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Non sappiamo ancora niente di Mr. Robot. Ma forse abbiamo capito tutto

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 2×07 di Mr. Robot. 

Elliot Alderson è un grandissimo stronzo. Anzi no, lo stronzo è Sam Esmail. Quel fottuto genio di Sam Esmail. E Mr. Robot è una serie tv pazzesca, scritta, interpretata da pazzi e destinata a persone pazze. Quelli come noi, capaci di pensare per cento volte di aver visto di tutto e trovarsi poi per altre mille ad arrendersi all’evidenza di non aver ancora assistito allo spettacolo definitivo.

Avete presenti i primi sei episodi della seconda stagione di Mr. Robot? Sono stati una meravigliosa presa per i fondelli. Un’enorme supercazzola. Un preludio. Perché abbiamo appena visto la 2×07, ma questa stagione è iniziata ora. Come capitò un anno fa, d’altronde. E l’episodio 7 sembra corrispondere perfettamente al famigerato 9 di Game of Thrones. Lacrime e sangue in quel di Westeros, reset totale in Mr. Robot. Una nuova era. La consapevolezza di un cliffhanger che chiuderebbe la stagione di qualunque serie normale, ma in Mr. Robot è lo spartiacque tra quello che pensiamo di aver visto e quello che vedremo. Questo è il trionfo assoluto di Sam Esmail, perché concedersi un colpo di scena come questo a cinque episodi dal season finale porta con sé un sottotesto decisivo: questo non è l’asso nella manica, ma una carta giocabile di una splendida mano.

Elliot, puoi fidarti di noi 

elliot prisoner

Una premessa è fondamentale: se si potesse balbettare mentre si scrive, questa recensione sarebbe un incalzare continuo di sillabe ripe-pe-tute fino ad arrivare ad una conclusione necessaria: non abbiamo ancora visto nulla, ma forse abbiamo capito tutto. Abbiamo capito che quel che vediamo quando c’è Elliot in scena non è altro che quello che Elliot stesso vede o vuole vedere, e in conseguenza di questo non sappiamo mai cosa sia vero e cosa no. Ma possiamo interpretare, seppure a fatica. Possiamo cogliere gli indizi e arrivare alla conclusione che siamo complici di una realtà distorta, reale in quanto tale. Possiamo viaggiare all’interno della mente di Elliot Alderson e scoprire un mondo ancora più interessante dell’universo reale. Anche se c’è un intrigo internazionale di mezzo con l’FBI e il governo cinese di mezzo.

Possiamo pensare che Elliot prima o poi ci dirà tutto, allungherà la mano e cercherà la nostra, seppure siamo confusi e disorientati. Solo partendo da questi presupposti si potrà apprezzare fino in fondo Mr. Robot.

D’altro canto, tuttavia, i colpi di scena sono sempre assestati con precisione chirurgica. Non potevamo immaginare che Mr. Robot non fosse altro che una proiezione di suo padre e dello spirito rivoluzionario che alberga in quel leader di Elliot Alderson. Non potevamo, ma poi l’abbiamo capito. Solo quando Esmail ha ritenuto fossimo pronti a farlo. Non potevamo immaginare che il nostro protagonista, totalmente estraniato da una storia da lui stesso scritta, fosse in realtà dietro le sbarre fin dall’inizio della stagione. Quella madre sullo sfondo (troppo sullo sfondo), la routine forzata e le rarissime interazioni con gli altri protagonisti della serie avrebbero potuto farci sospettare qualcosa, ma non è successo. Una realtà sbattuta in faccia fin dall’inizio può essere più criptica di qualunque enigma apparentemente irrisolvibile.

Ora lo sappiamo, e inizia una nuova storia. Sappiamo che Leon è un personaggio molto più intrigante del previsto e che Ray non cercava altro che libertà da un mostro più grande di lui. Sappiamo che Mr. Robot non si può sconfiggere perché è il migliore amico di Elliot, non la sua nemesi. Sappiamo che Elliot è un leader, seppure non voglia ammetterlo. Non sappiamo che fine abbia fatto Tyrell, ma questa è un’altra storia. La madre delle storie, probabilmente. Abbiamo una versione, finalmente. L’ennesima presa per i fondelli, forse. Non sappiamo neanche perché White Rose consideri Elliot una pedina chiave al punto da affidargli un angelo custode, e lo scopriremo. Con calma. Elliot ha i suoi tempi. Per non parlare di Mr. Robot. La seconda stagione di questo meraviglioso delirio inizierà con l’ottavo episodio, d’altronde. Abbiate pazienza, forse abbiamo capito tutto.

E poi c’è Angela Moss 

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Non finisce qui, affatto. Perché a differenza della prima stagione, Mr. Robot non è più elliotcentrica e sta sviluppando tutti i personaggi e le storyline con grandissima cura. Come Angela, per esempio. Ricordate la ragazza insicura e capricciosa di un anno fa? È ancora lei, ma è cresciuta parecchio. Ha messo in scacco l’FBI e tiene in pugno l’Evil Corp e la stessa fsociety. Agisce su più fronti con l’abilità di una giocatrice di scacchi esperta. E lo fa facendo pensare a tutti di non essere altro che una pedina da spostare a seconda delle esigenze.

Angela si è trasformata in un deus ex machina che compone, scompone e ricompone. Ha paura, ma non la mostra. A noi sì. Ha un obiettivo, ma non lo rivela. Nemmeno a noi. La sua realtà, a differenza di quella vissuta di Elliot, è esplicitata nella sua concretezza, ma non è meno criptica. Anche Angela Moss è una grandissima stronza, in fondo. E noi siamo pazzi al punto da aspettare con ansia il prossimo episodio ed essere presi per i fondelli ancora una volta.

Qualcuno ci tende la mano, cerca un accordo con noi, e noi ci saremo. Perché Mr. Robot è un trionfo delle sensazioni, più che delle azioni, e siamo parte del gioco come se fossimo milioni di interpreti. Prendere o lasciare. Lo spettacolo è appena iniziato.

Antonio Casu