Negli ultimi tempi il dibattito intorno al Marvel Cinematic Universe, il grandissimo franchise che ha dominato l’ultimo decennio, si è infiammato, in corrispondenza di alcune produzioni che hanno deluso le aspettative. Dopo Avengers: Endgame la Marvel si è trovata davanti alla necessità di reinventarsi, espandendo ulteriormente il proprio universo con l’aggiunta delle serie tv al proprio roster, così da popolare ancora di più la propria narrazione di eroi e storie. Una scelta che però, almeno finora, non ha ripagato a pieno, perché quasi nessuna delle serie tv dell’MCU ha convinto a pieno e questo sviluppo, insieme ai passi falsi di diversi film, hanno fatto sorgere delle domande sul futuro del franchise.
Tra le serie più attese e più discusse di questo biennio di produzione televisiva della Casa delle Idee c’è sicuramente Ms. Marvel, una narrazione largamente attesa da fan e addetti ai lavori per diversi motivi. Pur avendo una genesi decisamente recente – il personaggio di Kamala Khan è stato creato nel 2013 – la supereroina ha avuto nei ultimi anni un ruolo centralissimo nell’universo editoriale della Marvel. Kamala Khan è stata la prima supereroina musulmana ad avere una sua testata fumettistica, è finita nel cuore di molte iniziative editoriali negli ultimi dieci anni e il suo personaggio è centrale anche nel videogioco The Avengers di qualche anno fa. Insomma, l’impatto di Kamala Khan è stato incredibile per questo la serie su di lei aveva moltissime aspettative addosso, ma ha saputo rispettarle?
Ms. Marvel doveva essere una ventata d’aria fresca, ma il soffio è stato meno potente del previsto
L’aspetto cruciale, che sin dalle fase di presentazione della serie tv di Disney+, è stato sottolineato è la diversità del racconto e della protagonista. Questo, d’altro canto, è uno dei cardini della produzione Marvel soprattutto negli ultimi anni: dopo aver mandato in campo i supereroi più famosi e per certi versi più americani che ci siano, quali Iron Man e Captain America, la Casa delle Idee ha cominciato a esplorare anche altre vie, raggiungendo uno dei picchi della propria produzione grazie a Black Panther, film che, più di tutti, affonda le proprie radici nella diversità e presenta un punto di vista diverso rispetto a quello americano-centrico della produzione supereroistica.
Ms. Marvel si candidava a essere una sorta di Black Panther seriale, con la presentazione di una nuova cultura, un habitat ideologico e sociale diverso, incastonato però nel rapporto con il mondo esterno, che nella produzione supereroistica coincide più che altro con l’America. La serie di Disney+ ci ha portati, dunque, nel peculiare mondo di Kamala Khan, un’adolescente musulmana che vive in America e che quindi cresce e vive completamente divisa tra due mondi che spesso sono lontanissimi.
Questa condizione di partenza portava con sé implicazioni sociali e culturali enormi, che in parte sono state affrontate, ma senza il respiro adeguato. Questi fattori contestuali, fondamentali per inquadrare il personaggio di Kamala Khan, dopo un ottimo avvio sono rimasti in superficie, facendo spazio alla vera e propria trama supereroistica, che ha un po’ smontato questo focus sulla diversità della protagonista e dell’ambiente che la circonda. Sicuramente, sotto questo punto di vista, si poteva fare molto di più e caratterizzare al meglio le origini e l’individualità di Kamala Khan, un po’ come fatto per re T’Challa e il Wakanda in Black Panther, vero e proprio capolavoro, invece, nel fornire un punto di vista completamente diverso all’interno dei cinecomics, pur mantenendo lo schema ricorrente della produzione del genere.
Pregi e difetti di Ms. Marvel
Anche sotto il punto di vista della realizzazione pratica della serie, la produzione Disney+ è risultata un po’ frenata, con molto più potenziale di quello dimostrato. Continuando con i paragoni, utili a inquadrare ancora meglio un personaggio popolarissimo nei fumetti, il tono delle avventure di Ms. Marvel potrebbe ricordare per certi versi quello di Spiderman, soprattutto nella versione resa dall’MCU. Data la giovane età dei due personaggi, c’è chiaramente del teen drama nel racconto, ma c’è anche una leggerezza, data dall’età, e c’è dell’ironia che il personaggio di Kamala riesce a rendere al meglio, grazie anche a una Imam Vellani davvero brava nel restituire questi tratti da teenager della supereroina.
Il comparto da teen drama è meno accentuato rispetto a tutto quell’apparato citazionistico e ironico che invece, soprattutto nelle prime puntate, emerge con forza. Quello che manca, però, è un contesto adatto al personaggio, ovvero dei comprimari di livello e una trama che mantenesse la tensione fino alla fine. Sotto questi punti di vista Ms. Marvel si perde, arriva in maniera un po’ confusa alla fine, non riuscendo a far combaciare il format supereroistico con tutte le peculiarità, di cui abbiamo parlato prima, della protagonista dal punto di vista contestuale.
Per questo motivo diciamo, quindi, che la serie ha messo in mostra meno potenziale di quello che aveva. Ms. Marvel poteva contare su una protagonista molto ben delineata e interpretata e su un apparato contestuale peculiare e avvincente, ma non ha sviluppato al meglio una storia che perde efficacia andando avanti. Nonostante ciò, comunque, la produzione Disney+ rimane di buon livello e interessante, ma sicuramente con alcune difficoltà di sviluppo e alcuni margini di manovra che non sono stati sfruttati, anche, probabilmente, per il ridotto numero di episodi scelto, che ha impedito un calco più approfondito dei personaggi secondari e uno sviluppo più profondo della trama.
Quindi, alla fine, siamo di fronte a un’occasione persa o no?
Non vorremmo deludervi, dopo questa lettura, dando una risposta evasiva, ma la verità è che, con la più classica delle mediazioni, ci sentiamo di dire che Ms. Marvel non è del tutto un’occasione persa, ma si poteva sicuramente fare meglio. La serie ha ottimi spunti, mette in scena un personaggio fresco e divertente, che ci fa capire perché in appena dieci anni di vita abbia avuto così tanto successo, e ci porta in un contesto diverso da quelli che siamo abituati a vedere, almeno nelle sue premesse. Tuttavia, specialmente nella sua seconda parte, la produzione Disney+ fatica a mantenere alto il ritmo narrativo e a conservare l’equilibrio tra il format supereroistico e le peculiarità del personaggio. Si poteva fare di più, dunque, ma non possiamo non riconoscere anche i pregi di una serie che comunque, nel disegno generale, ha ampiamente assolto il suo compito.
Ogni prodotto Marvel, infatti, va visto in un’ottica più grande e, di fatto, Ms. Marvel è servita a introdurre il personaggio di Kamala Khan. Questo era il fine ultimo della serie e, come abbiamo detto, la delineazione della protagonista è una delle note di merito più importanti della produzione, per cui, se vogliamo parlare di obiettivi raggiunti, non possiamo assolutamente dire che Ms. Marvel è un’occasione sprecata. Lo potrebbe essere nei termini in cui avrebbe potuto costituire una miniserie dal valore individuale più alto, ma come tassello del più grande disegno dell’MCU, Ms. Marvel assolve pienamente i propri doveri.
Ritroveremo presto Kamala Khan, infatti, in The Marvels, sequel del Captain Marvel con protagonista Brie Larson. Qui, dunque, la supereroina può trovare quel completamento che è mancato durante la serie anche dal punto di vista identitario e contestuale. Nel costituire un ponte tra Captain Marvel e The Marvels, Ms. Marvel è stata perfetta, perché ha introdotto un personaggio interessantissimo, poi sicuramente molto potenziale è andato sprecato, ma forse, in fin dei conti, il focus principale della Marvel non era realizzare una miniserie che avesse un grande valore assoluto, ma piuttosto un valore relativo azzeccato e in questo ci è riuscita alla grande.