia, che porta a vivere in un costante conflitto interiore tra la consapevolezza di soffrire di un disturbo di personalità e le allucinazioni che per lui sono completamente reali. Le vede, le tocca, le sente. É una sensazione di un’angoscia estremamente profonda, troppo complessa da trasmettere a chi ne è estraneo. E non esiste nulla che riesca in questo intento come la musica, il linguaggio universale.

Il suo utilizzo in Mr. Robot non ha nulla di tradizionale. Non parliamo solo della colonna sonora di Mac Quayle, ma anche della scelta dei brani che accompagnano questa Serie Tv: da Phil Collins ai Sonic Youth, Dusty Sprignfield e “Where is my mind”, presa in prestito dal film Fight Club.

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Vi ricordate l’episodio pilota? Una macrosequenza si apre con Elliot Alderson in metropolitana e si chiude all’interno degli uffici della Allsafe. Il montaggio dei diversi momenti della giornata del protagonista è scandito dal pezzo “If you go away”, versione inglese di un brano del 1959 di Jacques Brel – Ne me quitte pas – nella cover incisa da Neil Diamond nel 1971. Classica e malinconica, perfetta per presentarci la storia.

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Altre volte troviamo un netto contrasto tra le immagini e le sensazioni trasmesse dalla melodia. Pensiamo all’aria d’opera di Maria Callas “Casta Diva” che fa da sottofondo a due scene contigue: i preliminari erotici tra Tyrell Wellick e sua moglie Joanna impegnati nel loro gioco sadomasochistico e la decisione di Elliot che sceglie di entrare nella fsociety.

Una delle puntate più originali in cui la musica è stata fondamentale è la sesta della seconda stagione: guarda davanti a te. Un sogno in formato sit-com che si chiude con un drammatico episodio dell’infanzia di Elliot a proposito del suo rapporto con il padre Edward. Il dialogo padre-figlio è uno dei momenti più emozionanti della Serie, corredato meravigliosamente dalla scelta musicale “Guiding Light”, commovente brano dei Television del 1977. E qui, oltre alla melodia, anche le parole vanno dritte al cuore.

“When comfort and warmth can’t be found I still reach for you
but i’m lost, crushed, cold and confused with no guiding light left inside”

Tyrell Wllick

Oltre a turbarci e commuoverci, i brani scelti hanno spesso la funzione di far emergere un umorismo nero, come la scena della sparatoria tra Joanna Wellick, il suo ex amante Derek e il suo bodyguard Mr. Sutherland. Dal momento in cui il cranio di Joanna viene trafitto da un proiettile, ecco che parte il ritornello di “Listen to your heart” dei Roxette del 1988. Scelta bizzarra che dà alla scena un’aria macabra. Geniale.

Se prima di questo articolo le musiche non erano state un elemento a cui avete fatto particolarmente caso, mi verrebbe da consigliarvi di provare a prestare attenzione anche a questo aspetto, ma forse l’ideale è non pensarci e lasciare che la melodia passi per la mente di Elliot, raccolga le sue sensazioni e poi le porti dentro di noi.

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