Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla terza stagione di Mr. Robot
Mi sento come se fossi nel mondo sbagliato. Perché non appartengo a un mondo in cui noi non stiamo insieme. Non ne faccio parte. Ci sono universi paralleli là fuori dove questo non è accaduto.
La citazione, tratta da Comet, commedia romantica semisconosciuta del 2014, probabilmente non vi dirà niente, ma un dettaglio decisivo attirerà la vostra attenzione. Il film, infatti, è stato scritto e diretto da quel pazzo geniale di Sam Esmail, e ha anticipato di poco l’uscita di Mr. Robot, opera con la quale potrebbe non avere in comune solo il padre. Il genere? Manco un po’. Gli attori? Guardate Shameless. La trama? Fuocherello, seppur tiepido. Perché in Comet non si intravede l’ombra di un hacker o di un complotto globale che porterà ad un “mondo nuovo”. Si parla di amore e di una bella coppia. Ma non solo, e qui arriviamo al punto. Si parla, diffusamente, di universi paralleli. Come potrebbe succedere prestissimo anche in Mr. Robot. E questa è un’incognita pesantissima, sulla quale incombe lo spauracchio del salto dello squalo. Oppure l’ennesima dimostrazione della maturità raggiunta da un capolavoro capace di tutto.
Interpellato direttamente sulla questione, Esmail ha risposto con una risata beffarda che sembra aver tolto ossigeno a ogni teoria sul futuro prossimo di Mr. Robot, ma la realtà è un’altra. L’interesse dello showrunner nei confronti degli universi paralleli è solo un timido indizio: le vere indicazioni sono altre. Fin dalla 3×01, infatti, più di un elemento sembra portare in quella direzione. Dalla sequenza che porta ai titoli di testa e alla splendida Whistling Away The Dark di Julie Andrews, in cui c’è un riferimento diretto agli universi paralleli (“Noi percepiamo la realtà così com’è?”), fatto da un tecnico di una centrale nucleare della ECorp in cui si trova anche Whiterose, al criptico scambio di battute tra Elliot e Angela, nel quale la seconda ha paventato l’ipotesi di poter riscrivere il passato (come? Con un viaggio nel tempo?). Se partiamo dal presupposto che niente, proprio niente, sia casuale in Mr. Robot, l’inserimento di due indizi del genere in apertura di stagione sembra essere, alla faccia delle risate, un manifesto d’intenti.
Difficile comprendere al momento come si potrebbe svoltare in questo senso, ma siamo sicuri di una cosa: se davvero dovremo prendere in considerazione l’esistenza degli universi paralleli nel microcosmo narrativo di Esmail, l’artefice non potrà non essere Whiterose. Pur mettendo da parte gli indizi offerti dalla sequenza nella centrale nucleare, il personaggio più illeggibile di Mr. Robot ha mostrato da sempre un’interesse ossessivo nei confronti del Tempo che, come ci aveva suggerito il teaser di qualche mese fa, è uno dei temi portanti della stagione. Da una parte ne asseconda la volontà e ne è schiavo, dall’altra è l’unico al mondo in grado di “hackerarlo“. Un paradosso? Nient’affatto. Anche perché ogni forma di bipolarismo, che abbia gli sguardi disorientati di Elliot e Mr. Robot o quello lucido della leader della Dark Army che si scopre essere il Ministro della Sicurezza cinese, è sorprendentemente armonica e coerente con se stessa a prescindere dalla direzione intrapresa. Whiterose, oltretutto, è un megalomane visionario inconcepibile in una posizione subalterna. Nei confronti di chiunque e qualunque cosa, persino il Tempo. E in quadro del genere potrebbe risultare funzionale la possibilità di “dominarlo” attraverso dei viaggi tra un universo parallelo e l’altro, giocando così col continuum spazio-temporale come un Grande Dittatore con un mappamondo.
La famigerata seconda fase ci dirà qualcosa in più a riguardo? C’entra qualcosa l’interesse spasmodico di Whiterose per il Congo? Non possiamo saperlo, ed è difficile andare oltre con una teoria che potrebbe rivelarsi un buco nell’acqua. Ma se gli universi paralleli entrassero a far parte realmente della narrazione di Mr. Robot, un dubbio sorgerebbe spontaneo: ci ritroveremmo con l’ennesima genialata partorita dalla mente folle di Esmail? Oppure sarebbe l’inizio della fine? La nostra fiducia nei confronti di questa serie tv è enorme e potrebbe permettersi perfino una svolta del genere, eppure, come ha sottolineato Emanuele Di Eugenio nella recensione della 3×01 (se volete dargli un’occhiata, la trovate qui), il rischio sarebbe altissimo. Mr. Robot, anche grazie al surrealismo, racconta da tre anni il nostro mondo con un realismo estremo, al limite del paradossale. È un’opera perfettamente inserita in questa epoca e parla con noi. Solo con noi. Fosse arrivata vent’anni fa, avremmo visto un futuro lontano che tanto lontano non era. Fosse arrivata vent’anni dopo, si sarebbe avvicinata ad un’opera di stampo storico.
Siamo nel 2017, e ad oggi nessuno ha trovato un modo per viaggiare tra gli universi paralleli. Peggio: nessun fisico è riuscito a dimostrare empiricamente la loro esistenza. Siamo fermi alla Teoria delle Stringhe che tormenta Sheldon Cooper e sogniamo con Stephen Hawking (giusto per citare il più famoso) la Teoria del Tutto. Insomma, l’eventuale delirio d’onnipotenza di Whiterose sarebbe fantascientifico. E la fantascienza non è parte di Mr. Robot. D’altronde, però, nel 1948 risultò essere fantascientifico anche 1984, capolavoro di George Orwell (il cui spettro ha aleggiato a più riprese sulla 3×01), salvo poi scoprire che la sua non fosse un’opera fantasiosa: era (ed è, ogni giorno di più) una lucida analisi del suo futuro, il nostro presente. Un po’ come fa regolarmente Black Mirror, ogni volta che descrive un futuro che futuro non è. Mr. Robot, dopo averci immerso in una realtà presente che non volevamo vedere, potrebbe sfidare ancora una volta se stesso e fare di un futuro probabile una nuova chiave di narrazione, grazie alla fantascienza e gli universi paralleli. Riuscirà nell’impresa? Lo scopriremo solo col Tempo. A patto che Whiterose conceda una proroga su una creatura che potrebbe essere più sua del previsto. E che Esmail non ci stia prendendo in giro per l’ennesima volta.
Antonio Casu